Può sembrare un hotel 5 stelle superior con tanto di Spa, in mezzo ad un giardino molto curato disseminato di panchine. Entro con passo incerto, accolto da una musica d'ambiente soffusa e da un delicato profumo di vaniglia presente ovunque, perfino nelle pulitissime toilette dove anche la stessa musica copre gentilmente eventuali rumori sgradevoli. Alla reception tre signorine in divisa, una più bella dell'altra, riconoscibili dalla targhetta con il nome e con il logo della Struttura. Mi avvicino alla prima disponibile. Mi presento, controlla, conferma. Salgo a piedi i 2 piani di scale evitando l'ascensore, causa problemi di claustrofobia. Seguo le indicazioni, percorro i corridoi in legno scuro lucido e arrivo. L'appuntamento è alle ore 8. Ho scelto questo orario perché so di essere il primo, (poi capirete il motivo). Una sala circolare ospita dodici poltrone in velluto verde scuro, mentre l'interno della palazzina è tutta colorata in verde chiaro. Vi si affacciano tre porte bianche; le passo in rassegna, davanti ad alcune persone sedute comodamente, che ingannano il tempo con il cellulare, spiandomi con la coda dell'occhio. "Eccolo qui, penso, è lui. Il nome del dottore e sotto la specializzazione, scritta tutta in lettere maiuscole UROLOGO. Mi siedo, attendo cinque minuti e la porta si apre, esce un uomo in camice sbottonato che scopre una camicia azzurra e una cravatta. Legge un foglio che tiene in mano, Dario...non gli faccio dire il cognome e mi alzo "Presente" dico. "Prego si accomodi". L'ambulatorio è essenziale: un lettino, una scrivania, due poltrone naturalmente verdi e un lavandino. In in angolo l'appendiabiti con un armadietto chiuso. Mi siedo difronte a lui; al polso un rolex submariner autentico, lo riconosco non solo perché ho la passione per gli orologi, ma dalla lente magnificatrice ricavata direttamente dal vetro che ingrandisce l'ora per una lettura più agile.

Le imitazioni invece si riconoscono esternamente proprio da questa lente che è incollata. Una breve intervista nome e cognome, aggiungo "Come i fiori". Non capisce la battuta che vuole stemperare un certo disagio, "Mazzolini come i mazzolini di fiori". Un sorriso appena accennato come risposta, del tipo non me ne può fregare di meno. Prosegue "I rapporti sessuali come sono? Normali o strani" "Come strani? Intende strani dal punto di vista delle acrobazie?". Questa volta ride mentre la mia risposta era assolutamente seria.

"Strani se sono con più partner o promiscui" "No no solo con mia moglie ci mancherebbe altro, ed è un successo che riesca ancora". Bene, adesso si corichi sul lettino, abbassi i pantaloni e le mutande fino alle caviglie". "È piccolo per via del freddo, dico, sa di solito non è così". Infila i guanti in lattice lo gira e lo rigira poi prende una lente d'ingrandimento e lo guarda. "Ma è così piccolo che serve la lente, penso?" Poi scende ai testicoli palpandoli. "Tutto a posto, nessun nodulo o presenza sospetta. Adesso alzi le gambe ad angolo, ecco così". Getta i guanti nel cestino e ne indossa un paio nuovi. Si avvicina al lavandino inchinandosi per cercare il gel e fare centro senza troppo dolore. Apre la scatola. Vuota. Alterato telefona "Giulia, ovviamente manca il gel. Portamelo subito". Neanche il tempo per riflettere come comportarmi che bussano alla porta. "Vieni, entra pure". Giulia l'infermiera, entra con alcuni flaconi di lubrificante, io sempre sul lettino imbarazzatissimo con i gioielli al vento. L'intrusa, se Dio vuole, esce."Conosce lo scherzetto dell'urologo vero?" Si spalma l'indice e il medio di liquido biancastro con un certo qual piacere, ed è già dentro nel mio culetto a tastare la mia prostata, mentre osserva il soffitto con gli occhi chiusi. Un minuto forse due e finalmente finisce il supplizio. I guanti volano nel cestino mentre si lava le mani. "Tutto ok, la prostata ha le dimensioni di una grossa noce e per gli anni che ha va bene, ci vediamo fra sei mesi".

Lo scherzetto dell'urologo mi è costato 200 euro pagati alla gentile signorina della reception che mi guarda con un mezzo sorriso che dice tutto. Sono stato il primo paziente perché quel giorno, il primo sederino che le sue dita hanno profanato è stato il mio.

Esco zoppicando leggermente.

Grazie per avermi ascoltato

 

 

 

 

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