Sergio viveva a Milano, era sposato da un anno con Patrizia, bella e intelligente, e a 35 anni era un medico già affermato. Sergio e Patrizia desideravano avere dei bambini e la loro era una vita felice.
Pioveva a dirotto, quella sera di fine inverno, quando Sergio uscì con gli amici a bere una birra all’”An Dara Cupan”, un pub irlandese aperto da poco vicino alla vecchia pesa pubblica, nel quartiere Stadera.
Patrizia era stanca e restò a casa. Nell’allegra atmosfera del pub, i giovani stavano chiacchierando quando uno di loro annunciò l’arrivo di Veronica, una sua amica.
“Ecco Veronica”, e Sergio si voltò verso la porta. Stava entrando una bellissima giovane donna, alta, con i capelli neri a caschetto, indossando sopra un elegante soprabito blu un buffo spolverino trasparente, evidentemente per proteggersi dalla pioggia torrenziale. Sergio e Veronica si presentarono. “Ciao, sono Veronica, scusa se mi vedi con questo affare addosso: l’ho appena comprato da un ambulante. Che pioggia orrenda!”. “Ciao. Sono Sergio. Sei così bella, Veronica.”
Sei così bella? Si dice così a una persona appena conosciuta? Sergio lo disse e Veronica, a dire la verità, sembrò esserne contenta: rise, scosse l’acqua dai capelli neri e fece fiammeggiare i suoi occhi scuri.
Sergio si sentì come un tuffatore di Acapulco, immobile sulle rocce a strapiombo e le acque dell’Oceano Pacifico, irresistibili, trenta metri sotto di lui. Temerario, si tuffò.
Sergio e Veronica chiacchierarono tutta la sera. Sergio scoprì che Veronica aveva pochi anni meno di lui, era anche lei un medico, si sarebbe sposata presto e le sarebbe piaciuto avere dei bambini.
Parlarono delle loro vite, così simili tra loro, anche se quella di Sergio curiosamente anticipava di pochi anni quella futura di Veronica. Si piacquero subito, e molto. Si scambiarono i numeri di telefono, si promisero di vedersi presto per chiacchierare ancora, perché le cose da dirsi erano così tante.
L’indomani, Sergio resistette un paio d’ore, poi mandò un messaggio a Veronica, scrivendole che aveva molta voglia di vederla e se voleva pranzare con lui: Veronica, subito, disse di sì: anche lei era felice di vederlo.
E da quel giorno Sergio iniziò a pensare a Veronica ogni minuto della sua giornata e così faceva Veronica. Si scrivevano, si incontravano, si parlavano, si sentivano vicini, ogni tanto si prendevano per mano. Sentivano forte il desiderio di abbracciarsi, di baciarsi, di accarezzarsi, ma era un desiderio come tenuto in sospeso. Semplicemente, non era ancora il tempo.
Un giorno di primavera, si dissero di amarsi e fu un giorno bellissimo. Sergio si sentiva su un veliero che scivolava veloce e silenzioso sul mare calmo, il vento teso, perfetto.
E improvvisamente, Veronica scomparve.
Sergio stava tornando da una visita e camminava sotto gli alberi di piazza Mirabello, quando ricevette un messaggio da Veronica. Impaziente, sorridente, lo aprì e, leggendolo, si disperò.
Veronica aveva scritto poche attente parole, risolute, conclusive. Gli stava dicendo che c’erano molte cose della vita che la circondavano e tra queste cose, purtroppo, pur amandolo, non c’era posto per lui. Gli chiese di non cercarla mai più, perché non gli avrebbe risposto, mai e per nessun motivo. Sergio, scosso e sbalordito, cadde seduto su una panchina della piazza, bevve a una fontanella, la gola secca, il cuore sanguinante. Scrisse a Veronica, provò a chiamarla, ma silenzio era stato promesso e silenzio fu. Quel giorno e in tutti i giorni che seguirono.
Nelle settimane successive, Sergio sentì la propria vita trasformarsi, separando il fuori dal dentro.
Con Patrizia era tranquillo e sereno. Lavorava, leggeva, andava al cinema, giocava a calcetto con gli amici. Ma una crosta di ghiaccio copriva il suo cuore e a un certo punto capì che per lui c’era in qualche modo un presente, ma nessun futuro. E così decise di partire. Avrebbe fatto un viaggio per andare molto lontano, per lasciare la sua vita di adesso, e per sempre. Se ne sarebbe andato senza lasciare tracce di sé, facendo capire che non era morto, ma semplicemente che la sua vita era adesso da un’altra parte, e che il Sergio di prima non esisteva più. Nessuno avrebbe dovuto trovarlo mai più.
Quasi eccitato, iniziò a pianificare il viaggio.
Decise che sarebbe iniziato un mercoledì di luglio, durante una settimana in cui sapeva che Patrizia sarebbe stata via per lavoro. Sarebbe partito con la sua macchina, ma l’avrebbe poi abbandonata in qualche posto isolato e lontano. Bastavano due o tre giorni di tempo, e sarebbe come scomparso nel nulla. Doveva però decidere dove andare. Aprì un vecchio atlante e guardò. Gli occorse poco tempo per capire che il posto che voleva era l’Africa. Avrebbe raggiunto un lontano paese africano, un luogo molto diverso da Milano e dall’Europa, dove davvero avrebbe potuto iniziare una nuova vita, pronto a fare qualsiasi lavoro, e un luogo dove comunque un medico può dare un aiuto ai tanti che ne hanno bisogno.
Nei giorni successivi, Sergio definì i dettagli del viaggio. Sarebbe arrivato a Ventimiglia senza usare l’autostrada (non voleva telecamere sulla sua targa); poi, senza dogane da attraversare, sarebbe entrato in Francia e quindi in Spagna. In qualche punto della costa spagnola avrebbe abbandonato la macchina e offerto dei soldi per avere un passaggio su uno di quei vecchi furgoni stracarichi di merce che d’estate riportano le famiglie maghrebine nei paesi di origine. Avrebbe lasciato l’Europa salendo su un traghetto ad Algeciras, diretto a Tangeri, entrando in Marocco senza aver bisogno di alcun visto e da lì gettandosi, per tutti uno sconosciuto, nella sua nuova vita. Avrebbe viaggiato in autobus verso Sud, attraversando la difficile frontiera del Sahara Occidentale per poi entrare in Mauritania e poi ancora più a Sud, verso il Senegal o la Costa d’Avorio o chissà. Chi avrebbe più potuto trovarlo? Sergio avrebbe così dimenticato la sua vita passata, la sua sofferenza, le parole di una donna che ti ama e che malgrado questo non ti vuole più.
Era un lunedì di metà luglio quando Patrizia partì per il suo viaggio di lavoro. Sergio la salutò con affetto, nascondendo a stento la commozione. E poi si lanciò negli ultimi preparativi. Si fece fare da un collega le vaccinazioni necessarie. Diede ordine alla banca di liquidare i titoli che possedeva, avvisando che il mercoledì mattina avrebbe fatto un grosso prelevamento. Quest’ultimo sarebbe stato registrato e verificato, ma non importava: gli servivano molti contanti in quel momento, e questo era tutto.
La notte prima della partenza, Sergio dormì un sonno freddo e agitato. Arrivò il mercoledì mattina: il viaggio cominciava. Passò in banca e sistemò il denaro con cura dentro il suo unico bagaglio.
Tutto era pronto: restava una sola cosa da fare, simbolica e pratica allo stesso tempo: gettare via il telefono cellulare e con lui tutti i numeri di telefono e ogni altro possibile contatto. Patrizia, i suoi fratelli, i suoi amici, i suoi colleghi: nessuno avrebbe più potuto cercarlo, né lui cercare loro.
Nemmeno Veronica, pensò, e lo pensò con tristezza profonda e nera come la notte. Decise che avrebbe gettato il telefono nel Naviglio e poi via, verso il mare e l’Africa.
Sergio salì in macchina e si avviò lungo la Ripa di Porta Ticinese. C’era un po’ di traffico e riuscì a fermarsi solo all’altezza del vecchio ponte in corrispondenza della Canottieri Milano. Salì sul ponte, prese il telefono e appoggiandosi al parapetto si voltò verso la città, per un ultimo saluto. Avrebbe voluto fare subito quello che doveva fare e poi partire, ma sentì di voler aspettare qualche minuto, lasciando che un po’ di malinconia scendesse dentro di lui.
Un nonno stava attraversando il ponte con la sua nipotina, portando la piccola bicicletta della bimba mentre lei mangiava un dolce al cioccolato. Quattro ragazzini con i loro zaini bianconeri in spalla stavano entrando nel centro sportivo, parlando di calciomercato e di giornate in piscina.
All’imbarcadero, un ragazzo e una ragazza si stavano preparando a una gita a remi sul Naviglio: il ragazzo teneva ferma la barca, aiutando la ragazza a salire. Un gesto tenero, che destò una rabbia sorda in Sergio e lo spinse ad alzare il braccio verso l’acqua, per lanciare il telefono.
In quell’istante, arrivò un messaggio.
Sorpreso, Sergio vide sullo schermo il nome di Veronica e, le mani tremanti, lesse. “Sono molte notti che dormo abbracciata a te, Sergio. Tienimi forte, ti prego. Io respiro solo se respiriamo insieme, tu e io, e il mio cuore batte solo se sente battere il tuo. Veronica”.
Sergio quasi sentì il rumore della crosta di ghiaccio che si spezzava, liberandogli il cuore. Si voltò verso Sud, guardò l’orizzonte, oltre il quale, lontana, c’era l’Africa, a cui lanciò un saluto.
Poi scese i vecchi e ripidi scalini del ponte sul Naviglio, attento a non inciampare, e corse verso la macchina, già chiamando Veronica, per dirle che stava arrivando. E sorrideva.

Tutti i racconti

5
5
17

Di stagista in stagista

Giu
02 December 2025

Giorno uno della mia presenza in azienda. Mi sistemarono in un angolo molto luminoso, proprio vicinissimo alla finestra per permettermi di avere la giusta luce quotidiana di cui avevo bisogno. Devo ammettere che mi piaceva molto la postazione che avevano scelto per me, avevo sentito dire che decisero [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

3
8
19

La Clorofilladinia

02 December 2025

“Vedrai,” mi hanno detto gli amici, “prima o poi incontrerai una Clorofilladinia. A chi va ad abitare vicino al Secchia può capitare.” Ed eccola qui. Sale da me, entra in questa stanza passando dalla finestra. Non l’ho sentita sulle scale, e così oggi la conosco per la prima volta. L’ho vista attraversare [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

7
7
28

Non leggerai il mio nome

01 December 2025

Non leggerai il mio nome Quel foglio rimarrà bianco e sfuggente Chiunque avesse voluto scriverlo, ne sarebbe rimasto deluso Avrebbe deciso qualcosa, che non avevo scelto Sarebbe andato per consegnarlo, quando ero ormai lontano Lontano da quel fumo che copriva il mondo, fino a soffocarlo Avevo mani [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • Dax: bello, malinconico. like

  • Riccardo: ma davvero grazie a tutti!
    lascio a voi come interpretarlo
    come è [...]

7
20
27

Soluzione radicale

01 December 2025

Il monolocale mi garba. Così pulito e ordinato, sembra la casa delle bambole. Beh, per quel che ne so io, perché lo giuro, non ne ho mai vista una. Che posso dire, ragazzi? Per ora me ne sto qui, sotto un buffo piumino rosa e un lenzuolo pieno di orsetti stampati. Insomma, mi sembra di vivere dentro [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Paola Araldi: complimenti Maria. Gran bel racconto: letto tutto d'un fiato ed apprezzato [...]

  • Maria Merlo: Grazie, Paola. Ho voluto fare questo esperimento: parlare con la voce di un [...]

3
3
28

Il libro magico (2/2)

Intrigo a casa Natale

30 November 2025

Gli elfi che erano di sentinella avevano sentito e visto Darkman introdursi furtivamente sul sentiero che portava a casa di Babbo. Avevano dato l’allarme e ora erano tutti nascosti nelle vicinanze della casa in attesa del nemico. Sapevano che il mago era forte e usando la magia poteva sconfiggerli, [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Rubrus: Un po' grinch e un po' Calimero, che si sbianca col mattarello invece [...]

  • Dax: "Con la violenza si aggiusta tutto"(cit. Legs Weawer)Like

3
10
63

Elisa e lo specchio

30 November 2025

Dopo il maithuna, seduto nudo sul letto, la osservavo rivestirsi davanti allo specchio rettangolare da parete a figura intera. Sulle spalle scendevano con leggerezza i capelli biondi ondulati. Le natiche a mandolino. Le gambe bianche lunghe. Le caviglie sottili. Spostai lo sguardo sullo specchio. [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • Sofia85: È sincretismo. Gabriele D'Annunzio ne rappresenta un precedente.

  • Dax: la donna che si riveste allonspecchio è un'immagine potente, ricca [...]

3
3
30

Il libro magico (1/2)

Intrigo a casa Natale

29 November 2025

Oltre il regno della neve e del gelo dove vive Babbo Natale con gli elfi e le sue amate renne, andando verso oriente e camminando per giorni e giorni, si arriva in una città chiamata Blacktown. Un posto altrettanto freddo, ma del tutto privo di luce, di alberi e di animali. In quelle terre c’è [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Virginia Lupo: buonasera. Una storia, una favola più adatta alle persone adulte. La [...]

  • Dax: Una favola "nera"...attendo la seconda parte Like

13
10
37

Jean Vallette parte (2/2)

Da Rieux-Minervois a Parigi

29 November 2025

È giorno fatto da un pezzo quando Jean e Jòrdi giungono in vista di Carcassonne. La doppia cinta di mura merlate e le torri che proteggono l’antica città hanno anche questa volta un grande effetto sul giovane. Jean ripercorre con gli occhi della mente i sei anni trascorsi al Petit Séminaire. Latino, [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

14
5
42

Jean Vallette parte (1/2)

Da Rieux-Minervois a Parigi

28 November 2025

2 ottobre 1865 È ancora notte a Rieux-Minervois. Un vento gelido soffia, promettendo un cielo terso e una bella giornata d’autunno. «Lo gal canta, Joan-Baptista. Lo sénher Jòrdi t’espèra» [1]. «Óc, maman»[2], dice il ragazzo prendendo la sua valigia di cartone e scendendo per la rampa ripida [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • La Gigia: In questo intrigante racconto c'è uno studio approfondito non solo [...]

  • Dax: Piaciuto. Attendo continuo.Like

7
9
39

Tutte le mattine

28 November 2025

Tutte le mattine, più o meno alla stessa ora, li vedo. Lui è lì, sul marciapiede poco prima della fermata della corriera. Lei è al balcone, pigiama chiaro e una sigaretta tra le dita. Quando passo in auto li intravedo soltanto per qualche secondo, ma è sempre uguale: lui guarda verso l’alto, lei [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

5
5
29

Una giornata a Chiari 2/2

27 November 2025

Quando si voltò verso di me, Luca aveva addosso un’aria strana. Gli occhi gli brillavano di una luce nuova, come se quell’incontro improvviso avesse risvegliato qualcosa. “Questa è Micol, ci siamo conosciuti ai tempi dell’università”, annunciò. “Piacere”, dissi. Le parlai dei miei racconti e le [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • GustavLebo: grazie dei commenti

  • Dax: Carino, carico di nostagia... però Micol è vstata scortese alla [...]

27
29
212

Todos Hotel

Come il vetro

27 November 2025

Un pomeriggio, era domenica, alla mia porta in ospedale si affaccia uno dei tanti in camice bianco. Capelli cortissimi e grigi, naso importante, sguardo limpido. Sorride. Premurandosi di non essere invadente. Quasi senza voglia di piacere a tutti i costi. Misurato nei gesti infonde nell'aria una [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

Torna su