Finalmente sono arrivate le dieci di sera, sono riuscita ad uscire da questa fabbrica di merda, mi uccide entrare qui a mezzogiorno, dopo un pranzo veloce con i bambini che non rivedrò fino a stasera per un attimo, mia madre arriva alle 12.30, per una mezzoretta rimarranno da soli, ma non posso fare altro, devo sottostare, è la mia vita.

Meno male, è una bella serata, posso tornare a piedi, attraverso il parco e sono a casa, senza aspettare l’autobus che non passa mai e fa un giro lunghissimo, tanto è tutto tranquillo, siamo in un quartiere medio alto, tutti tranquilli borghesi.

Non perderò tempo a cambiarmi, preferisco salutare i cuccioli e sdocciarmi subito dopo, ogni attimo è prezioso nella mia vita.

Male terribile, un colpo alla testa, inaspettato, un uomo è comparso da dietro all’improvviso, mi tiene premuta a terra, non riesco a connettere, mi abbassa i pantaloni, strappa le mutande e tenendomi una mano sulla gola entra in me.

Ma perché? Sono sudata, sporca, con vestiti da lavoro, non capisco, perché a me? Non devo urlare, potrebbe uccidermi o farmi qualche sfregio, i bambini non devono vedermi così, devo aspettare che finisca, dai, sbrigati pezzo di merda, cerco di non guardarlo, non voglio che pensi che potrei riconoscerlo, ho visto solamente che è un  bianco, chiudo gli occhi, finalmente si alza e scappa, ho dolori dappertutto, mi rivesto e scappo anch’io, sono vicino casa, nessuno deve sapere cos’è successo, se domani non torno al lavoro sarei licenziata, mio marito non mi aiuterebbe, i suoi amici gli direbbero che non può stare con una zoccola che non ha fatto nulla per evitarlo, “le è piaciuto!” sarei su giornale per un paio di giorni, il mio profilo face book si riempirebbe di prese di posizione positive e negative, dovrei cambiare casa, città, vita, a 40 anni non ce la posso fare.

Perché proprio a me!

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