Quando i tre uomini si furono saziati con il cibo della loro infanzia, la tavola imbandita scomparve. Al suo posto ritornò ad esserci la cassa. Fu in quel momento che videro li vicino, seduto su un sasso una creatura dalla pelle dorata. Aveva il corpo ricoperto da pezzi di tessuti preziosi. Il volto era illuminato da un bel sorriso e caratterizzato da un elegante paio di occhiali. Un voluminoso cappello di color rosso gli ricopriva il capo, nascondendo in parte due enormi ali dalle piume gialle sfumate di rosso e oro. La creatura li guardava e sorrideva senza dire nulla. Melchiorre, spinto dalla sua innata curiosità vinse ogni timore e ruppe il ghiaccio. - Mi chiamo Melchiorre, Baldassarre e Gaspare sono gli amici che vedi dietro di me. Dobbiamo ringraziare te per il pasto che abbiamo appena consumato?-. La creatura alata, senza smettere di sorridere si sistemò gli occhiali sul naso. - Sono felice che abbiate gradito il dono. Ma è una minima gentilezza verso chi mi ha liberato dalla mia prigione.- Rivolse lo sguardo verso la cassa ed emise un profondo sospiro. - Ora vedete questo luogo spoglio e inospitale. Tempo fa era pieno di meravigliose ricchezze. Sontuosi tappeti ne ornavano le pareti e il pavimento. Oggetti d’oro e d’argento e ogni varietà di pietre preziose erano disposti ordinatamente all’interno di pregiati mobili. Io con molta pazienza avevo recuperato tutti gli oggetti preziosi e belli che le tempeste di sabbia avevano rubato alle carovane, per poi abbandonarli tra le dune del deserto.

Un giorno mi venne a far visita un uomo. Di lui ricordo vividamente il suono della voce. Brillante come i diamanti e liscia come le perle. L’uomo mi adulò, mi lusingò. Io lo lasciai fare. Non vi so dire in che modo, né quando, ma a un certo punto lui non c’era più. Era scomparso. Pochi giorni dopo trovai la vecchia cassa da cui mi avete liberato. Era abbandonata in un angolo. Come mi avvicinai risentii risuonare nella mia testa la voce di quello strano uomo che mi ordinava d’aprirla. E così feci. Da quel momento vi rimasi rinchiuso fino a quando voi non mi avete liberato. Non vi nascondo il mio stupore quando ho visto attorno a me questo squallore. Stranamente non ho provato rabbia, ma una profonda gratitudine nei vostri confronti. I miei liberatori. Per rendere speciale questo momento ho deciso che da ora mi chiamerò Grato. Ma cosa vi ha condotto fino alla mia dimora?- - Una tempesta si è abbattuta sulla carovana. Procedendo alla cieca siamo caduti in questa caverna. Come te, anche noi abbiamo perso tutto e se rimarremo ancora qui non riusciremo a seguire la stella che ci condurrà alla presenza del Re del Mondo -. Melchiorre chinò la testa. Una lacrima gli uscì dall’occhio ma non cadde a terra. Grato la intercettò con un dito. La assaggiò, degustandola come se si trattasse di un vino pregiato. - Tu e i tuoi compagni meritate ben più di un pasto. Io vi aiuterò a continuare il vostro viaggio. Insieme inseguiremo la stella. Presto entrate nella cassa!- I tre si guardarono titubanti. Nel frattempo Grato aumentò la sua corporatura fino ad assumere dimensioni gigantesche. Si caricò la cassa sulle spalle e spiegò le ali. Gaspare, Melchiorre e Baldassarre si scambiarono sguardi carichi di diffidenza. Quella strana creatura voleva veramente aiutarli? Melchiorre prese i suoi amici per mano e urlò: - Con i ma e con i se non si va da nessuna parte! Seguitemi, saliamo a bordo di questo strano velivolo e andiamo a conoscere il Re del Mondo.- Con l’agilità di un capretto, salì sulla schiena di Grato e si accomodò nella cassa. Baldassarre e Gaspare come sempre lo seguirono. Grato sistematosi la cassa sulle spalle spiegò le ali e spiccò un balzo. In un lampo furono fuori dalla caverna. Era notte. Nel cielo sereno la stella Cometa brillava come un diamante. 

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