«Non è stata imbrattata. L’abbiamo dipinta apposta così».
L’uomo col costume strano sobbalzò. Intento com’era a osservare la statua, non aveva sentito arrivare la ragazza.
Fu colto da una sensazione di disagio. In costume da bagno, nel bel mezzo di una proprietà privata in cui si era intrufolato senza sapere bene come, risalendo una scalinata che, attraverso gli scogli, s’inerpicava dal mare tranquillo sotto il sole estivo... ma la ragazza sorrise e la sensazione svanì.
«Le statue antiche erano colorate» disse la ragazza «Sono stati i secoli e le intemperie a privarle della tinta, ma in realtà...».
«Avevo letto qualcosa in proposito» disse l’uomo tornando a osservare la statua. Man mano che la guardava, sembrava sempre meno pacchiana. Coi capezzoli e le labbra di un rosso acceso e il velo che, più che coprire, sembrava prossimo a cadere, aveva un che di sensuale.
«Afrodite» disse la ragazza «Dea dei marinai».
«Credevo che fosse Nettuno il dio del mare».
«Poseidone, se proprio vogliamo essere filologici. In origine Nettuno era una divinità fluviale, latina, poi fusa con quella greca. I naviganti però veneravano molto Afrodite, che rendeva sicuri i viaggi per mare e proteggeva chi tornava a casa»-
«Non l’avrei mai detto» disse l’uomo.
«Non è tanto strano, se ci riflette. Erano gli uomini ad andare per mare, lontani dalle loro donne, spesso per molto tempo. Per questo mia madre ha voluto mettere qui la statua».
L’uomo col costume strano guardò il panorama e disse il nome del promontorio.
«Noi lo chiamiamo semplicemente “La Punta” disse la ragazza. Uno spasimante di mia madre morì qui, molti anni fa. Partì per un giro in barca e non tornò più».
«Mi spiace... io non...» disse l’uomo dal costume strano.
«Da un po’ di anni a questa parte, a una certa ora, lei si mette qui e guarda il mare, come si aspettasse di vederlo ricomparire. Sa, l’Alzheimer...».
«Mi sembra molto romantico» disse l’uomo.
«Sul serio? A me sembra più un’ossessione. Qualcosa che torna e torna quando, invece, non dovrebbe tornare».
Il volto della ragazza si era incupito. L’uomo dal costume strano ebbe di nuovo quella sensazione di disagio. Di straniamento. Di essere la persona sbagliata nel posto sbagliato al momento sbagliato.
«È meglio che vada» disse. Si chiese se sarebbe riuscito a percorrere la discesa a mare in senso inverso senza rompersi l’osso del collo. Se sarebbe riuscito a ritrovare la strada. Era arrivato in barca e… ma l’aveva legata bene? Fu sul punto di chiedere alla ragazza il permesso di tornare a casa via terra, ma scartò l’idea. «Arrivederci, allora» disse. Improvvisamente, si rese conto che il costume della ragazza era straordinariamente succinto. Strano che non se ne fosse accorto prima.
«Arrivederci» rispose la ragazza. Non aveva mosso un muscolo, come se anche lei si fosse trasformata in una statua.
L’uomo dal costume strano non disse altro e prese a scendere la scalinata, pian piano.

«Come va la mamma, oggi?».
«Al solito» disse il padre, poi, con un sospiro: «Fra poco vorrà andare alla Punta. Mi chiedo se dovrei essere geloso, poi mi rendo conto che è una domanda inutile. SONO geloso».
La ragazza gli carezzò la mano. Il padre guardava davanti a sé senza fissare nulla di preciso, come se non sapesse cosa osservare, nè se ci fosse qualcosa da osservare. Come se, anche lui, come l’uomo dal costume strano, fosse nel posto sbagliato al momento sbagliato. Alla fine disse: «Non sarà pericoloso?».
«No» disse la ragazza continuando ad accarezzargli la mano «No».

L’uomo dal costume strano aveva raggiunto la barca. Non ricordava dove l’avesse ormeggiata, ma la discesa a mare conduceva in punto preciso – una caletta rocciosa larga pochi metri – e la barca era lì. Non c’erano bitte, solo un paletto di legno corroso dalla salsedine. Attraccare in quel punto era stata una vera imprudenza e l’uomo dal costume strano si chiese come avesse potuto commetterla. Aveva sperato che la sensazione di sfasamento che aveva provato davanti alla ragazza svanisse, ma non stava accadendo. Anzi, si sentiva sempre più confuso. Forse aveva preso un colpo di sole? Si bagnò la testa con l’acqua del mare e cercò di specchiarsi nelle onde, ma il mare era scuro e non gli restituì nessun riflesso.

«Forse dovrei evitarlo, non credi?» disse la madre.
La ragazza non rispose e la madre aggiunse: «Tuo padre potrebbe aversene a male, se lo sapesse». Guardò la foto sul tavolino accanto. «Potrei lasciarla a casa» disse «Cosa ne dici?».
La ragazza non rispose. Ogni giorno, la passeggiata alla Punta cominciava con quelle parole, sempre le stesse.
«Magari domani, però» disse la madre, e sorrise.
Dolcemente, la ragazza prese la foto che ritraeva sua madre, da giovane, accanto a un uomo che non era suo padre.
Un uomo con un costume strano, intero e a righe, di quelli che si usavano un tempo.

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