La luce della notte creava ombre  inquietanti e il vento freddo soffiava tagliente tra i picchi di pietra grigia.
Trom avanzava lungo il sentiero montano, il passo pesante come piombo. La barba rossa, divisa in tre trecce, luccicava come il ghiaccio sotto la luna piena. L’ascia nera appesa allo zaino colmo. Sullo spallaccio, accovacciato, un gatto rosso osservava il mondo con occhi dorati, la coda si muoveva come una lingua di fuoco.

— Non sbuffare Fiammotto — mormorò il nano, — il Passo di Pietra è vicino, lo sento nelle ossa.

Si fermò accanto a un macigno e si chinò a esaminare il terreno. Impronte leggere, lunghe e troppo disordinate per appartenere a un montanaro. Il ladro di mappe era passato di lì da poche ore.

— Ti ho quasi preso dannato furfante. — Trom grugnì, stringendo il manico della daga alla cintura. — Per la barba di mio nonno, non basteranno i tuoi trucchi da maghetto per scappare ancora.

Lord Owen gli aveva promesso cinquecento scudi per quella preda, ma l’oro contava poco. Trom cacciava per l’onore e quel ladro dal mantello nero lo aveva ingannato una volta di troppo. Non gli era mai sfuggito un ricercato, aveva lavorato duramente per togliersi la terra di dosso e costruirsi una reputazione. Sostituire il piccone di famiglia con l’ascia da cacciatore non era stata un’impresa facile.

Scese nella gola del passo, dove la neve scompariva lasciando posto alla roccia umida. Nel buio vide il bagliore di un fuoco quasi spento. L’odore di legna bruciata spirava verso di loro. Il gatto emise un miagolio basso e lungo.

— Ho visto anch’io. — Sussurrò Trom piegandosi dietro un macigno.

Due voci gutturali si levavano oltre le braci… Orchi!

— Mellon non vuole guai — diceva uno con tono cupo. — Il nano è troppo vicino.

Trom sorrise sotto la barba. 

— Così il topo di miniera si nasconde dietro le sue bestie eh? Chissà cos'ha comprato il nostro ladro… Informazioni? Protezione? Armi? Bah, scopriamolo!

Fiammotto miagolò in risposta e saltò a terra.. 

Trom afferrò l’ascia, uscì allo scoperto e avanzò con calma. 

— Una bella notte per una passeggiata romantica ragazzi. Avete del grog caldo anche per me?

I due lo fissarono stupefatti, come se fosse vestito da ballerina. Poi afferrarono le mazze chiodate e si alzarono come un sol uomo.

Mentre Trom balzava avanti, l’ascia nera scintillò in aria , tracciò un arco e affondò nel cranio del primo che cadde con un grugnito. Il secondo, più furbo, caricò roteando l'arma. Trom deviò il colpo con il braccio sinistro, ruotò su sé stesso e squarciò il ventre dell’avversario. Un fiotto di sangue scurì la poca neve rimasta.

— Puah, dilettanti — borbottò pulendo la lama sui loro vestiti. — È un mistero come siate arrivati all’età adulta.

Il gatto si fermò accanto a un masso, il pelo rizzato e le orecchie tese verso il buio.

— Lo so Fiammotto, sta arrivando.

Dalle rocce sbucò un vecchio nano dalla barba bianca e gli occhi scintillanti: Mellon. Un tempo era a capo dei minatori di Tarnoville, ora trafficava in oggetti preziosi e grog di pessima qualità.

— Trom, vecchio cane da cava — disse con un sorriso storto. — Non pensavo ti avrebbero mandato per un lavoro del genere.

— Non pensare troppo Mellon, ti fa male. Forza, devo sapere dov'è il ladro.

— Il tuo cosiddetto “ladro” è un cliente.

— E cosa gli hai venduto? — Trom socchiuse gli occhi. — Ti conviene dirmelo, non ho voglia di sporcare di nuovo l’ascia.

Mellon si appoggiò al bastone e alzò le spalle. 

— Non posso. Il cliente è sacro.

Trom avanzò di un passo. 

— Lui è sacro e tu tra poco avrai una frattura all’osso… sacro.

Fiammotto dimenava la coda.

— Tranquillo piccolo — sibilò Trom senza distogliere lo sguardo dal vecchio, — ce la sbrighiamo in fretta.

— Ti consiglio di tornare indietro — ribatté acido Mellon. — I miei orchi non erano la sola difesa che ho.

— Non ho pazienza. — L’arma nera si sollevò. — Dimmi cos'ha comprato e dov’è andato.

Il vecchio ghignò, tracciò un segno verso il cielo e picchiò il bastone a terra che si illuminò. 

Una scarica di luce rossa colpì Trom al petto e lo scagliò contro una roccia. L’armatura scricchiolò, fumò, ma resse.

— Per la barba di mio nonno, stregoneria? — Ruggì. — Hai imparato nuovi trucchi ma non basteranno.

Con un urlo, Trom si rialzò e lanciò l’ascia. La lama s’illuminò di viola e colpì il bastone incantato spezzandolo. 

Mellon cadde all’indietro. Trom estrasse la daga e gli balzò addosso. Infilò la punta nel naso del vecchio e cominciò a spingere. Un rivolo di sangue gli scese sulla bocca.

— Va' verso Nord fino alla Gola dei Sussurri — gridò Mellon terrorizzato, — ma non entrare: gli spiriti dei guerrieri passati ti ridurranno nell'ennesimo spettro!

Trom si fermò. 

— Cosa gli hai venduto?

— Una bussola magica, serve per orientarsi. Vuole attraversare la montagna.

Trom lo colpì con il manico della daga stordendolo. 

— Dall’altra parte c’è l’Altopiano delle Ossa. Con la mappa che ha rubato, vuole trovare l’ingresso al rifugio dell’Antico Drago. — Fece un cenno al gatto. — Si narra di ricchezze incommensurabili, ma è solo una delle tante leggende.

Fiammotto saltò alla sua postazione, la coda sfiorò una guancia. S’incamminarono verso Nord. 

— Chissà qual è il suo vero scopo? Possibile che esista davvero il tesoro del Drago?

Le nuvole oscurarono la luna e la notte si fece più nera. Ma per Trom le tenebre non erano un ostacolo: aveva imparato a vedere nel buio nelle miniere della sua infanzia. Ogni crepa della roccia gli parlava, ogni respiro del vento sembrava sussurrare: ladro… ladro…

Il gatto era inquieto, emetteva brevi miagolii come contrariato dalla direzione presa.

— Non serve fare così — disse Trom asciutto, — ci andrò comunque.

Un tuono lontano rimbombò tra i picchi. Il nano serrò la mascella e riprese a camminare con passo deciso.

Davanti a loro, la Gola dei Sussurri si apriva come la bocca di un mostro: un grande arco di pietra con fenditure che sembravano occhi e una nebbia densa che usciva dalle pareti come respiro di fantasmi.

Fiammotto, col pelo gonfio, lanciò un lamento basso di avvertimento. Trom lo accarezzò dietro l’orecchio.

— Se non vuoi venire ti capisco. Sei stato un buon compagno, migliore di molti nani.

Il gatto si spostò accanto alle gambe, si leccò i baffi e lo seguì silenzioso come un’ombra. 

L’ascia rifletté per un istante la luce della luna, poi scomparve nel buio con loro, inghiottiti da quella gola dove solo gli spiriti ricordano i nomi di chi ha osato entrarvi.

 

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