- Hai finito di fare i compiti? sbrigati se vuoi giocare!

- Oggi devo studiare storia. Lo sai che non mi piace. Faccio fatica.

- Poche storie. Datti da fare.

 

DUE GIORNI DOPO

- Sei stato interrogato?

- Sì

- E allora?

- La maestra ti vuole parlare

- Spero per te che abbia buone notizie. Altrimenti ti metto in collegio.

(Nella mente di Pietro: collegio=interrogatori, costrizioni, etc. etc.)

Segue un pomeriggio silenzioso. La tensione è palpabile. Anche a cena non si parla. Alle dieci tutti a dormire.

 

- Si accomodi, Signora. Dobbiamo parlare di suo figlio. Perché non riesce a legare con i suoi compagni?

- Non è vero, ha due amici: Sergio e Giovanni. Qualche volta studiano insieme.

- Si vedono al di fuori dei doveri di scuola? La domenica per esempio o per qualche festa?

- Signora, io sono sola e devo lavorare. Non ho tempo per accompagnarlo in giro. Ha solo 6 anni e per prima cosa deve fare i compiti. Quando sarà più grande ci penserò. Perché lo vuol sapere?

- Ho notato che non partecipa mai ai giochi collettivi. Il più delle volte se ne sta in disparte. Non entra mai nelle squadre che giocano a pallone.

- Ha visto come gracile? E poi...parli di lui con la Direttrice...

- Ne ho già parlato. Mi ha raccontato tutta la storia. Lo aiuti, Signora, lo incoraggi a stare con gli altri, lo lasci correre, stare all'aria aperta

- Fa presto a dire lei. So io tutti i sacrifici che debbo fare per farlo grande. Studia?

- Abbastanza. Fa fatica nel memorizzare date e sequenze di avvenimenti, ma per il resto non ci si può lamentare.

- Perchè non lo incoraggia aiutandolo con un mezzo punto in più nei voti?

- Signora, non mi chieda l'impossibile. Ci vediamo tra un mese.

 

Queste giovani maestre! Credono di sapere tutto loro. Non capiscono niente. E io sono sola!

-Ho parlato con la tua maestra. Perché non giochi con gli altri?

- Non mi vogliono. Io non ho il papà.

- Questo cosa vuol dire?

- E' così. Ho provato una volta a chiedere spiegazioni ma ho rischiato di prenderle.

- Ma....lascia perdere. Pensa a studiare.

 

Cosa gli racconto? Che l'ho trovato in mezzo alla strada? E se si ricorda qualcosa? Se per caso un volto gli è rimasto nella testa? Gli cambierò scuola. Sarà un altro sacrificio, ma se trovo quella giusta non faranno domande. Devo trovare una scuola con un preside di una certa età che la pensi come me. Spero che un giorno possa capire.

 

QUALCHE ANNO DOPO

- Allora, hai fatto quello che ti ho detto?

- No.

- Perché?

- Non ho fatto in tempo. Sono arrivato tardi da scuola. Mi sono fermato da Massimo poi sono arrivato a casa, mi sono seduto e mi sono addormentato sul tavolo.

- Non sei capace nemmeno di una piccola fatica per me. I figli! Belle soddisfazioni! A nulla valgono i sacrifici che si fanno per loro! Fino a cinque anni sono tutte moine e bacini, poi diventano tutti egoisti. Tanto verrebbe metterli al muro, un raffica e via...

 

MOLTI ANNI DOPO

- Non voglio più parlarne. Sei un immaturo e solo un egoista. Cosa credi di fare? Sposarsi? Non essere ridicolo! Sei solo un burattino in mano a della gentaglia. Sei una delusione! Credevo di aver cresciuto...Basta, basta!

L'uomo si alza, corre nell'altra stanza, prende una borsa e butta dentro il necessario per qualche giorno. Poi si ferma e riflette. Apre un cassetto e prende le fotografie fatte con gli amici in momenti ormai dimenticati. Porta con sé anche un paio di lettere scritte da una sconosciuta di cui la madre non sa nulla. E' tutto. Torna nella sala da pranzo e butta sul tavolo il mazzo di chiavi di casa. Non una parola, non un gesto particolare. La donna è pallida, ha le labbra esangui.

- Il super uomo se ne va! Bravo, voglio vedere poi dopo cosa farai!

 

 

 

 

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