Maria canta "Casta Diva che inargenti queste sacre antiche piante..." e io mi perdo nella musica. La mia amica Laura, che viene dalla città ed è in vacanza, mi strattona un braccio.
<<Svegliati, non ti piacerà la musica del lavapiatti per caso?>>
La musica viene dal giradischi di suo papà che ama la musica classica e la lirica. Io non so cosa sia, non conosco nulla di musica so solo che mi rapisce e mi fa sognare. Laura e le sorelle la detestano perché sono obbligate ad ascoltarla ogni volta che il signor Nino ha un minuto libero dal lavoro ed è a casa. Finito Casta Diva, attacca con la Traviata, "Sempre libera degg'io folleggiare di gioia in gioia..." e io, seduta sulla scala di pietra della cascina, ascolto rapita e sono in estasi e alla "Un bel dì vedremo" ho le lacrime agli occhi. Laura si stanca di chiamarmi, rientra in casa.
<< Papà, Flavia sta male, ha sentito la tua orribile musica e si è ammalata. Sta piangendo.>> Sento il padre ridere.
<<Fammi un po vedere >> esce e viene e sedersi sulla scala di fronte alla sua.
<< Allora, piccola, che ti succede, Laura dice che sei malata.>>
Non ho molta confidenza con quell'uomo, ma dall'alto dei miei dieci anni sono abbastanza forte da rispondergli: <<Non sono malata. Quella musica è così bella che mi sono fermata ad ascoltarla>>.
<<E quale ti è piaciuta di più?>>
<<L'ultima, l'ultimo disco che ha suonato, quella degli angeli>>.
<<Ho capito. Vieni su in casa, mia moglie ti mostrerà le copertine dei dischi e ti racconterà quello che vuoi sapere. Ti va?>>
Eccome se mi va. Sono la sola amica di Laura quando è in vacanza. Gli altri ragazzini del paese la guardano con diffidenza perché viene dalla città e come al solito sono io a fare la differenza. A me non importa da dove viene o cosa farà una volta via da qui, per me è un' amica e tanto basta. Intanto è corsa dalle sorelle per comunicare lo scandalo che mi piace la musica di suo papà. La signora Pina, Giuseppina, mi fa sedere sul divano e mi mostra le copertine dei dischi: una signora dall'aspetto severo e i lineamenti marcati, e sotto il nome Maria Callas, nell'opera Norma. E ancora sempre lei con un vaporoso abito da sera bianco e il titolo "La Traviata". Mi tremavano le mani per l'emozione.
<<Che bella questa, chi è?>>
<< E' Renata Tebaldi nella Forza del destino di Verdi. E' la musica che hai sentito prima e che ti è piaciuta>>
<<So chi è Verdi, lo abbiamo studiato a scuola.>>
<<Brava, vedo che stai attenta. Hai sentito quest'aria? Si intitola "Pace, pace mio Dio" ma prima voglio farti sentire un piccolo gioiellino che noi amiamo molto.>>
Mette il grosso disco sul piatto e passa la puntina fino al punto che vuole farmi sentire: "La vergine degli angeli, mi copra col suo manto, e mi protegga vigile di dio l'angelo santo".
Tutto qui. Poche semplici parole cantate dalla voce angelica della Tebaldi, supportata da un meraviglioso coro di baritoni. Il canto si ripete più e più volte in un crescendo mistico in cui la voce di Leonora e dei Frati si fondono in una preghiera che non ha eguali. Ho di nuovo le lacrime agli occhi. La signora Pina pensa che per una prima volta l'emozione sia stata troppa. Mi offre un biscotto fatto da lei, ma non riesco nemmeno a prenderlo. Sento il papà di Laura che mormora: <<Tanta sensibilità sprecata. Dovrebbe studiare musica.>> Non sento la risposta della signora. Esco.
Laura mi sta aspettando seduta sul primo gradino in basso, ha un muso lungo due metri. Le passa subito e andiamo a giocare nel prato.
Negli anni a seguire dedicai molto tempo alla musica. Imparai quasi tutte le più celebri arie e approfondii la conoscenza. Sapevo tutto di tenori, soprani, bassi, baritoni e contralti. Per un lungo periodo diventai assidua del Teatro Regio di Torino, non ne perdevo una. Avevo imparato il modo per entrare col biglietto a meno di metà prezzo, bastava aggirarsi nei dintorni del botteghino verso mezzogiorno per prendere un posto favorevole nella fila. I fortunati primi trenta potevano acquistare il biglietto scontato. Ero diventata una saetta, e a volte c'erano persone che vendevano il biglietto di un parente che era assente. Insomma, me la godevo alla grande.
Un giorno, vidi che in cartellone c'era Tosca. Non ricordo chi fossero i cantanti, tutti bravi con un'orchestra da brividi. Non l'avevo mai ascoltata tutta intera e il brano "E lucean le stelle" non mi aveva mai colpita. Quel giorno avevo avuto la fortuna di ottenere un posto infila F, posizione centrale e mi stavo godendo ogni singola nota, fin quando Mario Cavaradossi attacca "E lucean le stelle ed olezzava la terra, stridea l'uscio dell'orto, e un passo sfiorava la rena. Entrava ella fragrante. Mi cadea fra le braccia... Oh dolci baci o languide carezze... mentr'io fremente le belle forme disciogliea dai veli... L'ora è fuggita e muoio disperato, e muoio disperato...e non ho amato mai tanto la vita, tanto la vita..."
L'aria si chiude in un singhiozzo.
Secondo me, mio modesto parere, si tratta della più bella frase che mai sia stata scritta in tutte le opere liriche
L'ora è fuggita, e muoio disperato, e non ho amato mai tanto la vita.
Non c'è nulla di peggio che morire nel momento in cui sei felice e ami la vita...