Il telefono squilla. Resto immobile e non rispondo. So bene di chi si tratta, questa è l’ora. Questa volta lui non c’è. Non le ha detto niente il bastardo. Lei non sa nulla. Un minuto e mezzo e squilla ancora. “Smettila!” Dico ad alta voce, quasi urlando. “Se nessuno risponde, vuol dire che nessuno è in casa.” Finalmente scatta la segreteria telefonica: “Risponde la segreteria telefonica del Dottor Luca Rossi e di Carla, siamo assenti, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico e vi richiameremo al più presto possibile.” Si è ascoltata tutto il messaggio! Non ci posso credere, poi ha riattaccato.

“Il dottor Rossi e Carla” chissà come se la ride. Lui medico affermato, stimato, conosciuto. Io, Carla. Ex cameriera rimorchiata trent’anni prima al Bar Nuovo.

Veniva tutti i giorni e non mi degnava neppure di uno sguardo. Sempre contornato da splendide ragazze, perfette e allegre. Io mi alzavo alle cinque di mattina, prendevo l’autobus delle sei e quindici ed entravo a lavorare quando fuori era ancora buio. Io pulivo i cessi, lavavo i pavimenti, riordinavo e poi via, dietro al bancone, incollata alla macchinetta del caffè. Sudata, con la divisa rosa e azzurra spesso macchiata, con i capelli raccolti un po’ appiccicati dal caldo: ero una anonima ragazza di provincia e nulla più. Poi una sera di agosto il miracolo: Luca si accorse di me. Mi guardò tutta la sera e prima di andare via mi chiese di uscire. Seppi in seguito che lo aveva fatto a causa di una scommessa con gli amici. Il guaio fu che si innamorò talmente che un giorno volle sposarmi e portarmi via dalla macchinetta del caffè. Otto anni di fidanzamento e ventidue di matrimonio: il tempo vola! Adesso traggo saggezza da frasi fatte, sarà la vecchiaia. Poi tanto vecchia non sono. Fortunatamente il tempo passa in fretta, soprattutto per me. Perdi i seni sodi, le natiche da gazzella, il viso liscio e vellutato ma acquisti senza ombra di dubbio in autonomia, scorza di acciaio e self control. Si, certo, in alcune occasioni del self control te ne sbatti ma, la scorza di acciaio, quella è assolutamente indispensabile. Questa volta però Luca aveva esagerato. Sono vent’anni che sopporto questa situazione, sono stufa dei suoi sotterfugi per andare da lei. Non avrebbe dovuto sposarsi, mettere su famiglia. Lei c’era prima, lo so, l’ho sempre saputo, mi illudevo solamente di riuscire a sconfiggerla. Invece ho perso. Non è più vita. Sono stata una buona moglie? “Sì” dico. “No” dico. Mia madre suggeriva di essere sempre sorridente, di non dire mai “sono stanca”, di essere sempre disponibile. L’ho fatto? Per un po’. Poi basta.

Quando lui ha dimostrato che correva da lei a ogni cenno, ho smesso di essere una moglie comprensiva e ho iniziato a odiarlo. Ora non ha più pudore. Avrei dovuto lamentarmi di più, come lei, avrei dovuto autocommiserarmi come lei, avrei dovuto ricattarlo moralmente come lei. Non l’ho fatto. Mai. Per lui ho abbandonato tutto: affetti, amici, città, la mia vita. È vero: mi ha tolta da quella maledetta macchinetta del caffè, mi ha allontanata dalla squallida vita di periferia, dal lavoro massacrante di cameriera in un sobborgo ma ho pagato a caro prezzo l’agiatezza. Ho cresciuto i figli che nulla sanno. Ho accudito un marito come meglio potevo e sapevo fare ma la mia vita è stata rovinata “dall’altra”.

C’è sempre una scusa, un motivo anche banale per correre da lei. Ora telefona ad ogni ora del giorno e della notte, magari per dirgli che non riesce a dormire e lui corre. È sempre gentile, disponibile, paziente; cosa che con me non riesce più a essere. Sento che il suo amore è svanito. Riesco a sentire i suoi pensieri quando mi accusa di essere egoista ed insensibile ai problemi degli altri. Sono stata fin troppo paziente in tutti questi anni, sono rimasta a guardare impotente il loro rapporto edipico, non sono riuscita a conquistare mio marito come lo ha conquistato lei.

Tutto questo mi ha aiutato a comprendere il vero valore della famiglia e dei figli. Non è possibile esigere l’amore dei figli, non è possibile rovinare i rapporti che tentano di costruire, i loro fidanzamenti o matrimoni, solo per l’egoismo di essere una madre amata. L’amore per i nostri figli è e deve essere disinteressato. Loro non ci appartengono, non sono nostri. Li facciamo nascere, crescere, diamo loro una educazione, cerchiamo di insegnargli le cose migliori per progredire nella loro vita, cerchiamo di insegnargli il rispetto per gli altri in base al rispetto che noi abbiamo per loro. Dobbiamo accorgerci da sole quando arriva il momento di lasciarli andare. Attraverso il vetro li vedremo spiccare il volo verso la loro felicità e non dobbiamo fare altro che gioire della loro gioia.

L’amore materno deve insegnare a trasmettere amore per gli altri e, se loro amano qualcuno, è soprattutto grazie a noi madri. Lasciamo ai nostri figli il respiro di una loro vita, indipendente, libera e serena. Ci ameranno di più e in questo modo otterremo anche l’amore di chi ameranno loro.

Tutti i racconti

7
6
21

Non leggerai il mio nome

01 December 2025

Non leggerai il mio nome Quel foglio rimarrà bianco e sfuggente Chiunque avesse voluto scriverlo, ne sarebbe rimasto deluso Avrebbe deciso qualcosa, che non avevo scelto Sarebbe andato per consegnarlo, quando ero ormai lontano Lontano da quel fumo che copriva il mondo, fino a soffocarlo Avevo mani [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

6
15
21

Soluzione radicale

01 December 2025

Il monolocale mi garba. Così pulito e ordinato, sembra la casa delle bambole. Beh, per quel che ne so io, perché lo giuro, non ne ho mai vista una. Che posso dire, ragazzi? Per ora me ne sto qui, sotto un buffo piumino rosa e un lenzuolo pieno di orsetti stampati. Insomma, mi sembra di vivere dentro [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Dax: Bello...ma la bottiglia con il veleno quando l'aveva preparata?E per chi?Like

  • Maria Merlo: Grazie per il commento, Dax. Cerco di rispondere alla tua domanda. Lei studia [...]

2
2
26

Il libro magico (2/2)

Intrigo a casa Natale

30 November 2025

Gli elfi che erano di sentinella avevano sentito e visto Darkman introdursi furtivamente sul sentiero che portava a casa di Babbo. Avevano dato l’allarme e ora erano tutti nascosti nelle vicinanze della casa in attesa del nemico. Sapevano che il mago era forte e usando la magia poteva sconfiggerli, [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Paolo Ferazzoli PRFF: I like
    dark man il famigerato uomo nero dei tempi in cui il politically [...]

  • Rubrus: Un po' grinch e un po' Calimero, che si sbianca col mattarello invece [...]

2
9
57

Elisa e lo specchio

30 November 2025

Dopo il maithuna, seduto nudo sul letto, la osservavo rivestirsi davanti allo specchio rettangolare da parete a figura intera. Sulle spalle scendevano con leggerezza i capelli biondi ondulati. Le natiche a mandolino. Le gambe bianche lunghe. Le caviglie sottili. Spostai lo sguardo sullo specchio. [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • Zio Rubone (Ezio Bruno): Caro Simone, la tua "puttana di Centocelle" mi è piaciuta [...]

  • Sofia85: È sincretismo. Gabriele D'Annunzio ne rappresenta un precedente.

2
2
29

Il libro magico (1/2)

Intrigo a casa Natale

29 November 2025

Oltre il regno della neve e del gelo dove vive Babbo Natale con gli elfi e le sue amate renne, andando verso oriente e camminando per giorni e giorni, si arriva in una città chiamata Blacktown. Un posto altrettanto freddo, ma del tutto privo di luce, di alberi e di animali. In quelle terre c’è [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

12
9
34

Jean Vallette parte (2/2)

Da Rieux-Minervois a Parigi

29 November 2025

È giorno fatto da un pezzo quando Jean e Jòrdi giungono in vista di Carcassonne. La doppia cinta di mura merlate e le torri che proteggono l’antica città hanno anche questa volta un grande effetto sul giovane. Jean ripercorre con gli occhi della mente i sei anni trascorsi al Petit Séminaire. Latino, [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

13
4
39

Jean Vallette parte (1/2)

Da Rieux-Minervois a Parigi

28 November 2025

2 ottobre 1865 È ancora notte a Rieux-Minervois. Un vento gelido soffia, promettendo un cielo terso e una bella giornata d’autunno. «Lo gal canta, Joan-Baptista. Lo sénher Jòrdi t’espèra» [1]. «Óc, maman»[2], dice il ragazzo prendendo la sua valigia di cartone e scendendo per la rampa ripida [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

6
7
37

Tutte le mattine

28 November 2025

Tutte le mattine, più o meno alla stessa ora, li vedo. Lui è lì, sul marciapiede poco prima della fermata della corriera. Lei è al balcone, pigiama chiaro e una sigaretta tra le dita. Quando passo in auto li intravedo soltanto per qualche secondo, ma è sempre uguale: lui guarda verso l’alto, lei [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

5
5
28

Una giornata a Chiari 2/2

27 November 2025

Quando si voltò verso di me, Luca aveva addosso un’aria strana. Gli occhi gli brillavano di una luce nuova, come se quell’incontro improvviso avesse risvegliato qualcosa. “Questa è Micol, ci siamo conosciuti ai tempi dell’università”, annunciò. “Piacere”, dissi. Le parlai dei miei racconti e le [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • GustavLebo: grazie dei commenti

  • Dax: Carino, carico di nostagia... però Micol è vstata scortese alla [...]

27
29
204

Todos Hotel

Come il vetro

27 November 2025

Un pomeriggio, era domenica, alla mia porta in ospedale si affaccia uno dei tanti in camice bianco. Capelli cortissimi e grigi, naso importante, sguardo limpido. Sorride. Premurandosi di non essere invadente. Quasi senza voglia di piacere a tutti i costi. Misurato nei gesti infonde nell'aria una [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

4
8
36

Intervista con il Destino

26 November 2025

- Buonasera e grazie per aver accettato questo incontro. Innanzi tutto mi lasci dire che sono piacevolmente sorpreso di trovarmi di fronte a una donna. - Non capisco la sorpresa, è ancora vivo. Se il Destino fosse maschile l'umanità sarebbe scomparsa molto tempo fa. - Non fa una grinza. [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Rubrus: A proposito di incidenti, giusto oggi ho ritirato il verbale dell'incidente [...]

  • La Gigia: Molto carino, originale e con un dialogo ben strutturato.

3
11
31

Una giornata a Chiari 1/2

26 November 2025

“Allora vieni?”, mi chiese Luca qualche giorno prima. “Mah, non lo so… vedrò come sono messo sabato”, gli avevo risposto quando mi aveva telefonato. Il giorno prima mi aveva chiesto di andare con lui al Festival della Microeditoria di Chiari, in provincia di Brescia. Non sapevo se sarei andato, [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

Torna su