Mi trovo seduto su questa strana sedia, in un grande salone di un posto chiamato casa. Eppure non riesco a riconoscerla, non riesco a rammentare come sono finito qui.

Non ci abito da solo, mi tengono compagnia altre persone, sembrano tutte di età assai avanzata, alcune addirittura talmente fragili che stanno sempre a letto. Sembra di essere all'ospedale ma non è un ospedale. È una casa ma non è la mia casa. 

Non sento il tempo che passa.

Mi trovo in bagno, c'è uno specchio. Non riesco a riconoscere la persona che mi guarda, sicuramente è un estraneo. È così vecchio, dai capelli bianchi, col viso estremamente rugoso e le mani nodose.

Che brutto che è, fa impressione!

Addosso ho una calda coperta. Mi casca a terra. Non posso raccoglierla perché me lo impedisce la fastidiosa fascia che mi lega a questa specie di carretta con le ruote.

Provo a parlare per chiedere al riflesso chi è costui. Purtroppo dalla mia bocca non mi è possibile formulare frasi di senso compiuto. Eppure quel signore l'ho già visto, ha un qualcosa di familiare.

Noto una ragazza vestita di viola, assai affaccendata. Sta preparando degli asciugamani e un telo. Mi sorride.

«Gioia, adesso ci facciamo il bagno!» mi dice. È bellissima, e non vedo l'ora di lavarmi con lei.    

Oh, perché sono bagnato? Evidentemente ha piovuto ed ero senza ombrello. 

Non avverto il tempo che scorre.

Mi trovo a letto. Una fanciulla col camice color lillà mi raddrizza il cuscino e mi sistema il lenzuolo. Le sue carezze e le sue parole suonano gentili.

Figlia mia mi sento troppo stanco sennò ti racconterei una favola. Non riesco a dirle un semplice ti voglio bene, praticamente mi mangio le parole.

Senza accorgermene arriva un uomo vestito di verde dall'espressione bieca, affermando alla signorina che risulto pazzo e parecchio rincoglionito. Con prepotenza il tizio mi ficca in bocca un cucchiaino con del liquido amarissimo.

Protesto gorgogliando, mio fratello è proprio un maleducato. Mi chiedo perché mi sto incazzando con lui.

I due bisticciano come bambini e poi sembrano vestiti di carnevale. Che buffi!

Rido senza denti. Già, come mai mi sono caduti?

Piango.

Ai lati del letto ci sono due specie di... cancelli. Cerco di spingerli con quel po' di energia che c'ho.

Mi sento debole.

Piango.

«Tesoro, stai buono!», esclama qualcuno.

«Le sbarre servono per non farti cadere dal letto», mi spiega un bellissimo angelo vestito tutto viola, dandomi un bacetto.

Rido.

Le luci si spengono.

Che è sto buio? 

Ho paura.

Piango.

Mi scappa la pipì.

Piango.

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