Quando varcai la soglia dell’ufficio, non sapevo ancora cosa mi sarebbe potuto accadere da lì a poco

Da poco laureato, avevo avuto poche esperienze nel mio ambito

Tutte piccole cose 

L’ufficio era nella palazzina anni 50 in Piazza Magni a Milano

Gli esperti la indicano come la più riconosciuta sede Ministeriale della Conservazione del Patrimonio Artistico del nostro paese e della Salvaguardia delle Tradizioni

Dopo circa un’ora di colloquio, mi ritrovai nel corridoio ancora incredulo

Con un plico di carte nella mano destra e un viso fiero dell’incarico assegnato

Avevo il treno la mattina dopo, alle cinque

Destinazione: Corigliano Calabro

L’appuntamento era con la dirigente Attinà Concetta, alle ore 14 circa

Nel viaggio girai e rigirai le carte

La nota diceva in sintesi: L’incarico a lei assegnato è atto a riconoscere il ruolo di suddette Majistre e renderlo noto, in modo da valorizzarne l’operato, il suo valore artistico e culturale

Verrà inoltre accompagnato dalla Cooperativa, che la affiancherà nel lavoro

Ora, lasciamo perdere il burocratese, ma la cosa che mi turbava e nel contempo spaventava era che non avevo neanche la minima idea di cosa potessero essere delle Majistre

Sì, il senso lo avevo compreso, ma chi mi sarei ritrovate di fronte proprio no

Dopo circa nove ore di viaggio e due cambi, arrivai alla stazione 

Poca gente e dell’ombra della dirigente nessuna

Sentii una brusca frenata pochi istanti dopo e la signora Attinà si delineò, di corsa, con la fronte sudata e i tacchi appuntiti delle sue scarpe rosse 

Ci presentammo e salimmo in macchina

Da buon milanese mi ero mangiato un tramezzino, come se avessi dovuto ottimizzare i tempi, certo che mi sarei trattenuto poco a Corigliano

Ma lei insistette e mi semi trascinò nella Trattoria “A’ Livella”

Qui fui letteralmente investito dall'ospitalità e da profumi davvero invitanti

Parlammo per ore, come se ci conoscessimo da sempre

Stavo cercando di vincere la mia timidezza in quel periodo

Ma con la signora Concetta non ne ebbi proprio bisogno

Ci demmo a poco a poco del tu e due note di servizio sull’indomani

Alle sette in punto, sveglio e sbarbato, scesi a fare colazione

E anche qui la tavola imbandita aveva su ogni ben di Dio

Volevo, prima di incontrarmi alle nove con la dirigente, fare un giro nel paese

Lo trovai ancora semi addormentato e non mi sembrava vero, rispetto ai ritmi di una Milano incalzante

Ne trovai giovamento e mi rilassai molto, godendo di un centro storico molto carino e ben tenuto

Arrivai con alcuni minuti di ritardo all’appuntamento, ma sembra che nessuno se ne fosse accorto

Anche lì la mia parte nordica mi faceva sentire in colpa

La signora Concetta mi venne incontro con passo da alpino, deciso e fiero

Mi strinse la mano e mi prese sotto braccio, facendomi imbarazzare non poco

Ma era così evidente la sua trasparenza che la seguii senza fiatare

Una volta dentro conobbi anche due donne della Cooperativa

Qui ebbi, ancora oggi lo penso, la fortuna di poter assistere a uno spettacolo forse unico nel suo genere

La premessa mi fu fatta per poter subito comprendere la cosa

La Cooperativa aveva negli anni recuperato vecchi telai per la tessitura

Un’arte che risaliva ancora alla Magna Grecia

E fino agli anni 60' molte famiglie ne possedevano uno

Il tempo aveva lentamente disperso il tutto e le giovani, anche di oggi, non avevano recuperato dalle loro madri il mestiere

Le stesse donne della Cooperativa, avevano anche fatto una ricerca su chi, tra quelle donne, fosse ancora in grado di poter far ripartire un progetto adito ma altrettanto affascinante

E ne trovarono due

Le stesse che quando mi videro non mi dissero nulla, ma leggendo i loro occhi avrei capito a breve

Mi fecero accomodare

E la prima pedalata nella parte bassa del telaio avviò il tutto

Come aver acceso una cinepresa che stava per trasmettere un film

Fin lì forse una normalità, ma un certo punto, prima una e poi l’altra donna iniziarono a intonare una nenia 

Una cantilena antica che pensai fosse un accompagnamento al lavoro, come la storia ci insegna

Ma non avevo colto, se non la piacevole melodia, il senso di quella arte nascosta

La signora Concetta mi si avvicinò e sussurrandomi all’orecchio mi disse:

-Un ordine matematico-

-Non capisco, cosa intende-

-Sì, un ordine matematico. Tutta questa cantilena nasconde un ben preciso ordine matematico.

Guarda, nel telaio ci sono 1800 fili di ordito che bisogna far passare nei “licci” in un ordine ben preciso.

Queste donne non avevano studiato lettura né scrittura e avevano costituito queste programmazioni matematiche attraverso il canto, in modo che il passaggio dei fili fosse esattamente là dove si voleva-

Ero stupefatto

La maestria di quelle donne era unica, la loro manualità unica nel genere

Il progetto intendeva proporre Il loro tessuto alla vendita

Lo avevano chiamato “Cangiari”, che in dialetto significa cambiare

E mai nome fu più propizio

Quando mi alzai per lasciare la stanza, gli occhi anziani e profondi delle due donne incontrarono di nuovo i miei

Accompagnati da un sorriso questa volta, che faceva intendere che avevo compreso

La signora Concetta mi diede un abbraccio che mi fece mancare il fiato, subito dopo avermi accompagnato al treno, con una promessa strappatami di poter rivedere quei luoghi meravigliosi

In treno ero ancora frastornato

Ruralità mista a matematica

Incredibile

A metà percorso aprii la pratica

Un freddo “APPROVATO” chiuse la fine di una pratica

Ma nel cuor mio sono certo, che non fosse altro che l’inizio di una grande avventura

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