Era un pomeriggio d'estate particolarmente afoso.
Mi trovavo al SoleLuna, un gradevolissimo bar dal design caraibico.
Il locale si intonava abbastanza con il mio vestiario in quanto avevo una camicetta hawaiana, pantaloncini verde mela, delle normali ciabatte nere da spiaggia e con indosso un bel paio di Ray-Ban.
A dire la verità, nonostante la buona nomina del posto, era la prima volta che vi mettevo piede, difatti me l'aveva consigliato un mio amico e poi aveva il vantaggio di essere collocato vicino la spiaggia in cui solitamente andavo.
In quel momento, me ne stavo appollaiato al bancone e mentre mi accingevo a sorseggiare un Mojito... la notai!
Dico io, come non notare una sventola cosi?
Si trovava a pochi metri da me, anche lei appoggiata al bancone, in attesa della sua ordinazione e la squadrai dalla testa ai piedi.
Alta e con un corpo giunonico, una pelle abbronzata, capelli neri che le scendevano ondulati, gli occhi verdi come foglie (sembrava esserci addirittura la rugiada tanto erano luminosi) ed al collo aveva una catenina che finiva al punto giusto.
Vestiva un abito corto estivo di colore bianco, con un ampia scollatura che metteva in risalto i seni prosperosi. 
Appena il barista le diede il suo drink, per giunta uguale al mio, sorrise aggiungendo un 'grazie!'
Fu un sorriso prolungato dove potetti osservare i suoi denti perfettamente allineati e bianchi come perle.
«Basta! Qui bisogna agire!» pensai tra me e me. Fortunatamente l'iniziativa in vita mia non mi è mai mancata.
Appoggiai i Ray-Ban sulla testa, e con il bicchiere in mano mi piazzai ancora più vicino alla ragazza.
«Ehilà, vedo con piacere che beviamo la stessa cosa, non dirmi che è anche il tuo drink preferito?» esordii abbastanza sicuro di me.
«Un modo molto originale per rompere il ghiaccio, non trovi?» mi disse guardandomi in maniera vivace e con un sorrisetto malizioso.
«Di ghiaccio rotto ne abbiamo pure abbastanza nei nostri bicchieri, ne vorresti ancora?» le risposi con la battuta pronta.
Rise di gusto.
Ci presentammo, si chiamava Sabrina, e ci sedemmo ad un tavolino con i nostri Mojito in mano. 
Simpatizammo praticamente subito e bevemmo un'altro drink, di cui mi sentii in dovere di offrire. 
Aveva una voce molto femminile priva di cadenze dialettali, e visto che ero vicinissimo a lei potevo sentire il suo profumo inebriante.
Le parlavo, mi parlava e allo stesso tempo la spogliavo con gli occhi.
Discutemmo abbastanza dei nostri gusti, dei nostri hobby, anche del fatto che entrambi non risultavamo impegnati ma stranamente non c'eravamo detti fin dall'inizio cosa facevamo nella vita.
Cominciai io per primo.
«Da quasi 6 anni di professione faccio l'agente immobiliare, un buon lavoro ben retribuito. Tu invece?»
La sua espressione cominciò ad assumere dei contorni furbi e ammiccanti, gli stessi di quando iniziai ad attaccare bottone.
«Io? Senza essere troppo diretta, da quattro mesi a questa parte mi occupo di offrire i miei servizi a qualunque automobilista di passaggio, sai, con la crisi che c'è non ho trovato di meglio, ma si guadagna benino.»
Rimasi interdetto e disorientato. 
«Non dirmi che tu...» le stavo per chiedere con un fil di voce.
E mi bloccò mettendomi due dita sulle labbra.
«Eh già! Faccio proprio quello, se ti va stanotte possiamo darci appuntamento al casello autostradale di Augello» propose.
Rimasi sempre più spaesato, scoprire che Sabrina non era proprio una santerellina mi fece rimanere di stucco, ma allo stesso tempo mi eccitava.
Non avevo mai pagato una donna per fare l'amore, ma quella volta decisi di fare un' eccezione, dopotutto per una sventolona cosi, qualche carta da 100 euro sarebbe stata spesa bene, del resto nella vita c'è sempre una prima volta.
«Quanto vuoi per i tuoi servizi?» le domandai audacemente.
«Non spenderai molto, tranquillo!» mi rispose con un atteggiamento da mignotta.
All'improvviso si alzò dal tavolino col chiaro proposito di congedarsi.
«Purtroppo devo andare, grazie per la compagnia e per avermi offerto un drink, allora ti aspetto, mi trovi al casello di Augello dopo mezzanotte, prendi l'ultimo pedaggio sulla tua destra, mi noterai senz'altro.» 
Acconsentii con un cenno.
All'uscita del bar, la gnocca mi mandò un bacio con dita. 
Wow, ero davvero preso.
I due baristi del Sole Luna mi osservarono con invadenza e tra l'altro si misero a ridacchiare tra di loro.

Nel momento stesso in cui stavo per uscire dal locale, con una evidente faccia che sapeva di presa per il culo, uno dei due ebbe l'insolenza di dirmi:
«Dai che è fatta compare!» accompagnato con il classico gesto del pugno chiuso tirato orizzontalmente avanti e indietro.
L'altro barista non disse nulla, ma il suo sguardo appariva complice e divertito. Avrei voluto mandarli al diavolo ma evitai.
«Si certo come no... » mi limitai a dire ed uscii da quel bar senza salutare. 

Ero letteralmente preso dalla libidine, anzi no, dalla doppia libidine per dirla alla Jerry Calà.
Tornai a casa, mi sdraiai un pò sul divano, desideravo che il pomeriggio passasse più velocemente possibile ma non riuscivo a prendere sonno. Come potevo d'altro canto?
Le ragazze non mi erano mai mancate, ma mai nessuna mi aveva agganciato cosi intensamente. 
Nonostante non avessi esperienza con donne a pagamento, non mi stupii del luogo d'appuntamento poiché il casello di Augello è da sempre stato un punto d'incontro di fedifraghi, di coppie scambiste, di trans, di puttane e di puttanieri.

Praticamente un bordello.
Immaginai Sabrina non come la classica prostituta sporca da venti o trenta euro, ma qualcosa di più raffinato e sopraffino.
Escort sicuramente no, visto che aveva sottolineato 'qualunque automobilista' e quindi non si ponevano criteri di selettività.
Il difetto sostanzialmente stava proprio in questo, non potevo di certo innamorarmi, ma se non fosse stato per la sua 'professione' non mi sarebbe affatto dispiaciuto.

 

Seconda edizione

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