La sera prima io mi trovavo in un’altra realtà a me più congeniale. Ora però, desidero ardentemente che questa realtà alternativa non svanisse. Voglio esplorare questa vita, è l’unica cosa da fare per capire il fine del tutto.

Al club Jessica sceglie un tavolo centrale, dove tutti possono vederci. Non molto lontano da noi vedo una donna con il braccio alzato, che mi fa un cenno di saluto: ha il sole alle spalle e non posso capire chi è.

Quel gesto non è gradito a Jessica.

«Alexander, chi è quella donna? Perché ti ha salutato? Da quanto la conosci? L’avevi già vista? Ecco perché ci siamo seduti qui!» Le sue domande incalzanti mi divertono, non ho mai avuto una relazione stabile, con i suoi screzi e le piccole gelosie: mi dovrò abituare. Neanche il tempo di rispondere che ha già cambiato discorso.

«Scusa sono stata io a volermi sedere qui, ma cosa mi sta succedendo? Siamo tornati da poche ore, e sono gelosa di te come quando eravamo fidanzati.»

Sono commosso, non per le parole di Jessica, ma perché questa nuova esperienza mi sta facendo capire cosa ho perso sino ad ora. Dopo la piccola sfuriata, mi giro per salutare la sconosciuta, ma non c’è più; è scomparsa. In cuor mio sorrido, perché mi ritrovo a pensare che ormai le donne appaiono e scompaiono nella mia vita.

Jessica mi riporta alla realtà.

«Sai cosa ho fatto tesoro? Ho deciso che stasera non andremo a casa. Ho prenotato qui: cena in camera e, dato che i ragazzi sono ancora via … abbiamo un'altra notte tutta per noi.»

È di nuovo mattino; dopo la colazione incontriamo amici che non conosco, e per tutto il giorno rispondo con monosillabi a tutti. Ogni tanto Jessica mi lancia un’occhiata di disappunto che puntualmente ignoro. Finalmente torniamo a casa. Jessica esce per andare a cena con una sua amica.

Io ne approfitto per tornare al parco con il mio cane. Lei è seduta al solito posto; l’animale si sdraia docilmente ai suoi piedi; non ha paura. Sto per dire qualcosa, ma lei mi anticipa.

«Vedi, gli animali non hanno paura del passaggio, ne convieni? Se tutti sapessero cosa c’è di la, ci sarebbe un’affluenza enorme. Non trovi?»

Sta per andare via, ma la blocco.

«Non lasciarmi, dimmi per lo meno chi sei e perché mi stai facendo questo. Perché proprio a me?»

Lei rimane in silenzio per un attimo, poi...

«Va bene, per adesso puoi chiamarmi Joan Doe » E mentre si allontana «Alexander, rifletti su quanto scoprirai.»

Tornando verso casa inizio a pormi delle domande: perché mi sta facendo vivere questa vita, che non riconosco come mia? Cosa vuole farmi capire?

Io non sono tipo da consigli d’amministrazione, famiglia e viaggi. Finora ho scoperto che dopo la morte dei miei genitori, al conseguimento della laurea, avevo preso le redini dell’azienda di famiglia, avevo incontrato Jessica ed il nostro era stato un colpo di fulmine. Ora la mia vita è questa?

O è soltanto un sogno dal quale mi sveglierò molto presto? L’unica cosa che vorrei fosse reale, è la moglie che non ho mai avuto.

Ormai ho capito che quella figura misteriosa è una compagna di viaggio, e che quando ti ordina qualcosa, tu non puoi dire no. Il problema resta sempre insoluto: cosa vuole?

Mia moglie dorme beatamente serena, i lunghi capelli neri distesi a raggiera sul cuscino. Mi siedo ai piedi del letto a contemplare quella donna meravigliosa che afferma di amarmi, ma in sostanza per me è soltanto una sconosciuta.

Lei avverte la mia presenza e apre gli occhi, con la sua voce calda e sensuale.

«Alexander cosa fai? non vieni a letto? Dai vieni, vedo che oggi non sei stanco. » E mentre parla, inizia a baciarmi il collo, non me lo faccio ripetere due volte, in fondo è mia moglie e per quanto ne so lo dovremmo aver fatto svariate volte.

Sotto le lenzuola è nuda, la profumata delicatezza della pelle bianca inebria i sensi. Ho quasi paura di toccarla, temo di sciupare la sua pelle, così morbida e vellutata.

Le mie mani le carezzano il corpo, mentre le bocche sono unite in un bacio appassionato. Scendo con le labbra sui seni floridi, ma lei spinge la mia testa verso il fiore più bello del suo corpo. Le gambe sono divaricate, in modo da offrire il frutto intenso della passione. La lingua solletica le piccole labbra, con un tocco altalenante. All’esasperazione del piacere spinge con forza la testa tra le gambe; liberatomi dalla stretta, risalgo sfiorando la pelle alla ricerca della sua bocca. 

Le sue gambe sono avvinghiate alla mia schiena: il ritmo è martellante, incessante, dolce e poderoso allo stesso tempo. Lei è mia.

Jessica geme, incita, vuole di più. La fatica per un amplesso così intenso svanisce di colpo, al momento dell’orgasmo. Ci ritroviamo stretti in un tenero abbraccio. E’ bello, perché in me qualcosa sta cambiando.

Il raggio di sole che filtra dalle tende mi desta prima di Jessica; seduto sul letto la contemplo. I pensieri si rincorrono: fino a due giorni prima non ero altro che un uomo solo, ed ora grazie alla sconosciuta mi ritrovo una nuova vita, come se il destino mi avesse dato un’altra opportunità. Una domanda però è senza risposta: perché la donna con il mantello ha scelto me?

Jessica apre gli occhi: ha un sorriso radioso ed io riesco a percepire tutto il suo amore.

«Amore, sei stato meraviglioso stanotte. Ti ringrazio per amarmi ancora in questo modo, come se fosse la prima volta, eppure sono passati vent’anni dal giorno in cui ti ho sposato.»

Non so cosa dire, abbozzo un improbabile sorriso; mi alzo e corro a chiudermi in bagno. Guardo la mia immagine riflessa nello specchio: non mi riconosco. Non sono più l’uomo sicuro e pieno di certezze dei giorni precedenti: mi sento usato. Io che ho affrontato senza paura tante situazioni pericolose ed estreme, che hanno messo a rischio la mia vita, solo per avere l’adrenalina a mille e sentirmi vivo.  Ora sono pieno d’incertezze e dubbi, spaccato a metà.

E’ sera, torno al parco e ho tutta l’intenzione di chiedere spiegazioni, ma questa volta non mi accontenterò di quelle risposte enigmatiche che ricevo sempre. Devo sapere cosa ne ha fatto della mia vita.

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