Guglielmo si rivolse al lumino più vicino: “cosa ci facciamo qui? E dove stiamo andando?”. “E che ne so? Sono appena arrivato anch'io”, rispose l'altro con tono seccato. Un lumino più socievole lo informò: “ci sono dei cartelli più avanti". Erano tutti uguali, una distesa infinita di punti esclamativi rovesciati accesi, con il puntino leggermente staccato dal corpo (ma quale corpo?) sottostante. Osservò più attentamente, e vide una marea che procedeva, molto più velocemente, in una direzione diversa. E notò un'altra differenza. I lumini non erano punti esclamativi con il bastoncino dritto e poi il puntino appena staccato. Sembravano più delle S col puntino in alto. Un punto esclamativo curvato e rovesciato. “E quelli? Perché sono diversi?” chiese ad alta voce. Gli rispose il sapientone di prima, che rallentò per stargli a fianco. “Quelle, casomai. Sono le donne, hanno una corsia preferenziale, più veloce. Non hanno tempo da perdere, loro. E poi per noi uomini c'è una giuria”. “La giuria? La giuria per cosa? E poi scusa tu come fai a sapere queste cose?”. “Perché ci sono già stato qui. Mi chiamo Lazzaro. Ho avuto modo di conoscere bene questo ambiente, poi purtroppo sono stato richiamato in vita, uno dei pochi. Proprio quando la giuria mi aveva assolto, mannaggia”. “E cosa sarebbe questa storia della giuria? Ma c'è un processo?” “Certo, un processo in piena regola. Il Giudice è sempre L*i, ovviamente, sai già di chi parlo. Ti danno un avvocato difensore, in genere il tuo angelo custode, mentre l'accusa è sempre il Diavolo. All'inizio fa l'elenco di tutti i tuoi peccati e poi si apre il dibattito. Vengono chiamati i testimoni a tuo favore e a tuo sfavore, e alla fine la giuria decide. “E da chi è formata la giuria?”. “Non te lo dico, altrimenti ti preoccupi”. ”Ovvio che mi preoccupo se lo dici così. Sono persone che io conosco?”. “Purtroppo per te sì. Devo andare. Mi raccomando, scegli la corsia giusta, buona fortuna”. “Ehi aspetta...”. Ma il lumino si sciolse nella marea. 

Poco più avanti vide tre enormi scritte che delimitavano altrettante corsie: BUONI, INDECISI, CATTIVI. Un cartello spiegava: Prendere la corsia che ritenete più appropriata per descrivere come vi siete comportati in vita.

La quasi totalità dei lumini propendeva per la corsia centrale, quella degli INDECISI. Alcuni azzardavano la sinistra, i BUONI, ma da quella parte ogni tanto si sentivano delle risate diaboliche seguite da urla strazianti, e si vedevano come dei falò, provocando uno shift immediato verso la corsia centrale. Molto raramente si sentivano grida di gioia, qualche “finalmente sei arrivato”. Pochissimi sceglievano la corsia di destra, i CATTIVI, che veniva vista come una condanna sicura. Guglielmo decise di farlo, un po' perché gli piaceva andare controcorrente, un po' perché si era sempre sentito un menefreghista, certo non un buono, anzi le sofferenze altrui gli davano fastidio, non provava alcuna compassione. Era sicuro che ad un certo punto la corsia terminasse e che qualcuno l'avrebbe poi spinto nell'abisso eterno. Mentre procedeva si accorse che poco a poco il lumino si trasformava in un corpo vero e proprio, il suo. Arrivò ad un cancello, presidiato da sua mamma in carne ed ossa sebbene fosse morta da 20 anni. “Guglielmo”, gli disse, “cosa ci fai qui?”. Nessun abbraccio, nessuna smanceria. D'altra parte era sempre stata così, i segni di affetto non erano per lei. “Penso di essere cattivo quindi questa è la mia corsia”. “Ma fammi il piacere, tu cattivo. Su entra, questa strada comunque si ricongiunge a quella dei Buoni”. “Ma... e il processo, la giuria per i maschi?”. “Devi aver incontrato quel bontempone di Lazzaro, si diverte a spaventare la gente. Nessun processo, nessuna giuria. Siete tutti buoni. L*i ha deciso così”. “Quindi anche la strada preferenziale e molto veloce per le donne...”. “No, quella è vera. Perché, tu pensi che le donne abbiano tempo da perdere?” chiese con tono e sguardo indagatori. Guglielmo alzò le braccia negando vigorosamente con la testa. “Ma se siamo tutti buoni perché ci sono tre corsie?”. “E' il divertimento per gli angeli, scommettono su quanti uomini scelgono la corsia dei cattivi”. “E gli indecisi? Che fine fanno?”. “Vanno in tondo all'infinito finché non si decidono di scegliere la corsia di destra o di sinistra. Non sanno che portano entrambe allo stesso posto”. “Ma... ogni tanto si sentivano delle urla strazianti provenire dal buoni...”. La mamma sospirò. “Sono sempre gli angeli, fanno teatro per spingere gli uomini verso gli indecisi o i cattivi. Un passatempo, L*i lascia fare”.

Guglielmo ci pensò su. “Quindi per le donne nessuna scelta, nessuna corsia, nessun giro in tondo?”. “Certo che no. Perché, tu pensi che le donne abbiano tempo da perdere?” chiese la mamma per la seconda volta, con un tono che stavolta lo fece tremare. Guglielmo rispose ancora di no. Oltrepassò il cancello che la mamma gli teneva aperto e si incamminò. Lentamente, tanto lui tempo da perdere ce l'aveva.

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