...Più di una settimana dopo, qualcuno gli fece notare che sarebbe dovuto andare al paese a registrare la mia nascita all’ufficio dell’anagrafe. Si palesò dirompente il problema del mio nome. Mia madre e mia nonna Adelina cercarono di mettere pace, una intercedendo con mio padre e l’altra con mio nonno, ma né l’uno né l’altro vollero piegarsi o scendere a compromessi. Mio padre decise che mi sarei chiamato come il nonno materno suo suocero, Filippo. Doppio sgarbo a mio nonno Carlo che, naturalmente, con il caratteraccio che aveva non cuciva neanche con il consuocero, che comunque era morto da qualche anno.  Partì quindi, Rocco Basile, per Massarìa dove aveva sede l’anagrafe comunale, insieme a due testimoni: compare Ciccio Malara ‘u furnaru, e Matteo Nucara ‘u pecuraru. Nessuno dei tre sapeva scrivere, né leggere. Era il 16 novembre 1894, nel primo pomeriggio. Quando si presentarono davanti all’impiegato comunale, Rocco aveva le idee chiare. Un po’ meno l’impiegato, seccato per essere stato svegliato e ancora stordito, oltre che dal sonno, dai fumi del vino che in mattinata gli aveva donato un paesano in segno di gratitudine per un favore ricevuto. Dopo aver stilato il cappelletto di premessa dell’atto, con le generalità dei genitori e quelle dei testimoni, guardò in faccia mio padre e gli fece la fatidica domanda: 

-quale nome mettete al bambino?

Rocco non seppe resistere alla tentazione di rimarcare la sua risolutezza, si voltò verso i suoi due amici e tagliando l’aria con la mano aperta esclamò: 

-non Carlo!

L’impiegato intinse il pennino nel calamaio e scrisse qualcosa sull’atto. Mio padre si voltò verso di lui per dichiarare il mio nome: Filippo. Un suono sordo, dapprima lontano poi sempre più forte e vicino, precedette la sua voce, poi la terra iniziò a tremare. L’impiegato comunale fu sbalzato dalla sedia, si rialzò e senza indugio corse fuori dalla stanza, seguito da mio padre e dai due testimoni. Sembrò passare un’eternità, gli uomini videro case accartocciarsi su se stesse, intere famiglie fuggirono verso il vicino torrente, un fiume di fango invase le strade, proveniente da chissà dove. Mio padre riuscì a tornare a Ruvolo, e trovò la casa ancora in piedi ma vuota. Mia madre, con me in braccio, la nonna e altri paesani, si era messa in salvo salendo su una rupe rocciosa alle spalle dell’abitato, un enorme blocco di granito che, si sapeva, aveva già resistito con successo ad altri spaventosi cataclismi nel corso dei secoli. I mesi successivi furono tristi. Tutti gli uomini furono impegnati nello sgombero delle macerie e molte famiglie piansero per i loro morti. La mia famiglia ne uscì  quasi indenne, tutti i miei parenti si salvarono e le ristrettezze e le difficoltà fecero riavvicinare mio padre e mio nonno. Ma del mio nome non se ne parlò più, per anni. Mi chiamavano Carlo e quello fu il mio nome fino al giorno in cui si rese necessario ottenere un certificato di nascita per l’iscrizione alla scuola elementare. Quando mio padre si presentò all’anagrafe per richiedere il certificato l’ufficiale dell’anagrafe aprì il registro dell’anno 1894 miracolosamente intatto, e rintracciò la pagina. 

Avrete capito che la gente semplice come noi non dava una grande importanza alle carte e ai documenti. Per mio padre il tempo impegnato nelle pratiche di cui non capiva niente era perso. Nulla di strano quindi che non si sia reso conto che in realtà l’atto di nascita non fosse stato completato a causa del terremoto. Nessuno aveva firmato niente.  L’impiegato gli spiegò la situazione e mio padre ne prese atto seccato.

E quindi adesso come si fa? Mio figlio non potrà andare a scuola? -

L’uomo pensò che a volte per risolvere un grosso guaio può essere giustificata una piccola infrazione. Quel maledetto terremoto aveva già dato tanti dispiaceri.

Conosco bene Ciccio Malara e Matteo Nucara, entrambi non sanno leggere e scrivere. Ma voi? - chiese.

Neanche io, per tagliare legna non serve. So far di conto, peròQuello sì! -

Non ci serve. Invece vi sembrerà strano, ma che non sappiate scrivere in questo caso è utile. Mettete un segno di croce qui. -

Mio padre firmò, poi l’impiegato appose una croce sotto il nome di Matteo Nucara e una sotto quello di Francesco Malara. L’atto era completo. Soddisfatto, l’uomo stilò il certificato e lo consegnò a mio padre che capì, ringraziò, e naturalmente senza leggerlo poiché non sapeva farlo, lo portò alla scuola elementare per iscrivermi al primo anno. 

Così, con un reato commesso a fin di bene, la procedura di ufficializzazione della mia esistenza in vita fu completata sei anni dopo la mia nascita.  

Il primo giorno di scuola uscii di casa euforico. Fuori della piccola casa che fungeva da scuola elementare, all’inizio del paese, c’erano già altri bambini, alcuni più grandi di me. Ci conoscevamo tutti ovviamente. Il maestro veniva dalla città, era un signore alto, ben vestito, un paio di grandi baffi neri, l’orologio nel panciotto e gli occhiali con le lenti rotonde. Si fermò sulla porta della scuola, e ci spiegò cosa ci stavamo apprestando a fare, cosa significasse quella fase della nostra vita e quanto fosse importante che tutti ci impegnassimo ad apprendere ed aiutarci tra di noi a tal fine.  Mi piacque. Poi prese un foglio di carta e leggendolo iniziò a chiamare il primo appello dell’anno. Naturalmente in ordine alfabetico. Con la A iniziale non c’era nessuno.

-Basile Noncarlo! -

Ci guardò, perplesso. Poichè nessuno rispondeva, andò avanti. Via via che chiamava i nomi, i miei compagni entrarono in aula. Alla fine rimasi solo, a guardare in viso il maestro. Lui sulla soglia, ed io tre gradini più in basso. 

-Come ti chiami? -

Me lo chiese, ma credo sapesse già che quel Basile ero io.

-Carlo Basile, signor maestro. -

-Infatti- disse- ho sbagliato a leggere. Come vedi anche i maestri non sono infallibili. -

Con un sorriso che non scorderò mai, m’invitò ad entrare. Il primo giorno di scuola fu indimenticabile, un misto di emozioni difficilmente descrivibili. Tristezza, timore, voglia di scappare… poi curiosità, interesse, allegria. 

Fu il mio maestro che in seguito ricostruì i fatti e mi raccontò ciò che era successo. Mi spiegò che  una volta adulto avrei potuto, se avessi voluto, fare modificare legalmente il mio nome, da Noncarlo a Carlo, ma io non ho mai voluto farlo. Ancora oggi capita che quando qualcuno sente per la prima volta il mio vero nome ci scherzi sopra oppure trattenga a stento l'ilarità. Ma poi, conoscendomi, il nome non conta più.

Ricordate ragazzi, il vostro nome è importante per voi, senza dubbio. Ma sarà importante nella vita nella misura in cui saprete onorarlo con le parole e nei fatti. Ognuno di voi, al termine del percorso d’istruzione seguirà una strada che lo porterà ad essere parte di qualcos’altro, ad influire sulla vita di altri. Sappiate essere buoni alunni per potere in futuro essere buoni maestri, di scuola o di vita, per chi sarà bambino dopo di voi. E adesso iniziamo…

Tutti i racconti

0
0
4

Gli occhiali (1 di 2)

25 April 2024

Dopo le ferie di Natale Patrizio aveva dato di matto. Era venuto in ufficio urlando che era un regalo del cavolo, che l’anonimo donante era un vigliacco e che la faccenda non sarebbe finita lì. Sulla vigliaccheria dell’ignoto benefattore potevamo anche essere d’accordo, ma la reazione di Patrizio [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

0
0
3

Vi racconto Ludwig Van Beethoven terza parte

Il Titano della Musica

25 April 2024

Nel 1815 il fratello Carlo muore lasciando un figlio, anch’esso di nome Carlo. B. si affezionò talmente al ragazzo che approfittando della scarsa moralità della madre ne contese la tutela che la ottenne dopo una estenuante azione giudiziaria. Ma questo nipote non gli procurò che dispiacere e non [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

0
0
5

II° edizione Sarò padre

lettera al figlio che verrà

25 April 2024

Ciao piccolo mio, siamo tornati adesso dall’ospedale dove ci hanno detto che il sesso del nascituro è maschile. Tu non puoi saperlo che padre avrai e che madre, mentre noi già sappiamo molto di te. Sarai un maschietto, che al momento gode ottima salute e che, da come si muove, sembra voler uscire [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

28
31
152

La madre di Sara

24 April 2024

Sara appoggiò dei fiori sopra una sedia e si sedette sul bordo del letto accanto ad Ada, la madre, accarezzandole la testa. Poi si rivolse a Sergei, l'infermiere ucraino, un uomo gentile, ma riservato. «A colazione ha mangiato?» gli chiese. L'operatore sanitario fece un cenno negativo col capo [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • stapelia: Oggi sono particolarmente tagliente o è la mia, di sensibilità, [...]

  • Patapump: a me piace l inserimento dei girasoli
    che conoscendo un po Scili ha voluto [...]

1
2
9

Vi racconto Ludwig Van Beethoven seconda parte

Il Titano della musica

24 April 2024

Nel caso di B. la musica è il percorso della sua intera vita. Ogni attimo è la che si presenta vivo ogni qualvolta noi ci avviciniamo ad ascoltare quella meravigliosa sublime musica. Le sinfonie: che tutto esaltano, tutto circondano di dolcezza e amore. A questo aspirava B. alla dolcezza, all’amore [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Antonellina: Che bella Gennarino! La tua descrizione della figura di Beethoven è [...]

  • stapelia: Hai ritratto una figura non facile! Sul musicista si è detto e analizzato [...]

1
1
6

haiku

24 April 2024

quel picco bianco di mite maggio spicca - resta la neve Laura Lapietra ©

Tempo di lettura: 30 secondi

  • stapelia: Sempre pennellate! Riuscito anche questo! La neve si sente, con gli occhi!

0
2
16

Vi racconto Ludwig Van Beethoven prima parte

Il Titano della musica

23 April 2024

Come spesso ho avuto modo di scrivere o raccontare, sono erede di una famiglia che amava l'Arte: teatro, musica, ballo. pittura. I miei genitori avevano una grande passione per l'opera lirica. Puccini li entusiasmava ed accesero anche in me la grande passione per la lirica e l'amore per Puccini. [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • stapelia: C'è una seconda parte? La aspetto, allora.

  • Patapump: può essere utile Gennarino che segni cosi
    parte 1di3
    1di2
    in [...]

1
5
24

Tu quoque

23 April 2024

“Tu quoque, quercus!” Lo pronuncio come uno scioglilingua, più volte, con un’enfasi insolita per me che raramente mi esprimo con toni solenni. Subito rifletto e smaschero il lapsus che nasconde il “tu quoque” riferito a un minuscolo esemplare di quercus che da due anni ha preso possesso di un [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Adribel: Eh, l'azione dell'uomo è deleteria per la Natura. I bonsai poi, [...]

  • stapelia: Grazie Adribel. Tutti devono esprimere la propria opinione. Non hai necessità [...]

2
7
21

Il narratore

22 April 2024

Appariva a coloro che, la sera, si radunavano attorno al fuoco. Si annunciava con un bussare leggero alla porta e, semplicemente, chiedeva d’entrare. Raccontava storie di giganti e bambini abbandonati, di streghe e principi, di lumicini intravisti nel bosco tra le fronde smosse dal vento. Quando [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • NomadLantern: Ho letteralmente adorato questo racconto. Senza esitazione, senza esagerazione [...]

  • Rubrus: Grazie, Solitamente però i miei racconti hanno un registro diverso.

1
8
30

Un Tram Chiamato Desiderio

22 April 2024

UN TRAM CHIAMATO DESIDERIO Mollie O' Reilly era una giovane donna dai rigogliosi capelli biondi con qualche leggera sfumatura di rosso, erano solo leggermente ondulati e le conferivano un aspetto ribelle. In effetti Mollie era, non tanto ribelle, quanto coraggiosa e molto determinata. Mollie [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Zio Rubone: Ciao, Antonellina. Premetto che la storia mi è piaciuta, al netto delle [...]

  • Antonellina: Ciao Zio Rubone, conosco molto bene sia il film di Elia Kazan che l''opera [...]

1
2
18

morte di un amico

22 April 2024

Morte di un amico Il vero amico è una persona rara, è il tuo riflesso nello specchio. é sempre lì che ti guarda e risponde alle tue provocazioni con altre uguali, senza uscire, tuttavia, mai fuori dalle righe. Un amico è quello che, quando lo vai a prendere a casa per uscire, lo trovi sempre [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • stapelia: Mi sono commossa questa volta ma, nel leggere, vedo la rassegnazione! Impotenza [...]

  • Patapump: caro Lorenzo
    qui hai toccato le corde giuste
    hai saputo raccontare [...]

31
42
196

L'ultimo ballo

21 April 2024

«Sei ebrea?» Angela non rispose e rimase a fissare un punto indefinito del pavimento di quel rifugio, una piccola casa composta da una stanza scarsamente arredata. Uno strano silenzio regnò incontrastato per alcuni istanti poi spezzato dai bombardamenti sempre più vicini. Horst Kleine, capitano [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

Torna su