Seduta sul divano, in un caldo pomeriggio d'estate, nella penombra della mia casa infognata dai casermoni, e dal buio dato dal soffitto scuro con le travi a vista.
Le ginocchia tirate contro il petto, il respiro un po' corto.
Mi gira un po' la testa e mi sento stanca. Mi sembra di sognare ad occhi aperti e dalla scatola sul tavolino che mi ha restituito la mia matrigna sembrano uscire tutte le foto contenute, come se un tornado le mettesse in volo nella stanza e le mantenesse sospese al rallentatore, come in una presentazione virtuale.
Erano le foto che mia madre faceva duplicare e regalava a mio padre per tenerlo al corrente della mia crescita.
E finché la "cretina" non me le aveva restituite non sapevo nulla di questa "fotocronaca".
Mi domandavo se gli fossero piaciute, se le avessero confrontate con quelle della mia sorellastra che era la creatura più bella più brava più intelligente...più più più... E che cazzo! Come non detestarla!
Era il costante monito alla mia inadeguatezza!
Chissà, forse, invece le guardavano assieme, cretina e creatura, prendendomi per il culo per il mio abbigliamento sfigato.
Beh anche la mia mammina si era adoperata per farmi sentire fuori luogo...
Rincaso e trovo le Timberland!Salto di gioia, guardo il numero. 35? Erano per lei!!
Giubbino Monclair in saldo? Per lei! A me? Scarponcini farlocchi e piumino sintetico!
Perché andare a scuola in metro? La bella roba si sciupa..... Grazie mammina cara!
La foto di mia sorella maggiore. E già, certo che "papino" si era dato un gran da fare!
Primo matrimonio: quattro figli, poi nasco io illegittimamente, e poi sposa la "cretina" con a seguito la meraviglia del creato avuta da un sedicente uomo colto e affermato con una ottima posizione... che con una cretina, ovvio, non poteva stare!
Cresciuta all'ombra dei successi scolastici, sportivi, esistenziali, della creatura mi sono sempre sentita la piccola peste incompresa e ribelle.
A lei papà regalava la racchetta da tennis nuova, a me rifilava la sua usata.
Vestiti uguali per non farci litigare...peccato che a me faceva schifo quello che piaceva a lei!
I miei splendidi capelli lunghi fino al fondo schiena erano l'unica cosa che lei mi invidiava e continuava a frignare che li trovava ovunque per obbligare papà a farmeli di tagliare...con sguardo da supplica tipo "così non mi rompono più"... Per fortuna non l'ho mai accontentato.
L'ultima foto scattata assieme, al mare, sul suo piccolo motoscafo, da soli, io e lui al tramonto.
Ricordo che non parlammo molto, mi strinse a sé, dopo avermi messo la giacca per proteggermi dall'aria fredda.
Pochi mesi dopo un infarto se lo portò via.
Anni dopo in coda al supermercato mi sfreccia una piccola peste coi capelli rossi lunghissimi da quasi sotto alle gambe, prende un cioccolatino alla cassa e si volta, mi guarda, occhi verdi intenso vispi e intelligenti, l'espressione monella con l'angolo del labbro appena sollevato in un mezzo ghigno...
Le sorrido, mi ricorda me da piccola.
Risponde al mio sorriso e indugia, prende coraggio e spara un sonoro: "Ciao come ti chiami?"
"Federica" rispondo.
"Anche io" e sorride!
Le guardo i vestiti firmati, avrà al massimo 7 o 8 anni.
Fa finta di nulla e si mette in tasca il cioccolatino.
La guardo e le dico: " Cosa fai? Cosa direbbe tua madre se ti vedesse?!!"
E lei " Ma niente! Mia madre e' una cretina, e io per lei non esisto! Rompe solo perché vuole farmi tagliare i capelli, ma non lo farò mai!"
E schizza via. La seguo con lo sguardo e la vedo raggiungere due donne girate di spalle. Mi rimetto in fila...ma i miei pensieri sulla morale vengono distratti da un sinistro e familiare sghignazzare.
Mi volto e chi ti vedo? Cretina e creatura! Federica mi guarda e le dice sottovoce, vergognandosi, di farla finita.
Pago alla cassa e metto via la spesa. Ripenso a quelle due stronze e mi avvio all'uscita.
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