Nel frattempo giunse un’auto di servizio. Ne scesero il maresciallo Tondo e altri due uomini, di cui uno con una borsa in pelle e aspetto da intellettuale. Tondo dapprima si avvicinò a Versace, che lo informò sommariamente dell’accaduto, poi, notando che Mimmo era tutto preso dalle sue riflessioni, lo chiamò.

-Che c’è, dimmi cosa stai pensando. -

-Hai notato le lampadine in strada? Le ultime sono state rotte a sassate. -

-Beh, non sarebbe la prima volta che qualche teppista con la fionda si diverte a prendere di mira i lampioni. - disse Tondo. Ma senza convinzione, aveva capito che Mimmo aveva già una sua idea. Versace si avvicinò ai due incuriosito.

Certo, non sarebbe la prima volta, ma qui è avvenuto un omicidio. E hai visto com’è tenuta in ordine la strada, non c’è una carta per terra.  Se ho capito bene la traversa è abitata quasi interamente da famiglie che sono in stretto legame di parentela tra di loro e considerano la strada come la corte di servizio delle loro abitazioni. Perciò nessuno dei giovani del posto si sognerebbe mai di danneggiare casa sua per puro divertimento, né si può pensare ad una spedizione di vandali forestieri in un posto così isolato. Secondo me sono state rotte per agevolare l’agguato. -

Il maresciallo lo guardava compiaciuto. 

Potrebbe essere. Ma saperlo ci serve a poco… - disse Versace.

Aspetta - lo interruppe Mimmo ormai preso dalla foga del ragionamento - Hai visto com’è difficile arrivare qui? Sia per venire che per andare via occorre per forza percorrere per almeno due chilometri la stessa strada. Che è talmente stretta che basterebbe anche una Ape a tre ruote ferma, per impedire il passaggio. Ora, mi sembra difficile che qualcuno venga  a piedi in un posto del genere a commettere un omicidio, in fondo ad una strada chiusa, abitata solo da parenti della vittima che potrebbero intervenire anche rispondendo al fuoco. Ma se fossero venuti con qualche mezzo di trasporto, come avrebbero potuto essere sicuri di trovare l’unica strada libera al momento della fuga? -

Si bloccò di colpo, sentendosi osservato.

Continui. -

Gli disse l’uomo con la borsa in pelle  che, dietro di lui, lo ascoltava interessato da un po’.

Il dottore Labate è il magistrato di turno - disse Tondo, divertito. Mimmo non fece una piega, ormai era in piena “trance” investigativa.

Bene, secondo me chi ha sparato è ancora qui, nascosto in una di queste case, che aspetta che si calmino le acque. -

Indicò le abitazioni vicine, davanti alle lampade rotte. 

Perché proprio in una di queste? - 

Chiese Tondo, che aveva già intuito la risposta ma era affascinato dal ragionamento.

Perché una volta sparato, avrebbe avuto troppo poco tempo per allontanarsi superando le tre lampade funzionanti senza correre il rischio di essere visto e magari riconosciuto. Se fosse dovuto andare oltre avrebbe rotto anche quelle. Due soli colpi di fucile e, dapprima, per almeno un minuto nessuno sarebbe uscito a vedere. Giusto il tempo per rientrare nel buio da dove era uscito. -

Ma trovare rifugio presso dei vicini di casa mi sembra complicato. Se qua sono tutti parenti… - obiettò Versace.

Non credo che si tratti di un omicidio di mafia. Se guardi bene, l’arma che ha sparato è un normale fucile da caccia, non a canne mozze. La rosata dei pallettoni sulla portiera dell’auto è troppo chiusa per essere stata sparata da una lupara. È stata sparata dall’altro lato della strada, che è larga, direi, al massimo dieci metri. Quindi tra tiratore e bersaglio, tutto compreso, ci saranno stati più o meno sei metri. Sparata da quella distanza, una rosata di lupara sarebbe molto più ampia. -

Il ragionamento del suo collega fila perfettamente. - disse il dottore Labate rivolto al maresciallo Tondo. 

Mi sembra plausibile; certo non è detto che sia andata così, ma ci sono buone probabilità che abbia colto nel segno. Adesso le dico cosa faremo. Intanto faccia venire altri uomini per chiudere la traversa ed essere sicuri che nessuno entri o esca dalle case senza essere visto. Attendiamo la scientifica, che dovrebbe giungere a breve, per farci confermare il tipo di arma usata. Se l’impressione del nostro amico sarà confermata, autorizzerò immediatamente la perquisizione di tutte le abitazioni della traversa. Badate bene che se ci sarà la perquisizione dovrà essere quasi contemporanea in tutte le abitazioni. Se è vero che qua sono tutti parenti potrebbero essere complici, e si potrebbero passare l’arma da qualche finestra sul retro o per qualche altra via. Nel frattempo cerchiamo di non fare capire ai presenti le nostre intenzioni. Sospendete la raccolta delle deposizioni, ammesso che ce ne siano. - 

Il maresciallo disse a Versace di occuparsi dei rinforzi. Poi rivolgendosi all’appuntato gli ordinò di recarsi presso il commissariato di zona e di chiedere l’elenco delle denunce di armi in carico ai residenti del posto. Non sarebbe stato un elenco esaustivo, ma comunque utile. Sempre che si trattasse di un’arma registrata.

La scientifica confermò subito che non si trattava di un’arma a canne mozze, ma di un fucile da caccia a due canne, presumibilmente calibro 16. Una doppietta, forse, o un sovrapposto. 

Mimmo ricordò la doppietta a cani esterni che aveva suo nonno paterno. Cacciatore indomabile, ogni occasione era buona per imbracciare il fucile e qualche volta, da bambino, lo aveva portato con sé in estate. Non gli piaceva la caccia come non gli piaceva il mercato del bestiame. Ma sparare sì, quello gli piaceva allora come adesso. Gli piaceva l’odore del fucile lubrificato, della polvere da sparo, il leggero odore di bruciato che gli restava sulle mani dopo aver sparato con la doppietta del nonno. Non se le voleva lavare dopo, quelle mani, tanto gli piaceva sentire l’odore della polvere da sparo esplosa. Sparava, sì, ma sempre contro bottiglie vuote, oppure contro qualche pitta di ficodindia. Ai bersagli inermi preferiva quelli inerti, senza vita. Chissà che fine aveva fatto quella doppietta, dopo la morte del nonno. Tornò alla realtà, e poco più in là vide il nonno seduto su un gradino, con la stessa birritta grigia in testa, lo sguardo rivolto verso terra, le mani grosse e  piene di calli appoggiate sulle ginocchia. Per un attimo. Poi realizzò che non era possibile. Ma la figura che vedeva era reale. Si avvicinò, e il vecchio alzò la testa. Senza dire una parola gli fece segno di sedersi a fianco a lui. Sotto quella birritta grigia, le sopracciglia nere e due occhi piccoli, contornati da profonde rughe scavate dal tempo. Mimmo si sedette come se non avesse niente da fare, se passasse da lì per caso.

(continua)

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