«Sapevo bene quale fosse il mio dovere, e ti assicuro che il pensiero di mollare tutto, di trasformare quella scialuppa nella nostra pira funebre e di usare quell’arma contro di noi per la salvezza di altri esseri umani mi tentò a lungo, amico mio. Se fosse stato solo per me vi avrei forse ceduto, in nome dell’onore e del senso del dovere ma, ogni volta che guardavo Vanessa, la ragione vacillava e il coraggio mi abbandonava. Lei era troppo preziosa, troppo importante per me. L’idea di farle del male mi era insopportabile. Così continuai a vogare, fin quando il sole spuntò oltre l’orizzonte.

La luce del sole nascente mi aiutò a sottrarmi alla tetraggine dei miei pensieri. Consultai la bussola e fui sollevato nel constatare che non avevo perso la rotta. Mi voltai in cerca di conferma, e l’isola era infine in vista, più vicina di quanto osassi sperare.

In quel momento Vanessa si svegliò.

«Robert...» chiamò debolmente.

«Sono qui» risposi, felice per quell’insperato ritorno alla normalità.

Tirai i remi in barca e mi avvicinai a lei. Era pallida e fredda, con gli occhi scavati e arrossati, circondati da un alone bluastro, come quello che segnava le sue labbra, quasi fosse vicina all’assideramento. Ma era viva, grazie a Dio, e, per me, sempre bellissima.

Aprì gli occhi e, riconoscendomi, sorrise, per la prima volta in tanti giorni.

«Va tutto bene» le dissi, «Ancora un po’ di pazienza e sarai in un letto vero, al caldo.»

Vanessa annuì debolmente, poi, in un bisbiglio, disse: «Ho fame, Robert. E sete. Tanta sete.»

Presi la borraccia e gliela accostai alle labbra, sostenendole il capo per aiutarla a bere. Quando ebbe finito sembrò più sollevata e rifiutò le gallette che le proposi subito dopo.

Impaziente di mettere i piedi sulla terraferma, l’aiutai a mettersi seduta e rimisi i remi negli scalmi.

L’ottimismo infuse vigore alle mie vogate. Giunsi a sperare che la crisi indotta dalla malattia, superato un certo periodo, potesse svanire come un semplice raffreddore. Non che avrei affrontato la sua convalescenza con leggerezza, certo, ma perlomeno confidai di poterla ricondurre a casa sana e salva. Quando la sentii muoversi, dietro di me, e subito dopo appoggiarmi sulle spalle la coperta con cui l’avevo avvolta poche ore prima, mi rinfrancò. Si stava riprendendo in fretta, e ciò era un bene.

Appoggiò la schiena contro le mia e prese a parlare con la maturità e l’assennatezza che le conoscevo. Si era resa conto di non trovarsi più nella nostra cabina e volle capire che cosa fosse accaduto. Omisi, per non spaventarla, i dettagli più crudi, ma le fornii un breve resoconto. Quando terminai, non parlammo per un po’, ma alla fine mi domandò che cosa avremmo fatto, una volta giunti a terra. Le confessai di non averne idea. Comprensibilmente, la risposta non la soddisfece e la sentii scostarsi da me.

Mi accorsi di aver rallentato il ritmo e mi voltai per assicurarmi di essere ancora nella direzione corretta. Vanessa era lì, in piedi, nella stessa camicia da notte che indossava il giorno avanti, e con in volto un’espressione talmente gelida da trasfigurarla. Sugli avambracci scoperti erano ancora visibili quelle strane piaghe che ora si erano prolungate fino all’altezza del collo, e stavano iniziando a invadere la parte superiore del petto.

Aprii la bocca per chiederle che cosa avesse, ma mi prevenne: «Ho fame» disse.

Esitai a lungo, incapace anche solo di pensare, finché lei allungò le braccia verso di me.

Arretrai verso la prua, e la pregai, la supplicai di tornare in sé. Vanessa, per alcuni istanti, sembrò sul punto di calmarsi, ma poi la fame, quella sensazione di vuoto che negli anni è diventata anche a me fin troppo familiare, tornò a farsi sentire, e avanzò di un altro passo. Indietreggiai ancora, ma inciampai nella borsa dei rifornimenti e caddi. Vanessa fu su di me, le mani sulle mie spalle. L’afferrai a mia volta, protetto dai vestiti e dai guanti, e cercai di scuoterla, più che di respingerla. Continuavo a chiamarla per nome, implorandola di mantenere il controllo ma, benché il conflitto interiore fosse in lei evidente, era chiaro che lo stesse perdendo. Durante la colluttazione mi accorsi della pistola, che sporgeva dalla borsa, e riuscii a raccoglierla.

Vanessa impallidì, spaventata, ma la sua esitazione durò pochi attimi: mi afferrò per la collottola e cercò di attirarmi a sé con tutta la sua forza. La barca oscillava pericolosamente ed io ero scosso dai brividi a causa dell’acqua e del vento che ci sferzavano senza sosta; inoltre, con le braccia indolenzite da due ore di voga, trovavo sempre più arduo cercare di trattenere Vanessa che, pur minuta qual era, riusciva a mettermi in seria difficoltà. A un certo punto me la trovai così vicina che capii di dover reagire in fretta, ma non feci in tempo: in un attimo, di punto in bianco, fui avvolto da un vapore rossastro, le narici sature di un pungente odore di colofonia, identico a quello che percepii nella stiva della Grafton. Inoltre, e fu questo a farmi capire perché fino a quel momento non avevo ancora subito il contagio, quella nebbiolina permase, aleggiando su di noi per alcuni secondi, nonostante la forza del vento. Era Vanessa a generarla, Horace, come se ogni poro del suo corpo avesse sudato sangue, nebulizzandolo in un istante insieme alle spore di quella strana creatura. Il mio grido di terrore risuonò insieme allo sparo.

Ancora oggi non so se credere a quel che videro i miei occhi, ciò che da quel mattino rivedo ogni notte quando la stanchezza riesce ad avere ragione di me. Vedo Vanessa, bianca, diafana, quasi trasparente, mentre si libra nell’aria sopra di me, leggera come un angelo senz’ali, con un cordone ombelicale, scarlatto e sottile, che le esce dal cuore e l’accompagna, come un doloroso strascico, tracciando un arco che va dalla barca fino al mare.»

Terminato il racconto, Robert tacque. Sopraffatto dall’emozione si prese la testa fra le mani e chinò il capo, per nascondere gli occhi che stavano riempiendosi di lacrime. Horace non commentò. Riempì invece i bicchieri fino all’orlo e vuotò il proprio, dopo averlo fatto tintinnare contro l’altro.

«A Vanessa» brindò.

Robert si ricompose e alzò lo sguardo.

«Si» disse, «A Vanessa.»

Posò quindi il bicchiere vuoto e annunciò: «Ora rimane un’ultima faccenda da sistemare. Sei con me?»

Il gentiluomo esitò, sorpreso. «Che cosa intendi, Robert? Dalla tua lettera mi ero formato l’opinione che tu volessi il mio aiuto per fare giustizia contro qualcuno, contro una persona coinvolta nel naufragio della Grafton, ma ora mi pare di intendere che non desideri la morte di un criminale: tu desideri un funerale per te stesso. No, amico mio. Non posso fare quello che mi chiedi.»

«Non hai scelta, Horace. E credi pure che se ci fosse stata un’altra strada l’avrei presa. Questa cosa va eliminata. Non per me, non per quello che ha fatto a Vanessa o ai membri dell’equipaggio della Grafton, ma per il pericolo che rappresenta per il mondo civile!»

Tutti i racconti

6
8
21

Nel Cielo

01 July 2025

Fermo in cielo sopra i tetti più alti, con il sole alle spalle, sembra quasi dare il tempo alle persone di sapere e arrivare. La gente in strada comincia infatti ad accalcarsi in preda a un’euforica frenesia. Dannati supereroi, così odiosamente vanitosi. [NdA: il titolo “Nel Cielo” si rifà alla [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • Rubrus: Se non c'è kryptonite in giro, Superman è invulerabile e [...]

  • Lawrence Dryvalley: Rubrus, grazie della lettura. Nei fumetti è canonico che Superman sia [...]

4
5
16

Buono come il pane che facevi

Grazie di ogni secondo passato con te

01 July 2025

“Ciao Nico. Che assurdità, ne avevi solo 57...” "Ciao caro. È così. Stavo sistemando un cesto di ciabattine, poi un dolore qui, sotto l'ascella e... pum! Ho pestato il naso sul bancone e sono crollato a terra. In negozio non c'era nessuno, meno male. Chissà che spavento si sarebbe preso se qualcuno [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

6
6
21

Cemento Mori

30 June 2025

La morte uno se la può immagine in mille modi. C’è chi pensa al tristo mietitore che gioca a scacchi, chi a qualche ombra strisciante, chi alle danze macabre. Probabilmente molti miei coetanei pensano a riferimenti cinematografici (Voldemort, l’occhio di Sauron, Pennywise/It su tutti). Io se ripenso [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

3
8
22

Ma cos'è stato... un colpo di pistola?

Ricordi del 2001

30 June 2025

Torino, venerdì 2 febbraio 2001 Oggi piove. E’ tutta la giornata che piove: gocce persistenti e fastidiose, ma non un acquazzone violento. Ieri è stato il mio compleanno e ho dato fondo a tutte le mie riserve di cibo. Occorre fare un po’ di spesa: pane, frutta, burro, latte. Mi imbacucco ben [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • zeroassoluto: Grazie ragazzi!
    Chiarisco:
    Se mi avesso preso in testa, probabilmente [...]

  • zeroassoluto: P.S.
    Avevo dimenticato di aver già scritto la storia dell'incidente, [...]

3
2
16

Techetechetè

29 June 2025

Il ticchettio triangolare tetragono ad ogni tentativo tortuoso, traccia, tragicamente, un tragitto tormentato tipicamente tratto da una terminologia trappista tutta terra terra, totalmente tendente ad una trasfigurazione teatrale tutta tarallucci e trippa! E questo è veramente troppo! Ma, se tanto [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

2
2
21

Il caricatore di elio liquido

29 June 2025

Il furgoncino bianco con le scritte blu procedeva lento nel traffico, diretto verso l'ospedale. Enrico guardò l'orologio sul cruscotto. Lo stavano già aspettando. Era infatti un'emergenza e non un rabbocco programmato. "Si vede che ci sono stati dei problemi” pensò, qualche perdita magari. La [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • zeroassoluto: Prendersela con un fratello che ti ha LIBERATO della moglie, invece di abbracciarlo, [...]

  • Teo Bo: Ciao CD. Secondo il mio più che opinabile parere, l'espediente narrativo [...]

3
5
29

Destabilizzazione (3/3)

28 June 2025

Nei mesi successivi Giulia affrontò la situazione. Era tornata a vivere dai suoi genitori. Fece prendere alla madre i vestiti e qualche oggetto utile dalla casa coniugale ma non volle niente che potesse ricordare la vita precedente. Tramite il suo legale procedette per la separazione dal marito [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

2
2
26

UNA STORIELLA CON LA SINDROME DELLA STRAMBERIA.

di Chiara Mazzavillani Vasi

28 June 2025

Era la normalità: dormire, mangiare, dormire, mangiare, dormire, dormire, e ancora dormire. Giorno e notte i sogni di mozzarella e pomodoro volavano da un universo all'altro, lasciando un profumino che faceva svegliare i terrestri. Era pazzia, pura pazzia. Follia… Non si può nemmeno immaginare [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • zeroassoluto: Scrivere è... volare, svolazzare tra sostantivi e verbi, anche immaginari [...]

  • Dax: ho fatto fatica a seguire la storia, lo confesso. like a prescindere

2
1
17

Destabilizzazione (2/3)

27 June 2025

L'ispettrice fece accomodare i genitori di Giulia. "Vostra figlia sta bene” cominciò, "ha chiesto di voi. È molto scossa ma sta bene”. Raccontò loro la tragedia. Aggiunse che "il marito è in fermo di polizia in attesa del giudice”. Accennò alla famiglia dell'avvocato che era in un'altra parte della [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

1
2
15

Sciopero dei dannati

Continuo saga fantastica su inferno e paradiso. Proseguio di “Le giornaliere questioni di ingovernabilità dell’inferno”

27 June 2025

In un periodo che sembrava uguale a tutti gli altri, all’interno dell’inferno succede qualcosa di misteriosamente insolito. I dannati, prima uno di loro, poi dieci, fino ad estendersi a macchia d’olio, smisero di emettere lamenti. I diavoli incaricati della fustigazione e messa in atto delle [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

7
9
53

📝 A Giada

26 June 2025

La luce del sole pomeridiano filtrava attraverso le foglie degli alberi, creando arabeschi dorati sul pavimento del piccolo caffè dove ci trovavamo. Di fronte a me, Giada sorrideva, i suoi capelli biondissimi incorniciavano un viso delicato e puro. Gli occhi chiari brillavano di una luce vivace, [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

3
3
22

Destabilizzazione (1/3)

26 June 2025

Mattia si stira. Pensa alla giornata che inizia. A volte l'ultimo sonno è angosciante. Giulia si è già alzata e sta trafficando in cucina. Non si preoccupa di far rumore. È l'ora di alzarsi. Mattia avrebbe voglia di un viaggio oltreoceano ma tra un'ora deve essere sul tram per il lavoro. Il lavoro [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • zeroassoluto: Sembra un racconto finito... incomprensione, noia, gelosia, omicidio, assassino [...]

  • Dax: Azz, colpo di scena. like

Torna su