Non so dove sono.
Non so cosa mi sia successo.
Ma quel che è peggio è che non credo di volerlo sapere.
Buio.
Ritorno.
Non vedo, forse ho gli occhi chiusi.
Mi sembra di perdere a tratti il collegamento con questo luogo.
No, di più, con me stessa.
È come se abbandonassi la coscienza, come se cessassi di esistere per poi tornare ad essere, ma confusa, fluttuante.
Si, fluttuante.
Questa è la sensazione.
Buio.
Ritorno.
Ci sono e voglio provare a capire.
Sono pronta.
Mi trovo immersa, avvolta, sospesa come in un tepore umido.
Voglio aprire gli occhi, posso farcela, li apro.
È ancora buio, ma non totale, briciole di luce rossastra pervadono lo spazio.
Credo di non riuscire a vedere molto bene, è come se i miei occhi fossero impreparati, acerbi.
Buio.
Ritorno.
Aumenta lentamente il tempo che riesco a rimanere cosciente.
Questa volta voglio capire.
Mi muovo in questo universo liquido, sfioro pareti morbide.
Uno spazio ristretto.
Se non mi sentissi così stordita, la claustrofobia mi ucciderebbe o almeno credo, non ne sono certa, non ricordo chi sono, come sono e questo è anche peggio di non sapere dove sono.
Cerco di raccogliere le idee, di ricostruire un puzzle del quale non conosco nulla.
Sto pensando al femminile.
Primo tassello.
Cerco di recuperare nella mia mente qualcosa che somigli a quello che sto vivendo ora.
Nulla.
Nessuna scheggia di memoria, nessuna traccia di vita.
Niente di simile, nessun ricordo, il vuoto totale, un immenso nulla.
Eppure ho la sensazione di un intenso vissuto, di un lungo cammino, ma senza nessuna impronta, senza nessuna traccia.
Buio.
Ritorno.
Spero che il tempo concessomi questa volta sia ancora aumentato.
Cerco di accelerare i tempi di comprensione, forse se capirò non dovrò nuovamente dissolvermi.
Dissolvermi.
Strana espressione, ma è esattamente la sensazione che continuo a provare.
Devo acquistare coscienza del mio corpo.
Ecco, questo mi ricorda qualcosa.
Un incidente, il risveglio in ospedale nel buio di una notte di fine estate.
No.
Ora è diverso, niente dolore, nessun rumore di strada, di corsia, di persone.
È tutto ovattato, tutto sospeso, tutto nuovo.
Secondo tassello: sono nuda.
Fatico a prendere contatto con il mio corpo.
Mi stanco facilmente.
Buio.
Ritorno.
Non riesco a capire quanto tempo trascorro nel nulla tra una coscienza e l'altra.
Il tempo.
Come si misura il tempo senza qualcosa che lo scandisca?
Temo siano molto lunghi i periodi di assenza, perché mi sembra di percepire le trasformazioni del mio corpo.
Trasformazioni?
Com'è possibile che mi stia trasformando, chi sono?
Terzo tassello: sto crescendo.
Ho sempre meno spazio per muovermi, ma aumenta la mia capacità, il mio sentire, la mia determinazione a voler capire.
Mano a mano è diminuita anche la sensazione di torpore che mi ha cullato nei momenti di presenza, ora il mio pensiero è più lucido, più forte.
Questa volta non tornerò nel nulla senza aver capito, senza sapere cosa mi sta succedendo.
Apro gli occhi, mi concentro, esploro lo spazio, tocco il mio corpo.
Sento battere il mio cuore e...
CAZZO!!!
Sono un feto!
E sono un maschio!
Come una scarica elettrica, in un istante mille pensieri turbinano nel caos, poi s'immobilizzano e ogni tassello s'incastra, tutto trova un ordine.
Sto per ricominciare.
Rinascere.
Ripartire.
E... NON VOGLIO!
Ora ricordo tutto.
Ricordo tutta la mia vita che non c'è più.
Ricordo tutto quello che ho vissuto, tutto quello che provavo, tutto quello che ancora dovevo fare.
Non doveva andare così!
Dove sono i miei figli?
Dov'è la mia vita?
Quella vita che non ho vissuto, che non ho concluso.
Ansia, rabbia, dolore, panico, angoscia.
Terrore... tremo.
Mi sto agitando e con me la donna che dovrebbe essere mia madre.
Le hanno dato qualcosa per calmarla, perché anche io mi sento stordita e non è la solita perdita di coscienza, è un torpore che rallenta il mio corpo dando alla mia mente una sensazione di prigionia.
Ansia, dolore, panico, angoscia vanno scemando, rimane ancora forte la rabbia fomentata dall'impotenza, sto combattendo una guerra inutile.
Lo so.
Non voglio, non sono pronta a vivere una nuova vita, ho troppi ricordi, troppi irrisolti.
Sto perdendo lentamente il contatto, piano, piano la nebbia dell'oblio si infiltra nella mia mente.
La spossatezza s'insinua in questo corpicino che non voglio, che non sento mio.
L'abbandono pervade ogni mio dove.
Forse...
Forse... la memoria si cancellerà.
Forse...e allora... forse... potrò farcela... a ricominciare.
Ma non è quello che voglio!
S'apre uno squarcio, lo schiaffo della luce impietosa mi violenta, esperte mani mi estraggono.
La rabbia cede il passo al dolore.
Non voglio.
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