Credevo di dover rimanere così per sempre, mentre l'ombra del niente continuava a galoppare trascinandomi con sé, verso l'inevitabile oblio di una fiaba senza morale.

Viaggiavo sempre a velocità variabile che impressionava i passeggeri con improvvise accelerate e violente sterzate. La calma di sicuro non mi apparteneva ma l'irrequietezza era sepolta sotto un duro, spesso ed elegante strato di illusioni morte. Ostentavo il mio distacco in maniera eccelsa; soprattutto davanti agli ufficiali di polizia nei rari posti di blocco dai quali sono sempre sgattaiolata via con nonchalance. Era bello fare l'autista privata. Mi feci una buona fama per la puntualità, ma poi fu la mia disponibilità ad accompagnare chiunque, ovunque e a qualsiasi ora, che riempì la mia agenda. Insomma, vivevo tutti i giorni e le notti in una fitta struttura di appuntamenti. Se guadagnavo bene? Maledettamente si. Soprattutto per tenere la bocca chiusa. Senza pregiudizio ascoltavo e facevo ingenue domande da bambina che strappavano sorrisi perplessi ma sereni ai miei clienti. Cominciai a fare questo mestiere proprio perché non mi interessava della gente, ma a quanto pare i miei compagni di viaggio lo annusavano, percepivano la totale mancanza di giudizio e svisceravano con me ogni assurda verità come fanno le casalinghe annoiate dalla parrucchiera. La prima volta nessuno si aspettava di trovare una donna alla guida, d'altronde ricevevano il mio contatto per passaparola e dovevano parlare prima con il mio segretario. Devo veramente aver ispirato fiducia al punto da farmi rivelare i più intimi segreti e le più oscure magagne dagli ospiti della mia sgangherata Twingo blu. E sì, mica ti aspettavi una Mercedes vero? Potevo permettermi di meglio, ma adoravo viaggiare sulla mia primissima auto acquistata con i risparmi di quando ero cameriera, non solo funzionava benissimo ma era funzionale alla tipologia dei viaggi, inoltre trovavo onorevole per lei, che tutta sporca e con la carrozzeria abbozzata, trasportasse la più illustre elite della città. Tra spacciatori e magistrati, tutti si sono seduti sul suo sedile posteriore, e senza saperlo si sono anche incontrati al di fuori dallo stesso ignoto abitacolo che "segretamente" li trasportava da una dimensione ad un'altra delle loro vite, durante i brevi viaggi che ognuno credeva essere un privilegio esclusivo. Mica prendevi un taxi per farti portare ad un festino per scambisti se il tuo nome compariva sui quotidiani locali e nazionali, e non ti presentavi neanche a bordo di auto di lusso, se il luogo era fuoricittà tra palazzine abbandonate e sterrati bui. Ti ci portavo io con la mia preziosa auto qualunque. Guidavo bene e non mi fregava niente dei vizi e delle virtù di chi trasportavo. Ero dolce, gentile e discreta, parlavo se loro volevano parlare e stavo zitta se non sentivo fiatare nessuno. Mi pagavano in contanti all'arrivo e ricevevo copiose mance. Gli abituee mi salutavano sempre con un sincero "Grazie, a dopo!". Mi sentivo appagata e soddisfatta, finché dopo un paio di anni, senza volerlo, il mio cervello cominciò ad incrociare luoghi e nomi, ricamando una trama molto più tenebrosa di ogni qualsiasi perversa attitudine mi venisse raccontata durante i vari tragitti.
Una sera, intorno alle ore 20, andai a prendere il Sig. Rudy nei pressi di un parchetto pubblico ai margini della città, un luogo poco conosciuto e frequentato principalmente da tossici.
Quando accolsi quel buffo ometto, ebbi l'impressione di averlo già visto. Basso, tozzo e dall'andamento ciondolante, viso tondo e ben rasato. Abito classico a coste sottili sui toni del verde scuro, corredato da un cappello color panna così come i mocassini, in stile anni 30. Ma sì! Era quasi del tutto identico a Danny De Vito, tranne che per il naso. Il becco del mio ospite era davvero aquilino come quello del Pinguino, il tormentato nemico di Batman interpretato dal famoso attore in un film del '92. Lo accolsi nell'auto e mi risedetti al posto di guida. Di solito attendevo che l'ospite aprisse eventualmente una conversazione, ma qualcosa mi invitó a riferirmi a lui per prima e con garbo mi permisi di fargli notare la sua somiglianza con il personaggio fumettistico in questione. Lui ebbe un tono molto cortese nel rispondermi, disse che ero la seconda persona in 47 anni a rivolgergli tale osservazione e che la sua carriera non gli permetteva di incontrare spesso fans del regista Tim Burton. Aggiunse anche che il mio tono gli sembrava costernato di note amare nonostante il bel sorriso cortese. Accennai un'espressione di conferma, uno sguardo che fu corrisposto nel riflesso dello specchietto retrovisore da occhi indagatori in cerca di verità profonde, un incrocio fulmineo che penetrò nella mia anima surgelata, forse perché i pinguini, si sa che si trovano a proprio agio sul ghiaccio.

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Gemellaggio 2/3

20 November 2025

«Abbiamo un detto, sulla Terra: “Il medico pietoso fa la piaga purulenta”. E, dato che l’idea è vostra...». Srexis esitò, poi disse «Ecco… è come mangiate, tanto per cominciare». «Come?» Ambra era decisamente sorpresa. Avevano gustato il cibo locale senza troppa difficoltà. Certo, non avevano adoperato [...]

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La bella sigaraia (2/4)

20 November 2025

Da qualche tempo quell’uomo tornava spesso. Parlava poco, ma i suoi occhi dicevano più di qualunque parola. Non sapevo se temerlo o compatirlo. Avevo sentito dire che scriveva storie strane e che viveva quasi senza soldi. Pensavo a lui, a volte, la sera, quando spegnevo la candela e restavo ad [...]

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Gemellaggio 1/3

19 November 2025

Se un uomo avesse guardato il seno di Ambra in quel modo, Max gli avrebbe mollato un cazzotto. Probabilmente lo avrebbe fatto anche se si fosse trattato di una donna. Ma Shassta non era né donna né uomo. Non era neppure un essere umano. Ciò non di meno dovette percepire l’irritazione di Max perché [...]

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La bella sigaraia (1/4)

19 November 2025

L’odore del tabacco mi resta addosso così tenacemente che, per quanto usi il sapone, non riesco a liberarmene. Ma devo convivere anche con altro, oltre a quell’odore che impregna ogni cosa del luogo in cui trascorro dieci ore al giorno della mia vita. Ogni mattina, entrando nell’emporio di Anderson [...]

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L'uovo 2/2

18 November 2025

Quando si svegliò, depose l’uovo nel giaciglio e andò a lavorare. Rientrato trovò l’uovo ridotto in tanti frammenti. Osservò che non vi erano tracce di liquido né sul giaciglio né sul pavimento. C’erano però alcune piume a terra che Luca seguì fino alla finestra aperta. Fuori, nel giardino, vide [...]

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18 November 2025

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L'uovo 1/2

17 November 2025

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Se la vita ti dà limoni... 1/2

17 November 2025

Margherita attraversa la piazzetta di corsa. Con lo zainetto che le sbatte sul fianco, entra al Plume con slancio da centometrista, facendo quasi sbattere la porta sul naso di un avventore in procinto di uscire. Gli improperi che lui bofonchia sono coperti dal rumore di accelerazione del bus da [...]

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In fregola

16 November 2025

Qua e là sulla facciata del condominio le luci accese per la cena. Una donna con un cane tra le auto parcheggiate. I lampioni accessi. Poche foglie sui platani. Semaforo verde e attraversiamo la strada. Davanti alla porta del monolocale i nostri corpi entrarono in fregola.

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16 November 2025

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La foto della pazzia

15 November 2025

Presi le foto, quelle che la mia ragazza mi consegnava felice ogni fine settimana… per la quarta volta di fila era lì in mezzo alle altre. Non sopportavo quell’immagine… con lui lì. Sì lo vedevo, pensava di nascondersi, ma io lo vedevo proprio sullo sfondo, di profilo. Ricominciai a guardare le [...]

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Pomeriggio sospeso

15 November 2025

Dovrei finire di leggere qualche libro. Lo penso mentre ne osservo la copertina, bloccata sul tavolo, come se aspettasse da ore. Sarei anche uscito a fotografare, magari in città, a rincorrere la luce tra i palazzi. Ma ho fatto tardi e quindi niente. Potrei scendere comunque, giusto qui intorno: [...]

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