Un meraviglioso giorno di ottobre: aspetto l’autobus per casa. Una signora dall’aspetto dimesso, con uno spolverino blu, attraversa di fretta la strada e si pone vicino a me. Mi guarda ed esordisce con un
 * “semper de pressa. Mi voeri no andà innans insci. Sun stufa. Semper a drè al me omm. Lu ch’el va semper in turna a bef, a mangià e pisà ”.
*(sempre di fretta. Non voglio andare avanti così. Sempre a correre dietro al mio uomo. Lui che va sempre in giro a bere, mangiare e pisciare )
Non ho voglia di parlare ma non me la sento di abbandonare un essere umano a una solitudine che ha già fornito prova di sé in poche parole in dialetto. Cinicamente decido di difendermi con una banalità: “Facciamo una vita sbagliata!”. Improvvisa arriva la trasfigurazione: il volto s’illumina, mi guarda con gioia, nella voce compare quel tono particolare sinonimo di fede nella vita:
*“ meno male che ghè il lessotan!  Sunt trian ch’el ciapi tri volt al dì e ades stu ben. Sensa poedi no sta”
*(meno male che c’è il lessotan. Sono tre anni che lo prendo tre volte al giorno e adesso sto bene. Senza non posso vivere)
 A questo punto nella mia mente le barriere difensive diventano rigide: non ho tempo e ho già i miei problemi. Poi cosa c’entra il lessotan, noto ansiolitico usato forse nel suo caso come psico farmaco.
*“ Il me omm: ghel disi semper che staga attent. Se l’è a ca e ga de pisà chel vaga sul ces a pisa come i donn. Chel meta denter al cess e chel pisa denter e non foera come el fa adess. Pover omm col diabete e il rest e mi che sunt adrè a cur drè a lu. Ghel disi semper chel staga atent quand ga di pisà……per fortuna che c’è il lessotan”.
*(Il mio uomo: glielo dico sempre di stare attento. Se è a casa e deve pisciare che vada al cesso e pisci come le donne. Che lo metta dentro al cesso e che ci pisci dentro e non fuori come fa adesso. Povero uomo con il diabete e il resto ed io che devo corrergli dietro. Glielo dico sempre che stia attento quando deve pisciare…..per fortuna che c’è il lessotan!)
Ha continuato ancora per un minuto su questo tema. Mai nel pronunciare le parole “el me omm” ( il mio uomo) ho avvertito insofferenza, stanchezza. Non averlo classificato come “piscione” o non averlo chiamato col nome (che in quel caso poteva significare l’altro da me) la dice lunga sulla dolcezza con la quale pensa a lui.
Mi rifiuto di pensare che il l essotan abbia il potere di far emergere quei sentimenti che molte volte ci spaventano. A te dimessa sconosciuta dico grazie per aver diviso con me qualcosa di raro.
L’autobus arriva e non posso far altro che dirle senza ironia e con convinta partecipazione mentre salgo: meno male che c’è il lessotan!

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