DOMENICO

Piacere, mi chiamo Domenico, sono nato a Orte ma vivo a Roma da sempre.

Via Machiavelli 69, angolo piazza Vittorio, terzo piano interno 10, ma bussate perché il campanello non funziona, proprio come 25 anni fa.

Anche per quanto riguarda il palazzo, qui è cambiato poco e niente.

Le differenze sostanziali sono:

1) IO…. In quanto raro italiano di tutto il condominio, con la famiglia Consolo e il professor Vincenzi.

2) TUTTO IL CONDOMINIO. … In quanto flussi e ricambi migratori hanno continuamente rinnovato il censimento multietnico del civico 69, recentemente assestato ai seguenti risultati:

35% nordafricani

22% russi, polacchi, albanesi, serbi, croati

35% cinesi

8% pakistani.

Più, come già detto, il sottoscritto, la famiglia Consolo e il professor Vincenzi.

Convivenza perfetta. Tutti litigano con tutti come in ogni condominio che si rispetti.

Altra differenza, il riscaldamento autonomo. Quando sono arrivato vivevo incollato alla stufetta. Quella elettrica coi tubicini tipo girarrosto. Ve la ricordate?

Altra novità gli ascensori gemelli del cortile. Due gabbioni di ferro che quando funzionano, praticamente mai, scaricano gli inquilini sui ballatoi esterni di destra e sinistra.

Per il resto tutto uguale, compresa la cucina della trattoria che sbocca sul cortile e, sempre sul cortile, purtroppo sfiata.

Fritto cinese…..

Non c’è più il sor Checco, quello della pajata. Oggi c’è il signor Kao Ciùn Li e visto che le porte danno tutte sui ballatoi esterni, tutti gli appartamenti profumano di Pekino n. 5.

Soprattutto il mio…

A casa sanno di fritto anche le mutande chiuse nel cassetto. Letto, poltrone, pianoforte, vasca, tutto!

Sa di fritto anche Giovanna, ma lei non ci fa caso. Onestamente non sapeva di colonia nemmeno la sera che l’ho conosciuta…

Era notte..

Era agosto..

Ero solo..

Lei invece era con un indiano ai giardinetti di piazza Vittorio. L’indiano me l’aveva offerta a un prezzo contrattabile, ma io ho non avevo neanche discusso. LA VOLEVO! SIIIIIII! VOLEVO SENTIRMI TARZAN!

A proposito. Giovanna è una scimmia.

Nana…

Sarà alta sì e no venti centimetri. Ma per un Tarzan da due camere e cucina senza Jane è più che sufficiente.

Si è acclimatata bene. Vola da un lampadario all’altro, mangia i bucatini cacio e pepe, due dita di caffè al mattino, due gocce di wisky la sera e usa il telecomando da dio.

Ma i documentari sugli animali l’annoiano molto.

Ci facciamo compagnia da due anni, da quando la mia ex Jane, cioè mia moglie Mercedes mi ha scaricato ed è andata a vivere a Capri con un pescatore di cozze.

Cozze e basta.

Se pesca vongole o spigole ributta tutto a mare perché, come dice Mercedes, LUI SI’ CHE SA COSA VUOLE DALLA VITA e tiene duro.

Io no.

Io volevo vivere a Las Vegas e vivo a Roma, volevo fare il playboy e mi sono sposato, volevo diventare John Lennon e invece suono in un pianobar e compongo jingle pubblicitari per il pacchetto clienti di Tele Tufello e Radioromanostra.

Forse avete sentito quello della mortadella della premiata ditta Farozzi e figlio di borgata Finocchio. Quello che fa:

MORTADELLA FAROZZI

TI MANGIANO ANCHE I MOZZI

PERCHE’ ANCHE IN ALTO MARE

CE GUSTA MUCHO ER MAIALE

Sound vagamente afrocubano e un pizzico di nenia hawaiana.

Non è Yesterday ma ci ho pagato gli arretrati del gas, more comprese..

Ecco perché Mercedes dice che io non so tener duro come il suo pescatore. Però non lo dice che al pescatore la bolletta del gas della villa di Capri gliela paga il padre (che esporta pomodori in scatola in tutto il mondo).

Ma chissene frega.

Ormai non maledico più il giorno che avevo accettato la scrittura estiva a Capri. Eh sì, colpa mia se aveva conosciuto il cozzarolo.

Ho persino smesso di chiamarla tre volte al giorno per dirle AMORE TORNA alla prima telefonata, SE NON TORNI M’AMMAZZO ALLA SECONDA e semplicemente MIGNOTTA alla terza.

Ormai la chiamo solo a Natale e per il suo compleanno.

E le dico mignatta e basta.

Tutto passa e in fondo sono contento per lei che s’è sistemata bene, perché tanto prima o poi sarebbe finita lo stesso.

Perché?

Per la varicella. Varicella tardiva contratta sotto il militare a Udine.

Che c’entra?

L’esimio professor Guidarelli, dopo un milione di vecchie lire senza ricevuta, disse che la varicella c’entrava e come con la mia impossibilità a procreare.

Momento! Funziono eh! Strafunziono! Quanto e più del cozzarolo, questo Mercedes non lo può negare!

Ma sono sterile.

Possibile che quattro bollicine hanno fatto tutto sto casino?

E’ magari è sempre colpa della varicella se non sono Lennon bis e se faccio i jingle delle mortadelle.

Ma secondo voi Mercedes m’ha lasciato per le mortadelle, per il figlio o perché è una grandissima stronza?

Quien sabe..

Secondo il prof. Vincenzi i grandi interrogativi della vita sono destinati a rimanere senza risposta, ma non bisogna arrendersi.

Infatti sono cinquant’anni che cerca di scoprire se il rame può diventare veramente oro. Abitare a due passi dalla Porta Magica gli ha fuso il cervello.

La conoscete voi la Porta Magica di piazza Vittorio?

Sembra solo un pezzo di muro vecchio, ma sopra ci sono tanti strani segni scolpiti, dice la leggenda, da un principe stregone. Segni che dovrebbero dare precisa precisa la ricetta dell’oro.

Ma è come avere quella della Carbonara in swahili. Se non sai lo swahili come ci arrivi all’uovo e alla pancetta?

Ultimamente a dire il vero, era apparsa anche un’altra scritta

DEBORA FACCE ‘NA POMPA

ma il professore ha escluso che ai fini dell’oro fosse rilevante.

Due scuole di pensiero.

E comunque il professore è tanto sicuro che continua a investire la pensione in pentolini di rame e li tiene in cassaforte, così appena scopre la formula è fatta!

Che bella cosa essere rincoglioniti.

All’alba quando torno dal pianobar con Giovanna che mi dorme in tasca, lo trovo sempre lì il prof., sul seggiolino pieghevole con un pentolino in mano.

Mi guarda e sospira. E’ ancora rame.

Un’altra notte buttata via, lui a decifrare gli sgorbi di pietra, io a cantare per i turisti giapponesi.

Ma lui perlomeno ha sognato ancora.

Io no, non sogno più, io non so se mia moglie m’ha lasciato per il figlio che non abbiamo avuto, ma so che al posto suo l’avrei fatto per questo perché con tutto il rispetto per il professor Vincenzi e anche per la signorina Debora che non ho il piacere di conoscere, io ormai l’ho capito che diventa oro solo quello che non puoi avere mai.

Ma lo scopri soltanto quando, per esempio, paghi un milione senza ricevuta per farti dire che è proprio sicuro che..non..potrai…averlo…mai.

Prima non lo sapevo cos’era il mio oro.

Adesso lo sento strillare nei passeggini, lo vedo giocare in cortile, oro di tutti i colori.

Nero come i figli dei Wanenga, giallo come i nipoti di Kao Ciun Li, bianco come i Consolo Junior….

E io ho Giovanna che mi dorme in tasca

E il professor Vincenzi ha il pentolino.

Meglio di niente…..

Così ogni mattina aspettiamo che apra il bar e disquisiamo un po’ di cabala e un po’ di pompe di Debora, mentre il rombo della prima metro fa tremare la Porta Magica e sveglia Giovanna che mi salta in testa per schiacciarmi le pulci che non ho. Poi entriamo al bar: caffè normale per me, corretto per Giovanna, cappuccino al vetro per il professore, maritozzo con panna per tutti e buonanotte.

Piazza Vittorio si sveglia e si gonfia di macchine e gente incazzata, ma noi per fortuna ce ne andiamo a dormire.

Con i tappi nelle orecchie…(SEGUE)

 

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