"Te lo avevo detto, te lo avevo detto che non volevo venire", scalpitava Rosa Maria mentre sua madre la sospingeva lungo la scalinata che immetteva nella elegantissima hall del Grand Hotel de Ville. Erano arrivate col taxi per assistere alla premiazione di Lucio De Franchis, illustre scrittore nonché padre di Rosa Maria.

 I rapporti tra padre e figlia non erano mai stati pacifici, Lucio avrebbe desiderato una figlia docile, vanitosa, amante del lusso e della bella vita.

Sì, perché lui veniva da una famiglia 'altolocata' nella ridente cittadina ai piedi dell'Etna. Già di per sé amava lo studio, la raffinatezza, la frequenza di circoli culturali che raccoglievano le persone più ‘in’. La moglie però l'aveva scelta lontana da quell'ambiente, e da quella città.

Geraldina era esile di corporatura ma con una enorme massa di capelli rosso tiziano, li teneva legati indietro, ma la lunga coda ondeggiava da una parte all'altra dandole l'aspetto di una puledrina scalpitante. Studiava ancora al liceo, ma in estate lavorava nel piccolo bar di famiglia al centro di Lipari, serviva ai tavoli e soleva scambiare qualche parola coi clienti.

Lucio era bello, alto, bruno e solo, e fu facile per i loro sguardi entrare in sintonia  ancor prima di scambiar parola.

"Salve", disse Geraldina con voce argentina, "cosa posso servirle?", si sentiva però un brivido dentro, quasi non svenne quando si sentì carezzare la mano nel porgere la lista delle bibite.

"Uno sciroppo di menta", rispose il bel giovane dopo qualche secondo, ma gli sguardi non si erano staccati, come attratti magneticamente. Poi lentamente il contatto epidermico svanì.

A 100 all'ora andava il cuore di Geraldina quando tornò con la bibita, fumante per il ghiaccio e inebriante per l'intenso aroma del ramoscello di menta.

Non ci volle molto a Lucio per conquistare Geraldina, occhi dolci, tocchi vellutati, modi suadenti. 

"Fammi conoscere i tuoi, ti voglio sposare!", disse Lucio, dopo una decina di giorni. La vacanza era finita e Lucio doveva tornare in redazione, era il direttore e non poteva prolungare le ferie.

Si sposarono dopo pochi mesi e a Geraldina sembrò di toccare il cielo con un dito.

Strano però, Lucio in breve mostrò di avere due personalità, affabile e affascinante fuori casa, rigido e arrogante dentro le mura domestiche!

"Geraldina", tuonava spesso, "ti ho detto che..." ...era stanco, non aveva fame, non era in vena di... così pian piano Geraldina cominciò a spegnersi dentro. Anche con la piccola Rosa Maria, Lucio manteneva un rigore che a volte faceva rabbrividire.

 

"Driiinnnnn", suonò il campanello, "chi sarà che suona così?", pensò Geraldina mentre di corsa si avviava alla porta. Era l'una di notte, Lucio era fuori, come già accadeva da tanto tempo, e Geraldina taceva.

 Guardò dall'occhiolino e vide una divisa, "chi è?", chiese con voce alterata, "carabinieri signora, apra, le riportiamo suo marito".

Non cadde dalle nuvole, se lo aspettava, prima o poi!

Troppe serate passate 'in redazione', troppo lontano dal Lucio che Geraldina aveva incontrato qualche anno prima! Lei però lo amava sempre ugualmente e pregava, pregava!

I carabinieri entrarono sostenendo Lucio che a malapena stava in equilibrio, aveva bevuto troppo stavolta, i carabinieri riferirono che era andato in escandescenze in un bar e in un raptus aveva ‘spaccato tutto’, era stato al Comando e ora lo avevano rilasciato. 

Geraldina lo fece adagiare sul divano e gli bagnò la fronte, aveva la febbre.

Lucio era precipitato nel tunnel dell'alcol, forse una sbandata per una donna, forse un periodo di crisi della sua attività di scrittore, alla quale peraltro teneva moltissimo quando era lucido.

Niente era cambiato però nel suo modo di agire in famiglia. Rosa Maria lo temeva e quando la sua mamma tentava di 'dipingerlo di rosa' la bambina si rabbuiava. 

"Mamma", diceva con occhi imploranti, "non sto bene con papà, mi rimprovera sempre, non gioca mai con me".

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