«Aprimi…» disse una voce roca dall’esterno.

Quando, quella notte, aprii la porta, trovai mio fratello sorridente.
«Ho portato una cosa...»

Rovistò nella borsa e lasciò cadere una massa giallastra sul pavimento.
Sapevo cos’era, ma glielo chiesi lo stesso.

«Che cos’è?»

«Non la riconosci? L’ho presa.»

«La… luna?»

Annuì con aria trionfante.

«Proprio lei. Ora non fa più la spavalda...»

Mi chinai e la sfiorai: era morbida, e al tatto sembrava una mozzarella.

«E cosa vuoi farne?»

«Ammazzarla. È ora che paghi per tutto quello che ci ha fatto.»
Esitai. Dentro di me ragione e istinto si scontravano. Senza la luna… chi saremmo stati?

Quell’esitazione segnò tutto ciò che venne dopo. Ricordai in quel momento ciò che diceva nostra madre:

«Tuo fratello non ragiona come te… anzi, non ragiona per niente… agisce solo d’istinto. Tu sei la sua mente. Non permettere che ti trascini dove non vuoi andare.»

Anche se eravamo gemelli io ero il fratello più maturo che ragiona e, per questo, avevo sempre avuto nei suoi confronti un atteggiamento di protezione. Lui era stato sempre troppo istintivo e un po’ selvatico. Ricordavo anche i nostri litigi, le nostre gare su chi ululava più forte quando eravamo piccoli. Lo guardai e in quel momento mi resi conto di non averlo mai visto in quello stato: aveva la faccia atteggiata a un ghigno più feroce e selvatico di quanto avessi mai visto. Era vero che era sempre stato selvatico, ma ora — mentre stringeva tra le mani la nostra nemica — sembrava che una furia sadica si fosse impadronita di lui: il sangue del licantropo, dei nostri avi, aveva finalmente tolto ogni argine alla razionalità, e una furia assassina gli bruciava negli occhi. Affondò un coltello nella massa molle che aveva con sé, una massa giallastra che tremolava come una vescica, ma ottenne solo che la lama rimbalzasse senza causare alcun danno. Provai a dissuaderlo, ma non ci fu nulla da fare: era come in preda a un delirio. Provò anche con la sega da falegname, ma non servì a niente; nemmeno schiacciarla sotto la gamba del tavolo di mogano del salotto sortì qualche effetto. Forse, provato da tutti quei tentativi e dai risultati nulli, notai che si era un po’ calmato. Finché gli occhi non gli si illuminarono per un’idea:

«La infileremo nella cappa del camino. Se tenta di tornare in cielo, almeno si sporcherà di fuliggine e smetterà di brillare, questa bastarda!»
Lo aiutai perché credetti che così finalmente si sarebbe calmato, quindi lo aiutai a sollevare la massa viva e pesante e la spingemmo nella cappa. Qualcosa la risucchiò verso l’alto. Sentimmo colpi secchi, come un grosso pallone intrappolato in un tubo troppo stretto. Poi il silenzio.
Uscimmo. Il cielo era vuoto. Festeggiammo per giorni. Di notte, io e mio fratello alzavamo la voce in lunghi ululati che risuonavano tra le montagne — un duetto liberatorio. Senza la luna non ci trasformavamo. Non soffrivamo. Non temevamo gli Umani. Era finita, finalmente. Da quel momento vivemmo in pace; avevamo ritrovato un’armonia che non ricordavamo da quando eravamo stati due piccoli lupi e ancora non era avvenuta la trasformazione, con il suo carico di pena. Poi, una notte, qualcosa ci svegliò: un bramito. Lungo e deciso. Uscimmo. Nel prato, tra le betulle, si ergeva una cerva candida, immensa, il manto scintillante come neve ma sporco, in alcuni punti, di macchie più scure — particolare a cui non badammo, in quel momento. Dalle sue corna spiraleggiava una luce lattiginosa e antica. La cerva ci guardava senza muoversi, con occhi pieni di luce. Mi parve che ci chiamasse. Mio fratello avanzò con il coltello.

«Non farlo!» gli gridai.

Ebbi un moto di compassione per quel bellissimo animale, ma mi sentivo in contrasto con me stesso: qualcosa dentro di me voleva seguire mio fratello.

«Io la voglio. È mia.»

La cerva fece un passo indietro, poi si voltò e cominciò a correre.
Mio fratello si buttò all’inseguimento ed io, con l’idea di bloccarlo, lo seguii. La inseguimmo nei boschi, trascinati dalla scia di luce. Ogni volta che sembrava vicina, balzava più in alto e ci seminava. E noi, come accecati da una specie di febbre, continuavamo a seguirla.

Quando finalmente la raggiungemmo sulla cresta della montagna, la cerva si fermò. Le sue corna sembravano reggere la volta stellata che avevamo svuotato della sua regina e, guardando quell’animale indifeso, sentii dentro me stesso un istinto prepotente che reclamava la sua preda: qualcosa che mi saliva dai precordi, qualcosa di selvaggio e improcrastinabile.
 

«È il mio trofeo!» urlò mio fratello.
«No!... è mio!» gridai al culmine della furia.
La cerva piegò leggermente il capo. Sembrava aspettare proprio quel momento.
Mio fratello alzò il coltello. Io glielo afferrai e, nel farlo, mi ferii alla mano: una goccia cadde sul prato. In quel momento persi lucidità e quel poco di razionalità che avevo conservato fino ad allora svanì del tutto. Così gli diedi un calcio negli stinchi. Lottammo, guidati da un istinto che non ci apparteneva più: una furia cieca, più grande di noi, ci aveva inghiottiti. Eravamo due lupi che si dilaniavano, percependo in ogni fibra solo il sangue ancestrale dei nostri antenati licantropi. In un momento fui sopra mio fratello e stavo per affondare la lama nel suo petto quando ebbi un attimo di esitazione. Pensai a cosa stessi facendo, a quale delitto stavo per compiere contro mio fratello — un delitto inenarrabile e terribile contro il sangue del mio sangue. Fu un attimo, ma un istante fatale. In quel momento lui riprese il coltello e me lo conficcò nel petto e allora, preso da una furia estrema, sferrai un fendente al suo fianco, prima di cadere morto accanto a mio fratello, anch’egli cadavere.
La cerva fece un solo balzo e sparì nel folto del bosco.
Nell’ultimo istante di vita vidi la luna tornare a risplendere in cielo.
E la luna, da allora, ogni volta che ricompare, sembra portare ancora addosso una minuscola macchia di fuliggine. Come ricordo di chi morì per lei.

Tutti i racconti

0
0
5

I due gemelli

11 December 2025

«Aprimi…» disse una voce roca dall’esterno. Quando, quella notte, aprii la porta, trovai mio fratello sorridente. «Ho portato una cosa...» Rovistò nella borsa e lasciò cadere una massa giallastra sul pavimento. Sapevo cos’era, ma glielo chiesi lo stesso. «Che cos’è?» «Non la riconosci? L’ho presa.» [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

0
1
8

La Caccia

11 December 2025

Terzo giorno. Le tracce sono chiare, la preda è vicina. Respiro il fresco del mattino spronando il cavallo nel guado. Eccolo, laggiù in riva al fiume, ignaro della mia presenza. Lo chiamo, si gira pistola in pugno ma io sono più veloce. Mia è la vendetta. NdA: una nota per contestualizzare [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

4
8
28

Debunker (4/4)

10 December 2025

Il botolo ringhiante voltò il muso verso la nuova apparizione. Questa alzò un braccio simile a un ramo d’albero e lo abbassò emettendo un lungo, bizzarro fischio. Il cane smise di ringhiare, si accucciò e prese a scodinzolare. Anche quelli nel folto tacquero. Non appena il fischio cessò, il botolo [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Lawrence Dryvalley: Riletto tutto senza soste, come già espresso in altri commenti il ritmo [...]

  • Rubrus: DM / LD: Coliandro era apprezzato anche dai poliziotti veri che si riconoscevano [...]

3
5
22

Bro, queste nonne sono fuori patch, giuro

Miu
10 December 2025

Nel parchetto comunale, ogni pomeriggio, va in scena un piccolo miracolo naturale: la convivenza di creature che, in un mondo sensato, non dovrebbero neanche incrociarsi. Seduto sulla panchina, Ercole, ottantasei anni, ex capotreno, occhio liquido e pazienza evaporata da tempo, osservava tutto [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Dax: Davvero bello. Mi sono divertito a leggerlo.Like a 1000...bro!

  • Dario Mazzolini: bello. molto bello. piaciute le descrizioni dei personaggi, mi sono anche divertito [...]

4
4
26

Debunker (3/4)

09 December 2025

L’altro si voltò (il poliziotto ebbe la fugace visione di un volto adolescenziale) e accelerò l’andatura. La folla, tuttavia, fece loro ala e Cogliati poté distinguere un giubbotto viola e due scarpe da ginnastica giallo acceso, come quelle di Topolino. Passamontagna si voltò di nuovo. Forse era [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Dax: azz.....Like

  • Rubrus: Temo sempre che le mie scene di azione non siano sufficientemente dinamiche. [...]

5
10
22

Il condominio 3/3

09 December 2025

L’amministratore picchiettò le dita sul tavolo. «Signor Coletti, dovrebbe cercare di comprendere che il quieto vivere dipende da tutti. Qui dentro ogni rumore ha un peso. Ogni gesto ha una conseguenza.» Vittorio sospirò, esasperato. «Vi ascolto parlare e mi sembra che stiate obbedendo a una… volontà [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • CarloAnti: Grazie Rubrus annoto il tuo suggerimento:) Purtroppo Dax al momento non ho [...]

  • Lawrence Dryvalley: il finale, secondo me, è illusoriamente positivo. le premesse portano [...]

4
3
22

Debunker (2/4)

08 December 2025

Il bar era caldo, anche se gestito da cinesi – e quelli, si sa, risparmiano su tutto, a cominciare dal riscaldamento. C’era persino l’alberello di plastica accanto all’immancabile gatto dorato che faceva “ciao, ciao” con la zampa. Cogliati pensò ai Natali della sua infanzia. Per trovare qualcuno [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

5
7
22

Il condominio 2/3

08 December 2025

Poi tornò al lavoro, ossessivo, lo straccio che scivolava sul pavimento con lena rinnovata. Quando Vittorio era già sulle scale diretto al suo appartamento, sentì ancora le parole del portinaio, come un’eco lontana: «Le norme… ma quelle non scritte, mi raccomando, solo quelle… sono tutto, qui dentro.» [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

5
7
22

Debunker (1/4)

07 December 2025

Babbo Natale era intirizzito e di malumore. O meglio, lo era il Cogliati, in piedi, vestito da Babbo Natale, all’angolo tra Piazza Grande e Via Vittorio Emanuele II. Per fortuna, però, non si vedeva. La barba finta nascondeva tutto. Peccato prudesse come se dentro ci fosse una nidiata di pulci. [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

4
5
31

Il condominio 1/3

07 December 2025

Il rito dell’inquilino del piano di sopra era sempre lo stesso: lo sciacquone del bagno a scandire il tempo, le pantofole trascinate sul pavimento. Ogni sera, alle ventitré precise, quel suono monotono rassicurava Vittorio: il mondo là fuori era caotico, ma sopra di lui qualcuno seguiva ancora [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

4
12
49

C'era una volta Jorn, la sua casa, i suoi amici, la favola continua...

E adesso una casa museo per continuare a sognare

06 December 2025

Amici lettori, oggi vi porterò in un luogo speciale, un luogo posto in alto su una collina dalla quale si vede il mare, un luogo affascinante con una storia, anzi con più storie, un luogo da favola e come una vera favola questo racconto breve lo inizierò così. C'era una volta un artista nordico, [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

8
11
50

La vera ricchezza

Il ricordo e la saggezza di mia madre.

06 December 2025

Mia madre si chiamava Anna. Era una donna di grande saggezza e ha sempre avuto un approccio specifico nei confronti del denaro. Per lei non era altro che uno strumento, un mezzo per raggiungere il benessere e mai un traguardo. Da lei sempre presente ho appreso tante cose, anche il significato [...]

Tempo di lettura: 8 minuti

Torna su