(…Igor non era affatto soddisfatto dei soldi presi al vicino di Elena e Danilo…)

 

Erano davvero pochi e aveva deciso che era necessario agire.

 

Quando vide l’ultima luce della casa di Samuele spegnersi aspettò una decina di minuti prima di scassinare la porta di ingresso ed entrare. Sapeva che era molto probabile che i soldi fossero nascosti in camera dei padroni di casa. Quasi tutti i dominati pensavano che fosse una cosa furba. Quest’idea gli sollecitò un ampio sorriso di superiorità. 

 

Trovò la camera sperando di scovare un bottino decente e di non dover perdere tempo con gli occupanti. Non aveva nessun riguardo o pietà per loro ma solo fretta di avere ciò che desiderava.

 

***

 

Samuele non dormiva mai veramente. Anche lui aveva bisogno di riposare ma questo significava solo che la sua attività di controllo rallentava. Che il suo subconscio si limitava a registrare le anomalie risolvendo le minori in automatico e archiviando quelle rimandabili ad un futuro intervento senziente. Una sorta di autopilota che consentiva al fisico di recuperare. 

 

Quella notte però l’autopilota registrò un disturbo della tessitura del mondo superiore a tutte quelle mai conosciute. Samuele tornò immediatamente cosciente e rabbrividì per il fastidio che l’anomalia arrecava all’armonia naturale. Le sue mani aumentarono i movimenti mentre spostava fili e ricomponeva combinazioni coerenti per annullare le conseguenze terribili che percepiva. 

 

Avvicinandosi alla fastidiosa irregolarità, intanto, senza saperlo, entrava nella camera dei genitori.

 

***

 

Igor non sapeva dire perché ma all’improvviso non era più così interessato al denaro. 

 

Era assurdo ma sentiva desiderio di uscire e andarsene per la sua strada. Fu solo un attimo ma chiarissimo. Poi vide il ragazzino che sulla porta della camera agitava la testa e le mani senza parlare. La sorpresa lo fece tornare in se. 

 

Igor non aveva classificazioni diverse da “io” e “gli altri”. Un qualunque altro, per definizione indiscutibile, era un dominato a prescindere da età o sesso. Ergo il piccolo andava sistemato prima che urlasse. 

 

Estrasse il coltello a serramanico che aveva sempre con se ed iniziò ad avvicinarsi a quel minuscolo pazzo gesticolante.

 

***

 

Samuele aveva cominciato come sempre a riordinare i fili per disfare l’anomalia. Per un attimo sembrò che la normalità armonica si stesse ricomponendo. Poi invece l’imperfezione si espanse di nuovo risultando ancora più estranea e discordante con l’organicità del tutto. 

 

Era così sgradevole e fastidiosa da risultare insopportabile per Samuele. Se avesse conosciuto il concetto di dolore avrebbe concluso che la terribile sofferenza mentale che quella orribile disfunzione con i suoi colori vividi e violenti gli causava vi era molto vicina.

 

Continuò a muovere e scambiare i fili cercando di annullare le conseguenze distruttive sulla tela del mondo ma sembrava che tutto fosse vano e che, per la prima volta, le sue azioni fossero inutili. Poi capì che l’anomalia era troppo estesa per una riparazione. Non poteva però sopportarla ancora a lungo. 

 

Ricordò le macchie irregolari scoperte al margine della sua percezione. Smise di cercare di riparare. Forse l’orribile cacofonia visiva sarebbe stata meno fastidiosa a quella distanza in mezzo a colori simili. Con le ultime risorse che l’enorme fastidio che provava gli concesse, staccò dal resto il ganglio di fili impazziti e lo reinserì in mezzo ad altri orrori uguali che intravedeva, lontanissimi, al suo orizzonte. 

 

L’armonia si ristabilì immediatamente e con lei la pace.

 

***

 

Igor non riusciva a capire.

 

Un attimo prima era nella camera buia a un passo dal bambino e pronto a colpirlo. A un tratto la luce fortissima del sole era comparsa nella notte senza una possibile spiegazione. Reso momentaneamente cieco dalla forte luce improvvisa cercava invano di comprendere l’impossibile. 

 

Non riusciva a vedere niente. Sentiva solo un rumore sordo come di legna spezzata davanti a se e un brontolio basso che non riusciva a collegare a niente. Lentamente gli occhi si abituarono alla luce solare mentre i rumori si spegnevano. 

 

In mezzo a un’enorme pianura assolata, a pochi metri da lui, con il muso insanguinato appena sollevato dalla carcassa che stavano divorando, un leone e due leonesse lo fissavano stupiti.

 

Per un solo istante. 

Poi i dominatori incontrastati della savana scattarono all’unisono verso di lui.

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