Accettò, e da un invito a cena ebbe inizio un incubo che durò due anni.

In principio fu amore e passione, almeno da parte mia. Ero talmente innamorato che non ragionavo più, accettavo qualsiasi richiesta da parte sua. Le prime volte furono piccoli desideri che parevano quasi capricci da bambina e via, via si fecero richieste sempre più pressanti. Venne a vivere a casa mia, i impossessò del mio pc, del televisore e di tutto il resto. Non sapeva cucinare, mangiava solo schifezze che faceva arrivare dai ristoranti etnici della zona e lasciava in giro per casa avanzi di pizza di involtini primavera e scatole di spaghetti di soia. Crimilde la odiava. Ogni volta che si avvicinava arruffava il pelo e soffiava, tirava fuori certi artigli che non sapevo nemmeno li avesse. Lei ricambiava con lo stesso affetto. Cominciai a provare insofferenza. Le cose che prima trovavo divertenti ora mi infastidivano. I soldi non bastavano mai. Il suo stipendio non entrava nemmeno in casa, diceva che lo mandava ai suoi in Ungheria, e il mio, per quanto generoso, non poteva far fronte alle sue sempre più pressanti esigenze. Avevo quasi dato fondo al poco che tenevo in banca per le emergenze, lei lo sapeva ma non gliene importava meno di niente

I miei si stavano preoccupando perché vedevano il mio malessere e capivano che c'erano delle cose storte.

Una sera che lei era uscita ( e capitava spesso ultimamente. Accampava pretesti per uscire da sola e io la lasciavo andare ) aprii il computer per chiamare un amico. Da quando c'era lei non frequentavo più nessuno, era una sanguisuga che mi succhiava il sangue il tempo e la vita. Enrico non c'era così aprii messanger per lasciargli un messaggio e trovai una chatt sua. Passava molto tempo al pc e diceva che chattava con un'amica

mentre in realtà si trattava di un certo Michele. Lessi tutta la conversazione e non era certo so fratello. L'aspettai al ritorno. Entrò in casa cercando di non far rumore, vista l'ora tarda, ma io ero lì che l'aspettavo << Bentornata, sono sicuro che troverai una scusa valida per raccontarmi la tua storia con Michele, se vuoi. Altrimenti non dire nulla. Vai di là, prepara la valigia, te l'ho già tirata giù dall'armadio, esci dalla mia vita. C'è troppa gente nel nostro rapporto. >> Mi guardò come se fossi un insetto, non rispose, non trovò scuse tanto sapeva che ormai l'avevo scoperta. Disse solo << Posso dormire qui stanotte ? non saprei dove andare.>>

<< Ci sono ottimi alberghi dove saranno felici di accoglierti. Ti do dieci minuti, e poi butto giù dalla finestra tutto quello che trovo di tuo >>

Cominciò una sequela di insulti e da bella che era il suo viso si trasformò per l'ira, in quello della strega che era in realtà.

Non ascoltai più, la lasciai sbraitare e mi misi comodo in poltrona con Crimilde fra le braccia. La gatta pareva capire che saremmo stati di nuovo soli io e lei e si stringeva a me con insolita passione. La sentii telefonare ma parlava ungherese e non capii quel che diceva, avrà chiamato qualche amante. Non vedevo l'ora che uscisse. Dopo pochi minuti se ne andò sbattendo la porta, la seguii e chiusi bene col chiavistello in modo che non potesse rientrare con le sue chiavi e l'indomani cambiai la serratura. In camera da letto sembrava fosse passato un ciclone. Per fami dispetto aveva tolto tutti i miei vestiti dall'armadio e li aveva disseminati in giro per la stanza. Non mi importava assolutamente nulla. Mi sentivo leggero e libero, mi venne da ridere come non ridevo da troppo tempo. Mi buttai di traverso sul letto, e dormii tutta la notte. Da qualche mese soffrivo d'insonnia e al mattino stavo male, sempre in ansia e lei era del tutto indifferente. Crimilde si sentì in dovere di accovacciarsi accanto a me. Finalmente poteva riprendersi il suo posto usurpato da 'quella'.

Sono passati alcuni anni ed ho conosciuto una ragazza dolce e bellissima che mi ama, una bellezza interiore che la rende luminosa. Tra poco ci sposeremo perché aspettiamo un bambino e sembra che la gatta lo senta perché si appoggia sempre alla pancia di Rosa e non le ha mai mostrato le unghie. Si vede che i gatti la sanno lunga sulla bellezza.

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