A sera cominciarono ad arrivare uomini, donne, bambini da ogni parte, con differenti tratti somatici. Chissà da dove arrivavano! Alcuni avevano sul viso i segni della fatica del viaggio, altri sorridevano anche se le piaghe dei piedi bruciavano fortemente. Altri avevano negli occhi l'orrore del passato, altri la speranza del futuro. Il barcone era ancorato vicino al molo e a un cenno del capitano un uomo con un paio di baffi importanti e una pipa in bocca sempre accesa cominciò l'imbarco. Tutti in fila indiana depositavano in una cassetta, tenuta dai marinai, i loro soldi, che permettevano loro di guadagnare un posto sull’imbarcazione di ora in ora sempre più stretto.

A mezzanotte il barcone sembrava una città galleggiante e in silenzio prese il largo, con Mohamed e Rachel stretti a una donna con due bambini e a un paio di donne magre magre, tutti con gli occhi rivolti a quel buio e alle stelle del cielo che sfiaccolavano durante tale traversata. Come può una barca riuscire a navigare nel buio, quasi a squarciare la notte sotto l'umidità del mare e del cielo? Eppure il dondolio della barca indicava che l'avventura era cominciata e che, a poco a poco, l'Africa si allontanava. E con lei tutte le atrocità viste e vissute.

"Chissà se un giorno la mia Africa potrà essere come l'Europa!", pensò Mohamed; ma tenne il pensiero per sè e si addormentò, abbracciato a sua sorella.
Mohamed sognò verdi prati, dove mucche lilla producevano latte e cioccolato, una casa dove lui e sua sorella potevano finalmente fare colazione con i cornetti caldi e vedere la televisione, sentire le canzoni della Carrà. E nel sogno si vide mentre correva libero, senza alcuni costrizioni, e con lui una donna che si chiamava Libertà e gli sorrideva mentre fiumi d'acqua scorrevano nella pianura e ruscelli di latte riempivano scodelle da bere a sazietà. A un tratto il sogno svanì perché fu svegliato bruscamente dalle voci degli uomini del capitano che, fucili in mano, ordinavano a tutti di buttarsi in mare perché erano arrivati. Ma dove?  Non si vedeva altro che buio e non si sentivano che i brividi dell’umidità marina. Ma dove ci dobbiamo buttare?
Gli uomini minacciavano di sparare perché le lance della polizia italiana stavano per arrivare. 
Via tutti, fuori tutti! 
Ma noi abbiamo pagato! E il viaggio è finito?
Ora bisognava raggiungere a nuoto la riva, prima di essere scoperti dalle autorità militari italiane.

Uno di quegli uomini cominciò a buttare a mare chi capitava sotto. E tutti si ritrovarono a galleggiare sulla tavola d'acqua fra grida di disperazione perché non sapevano nuotare. Mohamed teneva vicino a sé la sorella e riuscì ad ancorarla a uno dei salvagenti che gli uomini del capitano avevano lanciato in mare.

Vide poi in difficoltà le due ragazze magre che sulla barca stavano assiepate a loro due, tanto stretti tutti da non riuscire quasi a respirare. Annaspavano e gridavano fra le voci di tanti lì, in quello specchio scuro di mare. Mohamed con alcune bracciate le raggiunse e appena arrivato, il ragazzo si sentì afferrato da mani sconosciute di altri, che speravano in lui per non affondare. Anche le ragazze si legarono al collo. Mohamed riuscì a fare aggrappare una ragazza a una ciambella, trovata per caso in superficie, mentre lui, l’altra sorella e quelle mani anonime e disperate, tutti si persero nella profondità di quel mare che prima li aveva fatti sperare di poter cambiare vita, ma che ora era diventato la tomba d'acqua della loro sventura e disperazione.

Il barcone s'era allontanato in tutta  fretta. Erano rimasti in superficie alcuni corpi neri nel mare nero, mentre i più fortunati, aggrappati ai gommoni, acquistavano la riva. Rachel gridava il nome di Mohamed. Lo chiamò per tutta la notte. Ma Mohamed non rispose. La disperazione, il terrore avevano cancellato in Rachel la gioia di essere arrivata in Sicilia, trascinata dalla marea e da quel salvagente che suo fratello aveva offerto a lei. Rachel piangeva e gridava il nome di Mohamed. Ma Mohamed non rispose mai e da quella notte maledetta e crudele, Rachel capì di essere entrata in un'altra nazione come clandestina e che in quella posizione non avrebbe potuto raccontare a nessuno il sacrificio di Mohamed, suo fratello.

Oggi Rachel ha regolarizzato la sua posizione, s'è sposata con un italiano, vive in una bella casa dove ogni mattina fa colazione con i cornetti caldi, ascolta le canzoni di Sanremo e della Carrà, ha avuto tre bambini e a volte racconta loro il sacrificio e la generosità di suo fratello Mohamed. Dell'altra donna, salvata dal ragazzo, Rachel seppe  dopo alcuni anni che quella notte aveva raggiunto la riva sana e salva. E che poi era andata in Francia a vivere la sua nuova vita da europea.

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