Quindi ti pare normale...
Ti pare normale che io, dopo aver percorso dieci chilometri sotto un sole a picco, tra campi di grano verde per la fitta pioggia, sotto a un cielo variegato di fine maggio, aperto a tratti da stralci d'azzurro e coperto a momenti da stracci pesanti di nubi... è normale che, dopo aver camminato per un lungo tratto in uno spiazzo arieggiato e aperto verso i campi nei quali si vedono vecchi casali abbandonati ormai da anni, gli Appennini lontani, l'ultima neve... è normale che a testa bassa, come un automa, senza più pensarci, mi infili in un budello scuro, percorso da una scala che si intravede appena, cammini veloce per corridoi che voltano a gomito, illuminati a malapena da luci gialle o lampeggianti o per nulla accese, accosti a muri ricoperti di scritte, pubblicità, afrori di chiuso, umido e ascelle, e che assieme a centinaia di altri corpi, pigiato e scalciante, con una bambagia senza giudizio o motivo, ansante per una fretta che non ha ragione, io mi accosti a un tubo enorme di metallo, fischiante e vibrante, giallo e rosso, rutilante, polveroso e massiccio, che nel momento in cui apre le porte tutti ci inghiotte, emettendo vapori, calore, puzzo di gomma, metallo strusciato, acciaio e grasso.
Ti pare normale che ci inghiotta tutti: di tutte le razze, in piedi, seduti o leggenti, la maggior parte con la faccia accesa dagli schermi degli smartphone, neri o gialli, liberi o ingombri di valige, guardinghi o sorniorni, tutti con le dita abbrancate a qualcosa, per sorreggersi. 
E ti pare normale questa corsa da subito accelerata, esagerata, squassante, precipitosa in un turibolo asfittico nel quale, una dietro l'altra, con una scansione di tempo immediata, si susseguono LUCI BUIO LUCI BUIO LUCI BUIO LUCI BUIO...
E ti sembra naturale che dopo questa corsa sotto la città pesante milioni e milioni di tonnellate (palazzi enormi, monumenti, fontane, autobus) tutto si fermi in pochi secondi in un successivo spiazzo illuminato a giorno, ancor più fitto di corpi del precedente, ammassati, stretti, ansanti, frementi. E tutti vogliono entrare, spingendo.
Entrano, non si sa come. Le porte soffiano, fischiano, soffrono. Si riaprono: qualcuno rimane un pò fuori e un pò dentro, ma non può perdere quella corsa. Ha fretta di andare... una fretta innaturale, ingiustificata. Se tu chiedessi perché ha fretta, ti risponderebbe che "ha fretta..." e allora è disposto a rimanere per metà dentro e mezzo fuori, fino a che qualcuno sposta una costola e lui trova un pertugio, un angolo, un buchino ove infilarsi.

E tutto rivà, ricomincia. Strillando il tubo di metallo si fa strada, consuma l'aria davanti a sé, si muove sotto il mondo e noi dentro di esso, completamente privi di noi stessi ma completamente convinti di avere fretta, di dover fare, di dover arrivare ognuno al suo spiazzo, dove il volume che occupa sarà occupato da altri corpi che fanno volume.
Quindi, ti pare normale...

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01 May 2025

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01 May 2025

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30 April 2025

Acqua, La vita è in Lei la terra la brama l'uomo la usa, la sottovaluta, è solo Lei; Ma quando furor di cielo Incontra l'arroganza dell'uomo preso di sé, Che la dimora sua trascura, allora schiuma, e forza Onde che nulla ferma, Rivi e torrenti, diventan giganti dai mille denti. Lacrime e perdita, [...]

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Giuseppe

30 April 2025

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IL CANE DEL PROFESSOR JONES E UN CANE RANDAGIO

29 April 2025

Dexter era un collie di tre anni e viveva in una bella villa con giardino di proprietà del professor Jones. La casa del professore si trovava in periferia di un piccolo paese ed era sempre chiusa con un cancello con sbarre di ferro, dove da fuori si poteva guardare la bellezza del giardino ben [...]

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Go to Mars

Storie colorate

29 April 2025

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L'OBIETTIVO

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28 April 2025

Fuori, il cielo iniziava a trasformare il giorno. Dentro, la Casa sembrava espandersi — a ogni passo — come se io camminassi in me stesso. Mi fermai. Davanti a me, uno specchio incastonato tra due colonne d’avorio. Non rifletteva. Nulla. Nemmeno me. A fianco, una penna continuava a scrivere. Non [...]

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28 April 2025

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La preghiera Non so, se ne sono capace Ed anche se verrò mai ascoltato In fondo, questa cosa non mi è mai appartenuta Lei era nascosta in una tasca Avvolta in un panno nero, stretta, stretta Come volerle impedire di esserne abbracciata Poi arrivano periodi della vita, dove invocare Dio, Buddha, [...]

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Ghnog si fermò all’ingresso della caverna, poi, quando i suoi occhi si abituarono al buio, fece qualche passo all’interno. Dagga teneva il corpo del piccolo tra le braccia, dondolandosi e intonando una nenia in quella sua lingua incomprensibile. Ghnog si avvicinò. Il neonato aveva la pelle scura [...]

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