"Ti è mai capitato di lottare così tanto da rimanere stremato, prosciugato dalla battaglia? E una volta persa la cieca convinzione della vittoria, fare i conti con la realtà, affrontare anche quest'ultima per poi abbandonare perchè tutto sembra esserti contro? Ti è mai capitato di avere una possibilità su un milione e riuscire a fare colpo, inaspettatamente, quando tutto sembrava esser andato perso? Ti è mai capitato di vincere e non essere in grado di gustarti la vittoria, che magari fosse la battaglia stessa il vero sapore?"

Virginia era un fiume in piena, forse merito di quella bottiglia di prosecco, o forse perchè erano parole che aspettavano di uscire già da un po'. Matteo si avvicinò e si sedette sul marciapiede accanto a lei. 

"Sì, mi è successo."

"E come ti sei sentito? Perchè io, io mi sento uno schifo. Non riesco a stare in pace e pare che questo sia il mio unico modo di concepire la vita. Mi sembra di impazzire."

"Spaesato, ecco come. Arrivare in fondo a una lunga e logorante guerra comporta dei sacrifici; forse hai perso un pezzetto di speranza, di convinzione, di te stessa perfino, ad ogni colpo. O forse quello che ti sembrava da lontano essere un tesoro inestimabile, si è rivelato solo un'accozzaglia di robetta guardandolo più da vicino."

Virginia gli allungò la bottiglia e lui ne bevve un lungo sorso. In via Petroni, il venerdì sera, c'era un mare di gente, quasi fastidioso. In tanti camminavano loro intorno, si scontravano, inciampavano. Il paradiso del far casino, dell'allegria, dell'alcool a 1 euro, delle danze in mezzo alla strada. E loro due, nota stonata, assorti in altri pensieri, incapaci di farsi contagiare dalla voglia di far festa. 

"E' così ingiusto... Non so cosa fare."

Matteo aprì il pacchetto di Marlboro Gold, ne accese una; non l'aveva offerta perchè lei non era una fumatrice, ma stasera evidentemente si sconvolgevano tutti i canoni. Arrivarono in fondo alle rispettive sigarette prima di riprendere a parlare.

"Non credo che tu non sappia cosa fare. In realtà, sotto sotto, tu sai ciò che vuoi. Il disagio che senti addosso è la prova del fatto che non sei felice, ma non hai il coraggio di cambiare. Perchè? Perchè questo renderebbe la tua battaglia appena vinta, dopo tanta fatica, inutile? Se è così, è sciocco e insensato."

A sentirsi smascherata in quel modo, toccata nel profondo proprio da lui, Virginia si agitò. 

"Non ho affatto paura di cambiare! Ho sofferto per tanto tempo e alla fine ho avuto ragione; ti rendi conto di quanto sono stata fortunata? Sono in difficoltà, è vero, ma non mi butterò in un'altra arena senza aver dato tutto in questa. Se necessario combatterò anche contro me stessa."

"Ah, questa è bella davvero! Hai ragione, stai impazzendo."

Bevvero entrambi ancora, fino a che non ci fu più nulla da far scendere giù. Matteo la guardava intensamente, avvicinandosi ulteriormente con la scusa che c'era la musica e non si sentiva bene.

"La sola e unica lotta da intraprendere è quella verso la felicità; tu stai facendo di una singola battaglia, una guerra intera. E questo ti porta a non vedere l'obiettivo, dunque rimani infelice. Perchè sei conscia di non star facendo il meglio per te, sai che questo non è ciò che desideri, anche se l'hai voluto ardentemente per anni. Qualcosa è cambiato, lo sai anche tu, non puoi far finta che sia tutto come prima!"

Virginia si alzò da terra, impaurita dalle parole che sapeva esser vere, e da lui. Così vicino, troppo vicino, incredibilmente difficile da respingere.

"No, no, no.. Non posso.."

Matteo le andò dietro; anche sei lei continuava a camminare nervosamente avanti e indietro lui non la mollava un istante. 

"Perchè? Perchè non puoi?"

Avere davanti in quel momento di scombussolamento totale, lui, l'artefice inconsapevole di tutti quei dubbi, fu troppo da sopportare. Senza esitare un attimo di più, lo baciò con passione. E al diavolo il senso di colpa che avrebbe bussato alla sua porta subito dopo, al diavolo il buon senso, la maturità, al diavolo tutto! Soltanto in quel bacio trovò la serenità che stava da tempo rincorrendo. Anche se non era giusto, anche se non voleva ammetterlo, anche se l'avrebbe negato sotto giuramento. Si guardarono, ubriachi, felici, immersi l'uno nell'altra.

"Perchè no?" Le disse piano.

E avendo davanti quel volto, con un'espressione così intensa dipinta, Virginia non avrebbe potuto far altro che preparsi a una nuova e agguerrita lotta.

 

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