Ti riconosco a stento, dentro a questo involucro di pelle fragile. Un velo sottile e secco che si sbriciola quando frega contro le coperte, ma resiste. Trattiene ossa, carne e liquidi. Trattiene te. Ti guardo e non ti vedo, ho imparato nei mesi a sorvolare sulla tua figura, a scollegare la mente dagli occhi. Ti guardo, ma non penso a te. Progetto la mia cena, penso alla doccia che farò appena arriverò a casa, al libro che mi aspetta sul comodino. Vengo a trovarti quasi ogni giorno, ti riempio il bicchiere d’acqua e domando a infermieri e dottori. Ti pulisco la bocca e ti parlo. Ma mi impongo di non pensarti: né quando sto qui nella tua stanza, né quando sto lontana. Io sono nella tua vita, ma non voglio che tu stia nella mia. Voglio distanza tra noi due.

 

Mamma, quanta fatica mi fai fare. Ora, mentre guido verso casa, non ci riesco a scansare l’idea che tu esisti. Non posso tollerare l’idea di riprenderti a casa con me. Io non ti voglio. Non fraintendere: ti voglio bene, semplicemente non ti voglio a casa con me. Nel frigorifero non ci sarebbe posto per le tue minestre e l’armadio che usavi tu ormai è gonfio di cose mie. Il tuo letto non c’è più. La tua camera ora appartiene a me e ai miei attrezzi da palestra.

 

Il suono della sveglia mi provoca un crampo allo stomaco, anche quando non devo andare da nessuna parte. Il problema è che da quando sono disoccupata il crampo non scompare mentre faccio colazione, si insedia nelle viscere e ci rimane tutto il giorno. Si assopisce mentre guardo la tv o leggo un libro o riordino la casa, ma basta niente a risvegliarlo. Ora prendo unTavor così lo anniento per un paio d’ore. Il licenziamento è arrivato come un fulmine a ciel sereno. Duemilasettecento euro al mese che non avrò più. I miei vestiti, le mie cene, i lunghi aperitivi con le amiche, il teatro, il cinema, la parrucchiera, l’estetista. Mia madre. Soprattutto mia madre. Parte di quel denaro, unito alla sua pensione, mi hanno permesso fino ad oggi di farla alloggiare in un ricovero, senza dovermi privare di niente. Perdendo il lavoro ho perso le belle abitudini e le certezze. In cambio ho vinto mia madre, e questa è sicuramente la conseguenza più sgradevole di tutta la faccenda. Cosa me ne faccio di una donnetta di ottant’anni piantata in casa dalla mattina alla sera? Dove la metto? Mica posso farla dormire sul divano e nemmeno posso infilare una brandina tra il tapis roulant e la cyclette! E poi io non posso chiudermi in casa a sorvegliarla e ad assecondare i suoi bisogni: non voglio fare la badante. Ho cinquant’anni e ho ancora tanta voglia di vivere, non ci riesco a chiudermi in gabbia così, da un giorno all’altro. Se volevo un’esistenza di sacrifici e compromessi mi sposavo e facevo dei figli. Mi si gonfia il petto di fierezza quando mi confronto con amiche demoralizzate da matrimoni falliti e figli inconcludenti: la Luana che si lagna perché ha scoperto di essere cornuta, la Raffaella perché mette le corna al marito e non riesce più a gestire l’imbroglio, la Michela che piange ogni santo giorno ossessionata dalla possibilità che a suo figlio piacciano i maschi. Io, fino a poche settimane fa, ero una regina. Una r-e-g-i-n-a.

 

Mia madre era una bella donna, fiera, formosa, con folti capelli castani e grandi occhi scuri. Se penso a come era e a come è adesso capisco che il tempo è un nemico crudele e invincibile: restringe, secca, sbiadisce, rallenta, piega, rattrista, confonde. E diventa difficile continuare ad ammirare un essere ristretto, secco, sbiadito, lento, piegato, triste e confuso. Per me è difficile continuare ad amare quello che mia madre è diventata. Guardare la sua testa ammosciata sul cuscino e il suo corpo abbandonato dalla forza mi deprime e io non voglio essere depressa. Mia madre non si è mai depressa per gli altri. Non l’ho vista deprimersi nemmeno quando sono morti mio padre, mia nonna, mia zia. Non ha frenato la sua vita di fronte alle perdite, forse nemmeno la mia morte l’avrebbe frenata. Perché dovrei frenarmi io per lei?

 

Mamma, una badante io non te la prendo. Non la voglio una straniera che mi gira per casa e apre armadi e tocca cose. Una che in mia assenza si prova le mie scarpe, i miei gioielli e mangia tutti i miei yogurt al Bifidus. E il mio box doccia! Sicuramente trascorrerebbe più tempo chiusa là dentro che accanto a te. Dai mamma, non guardarmi con quegli occhietti acquosi. Non guardarmi proprio, tienili chiusi e dormi. Dormi, così il tempo passa più buono e io fatico meno a starti vicina. Poi le badanti rubano, quasi tutte. Dovrei mettermi a scrivere liste lunghissime di tutto quello che ho in casa, impossibile anche solo pensarlo. Ma la gente come diavolo fa a fidarsi delle badanti? Per non parlare di quelle che picchiano. Pensa se ne scegliessi una che ti maltratta, che ti strattona per farti prendere le medicine, che ti lascia macerare dentro ai pannoloni sporchi. No, argomento chiuso. Decisamente una badante non può essere la soluzione. Chiudo gli occhi e mi godo la sauna del mio box doccia con cromoterapia. Scompaio dentro al vapore come dentro a una pancia di nebbia. Fuori dal box c’è un mondo che non mi piace più. Qua dentro mi dimentico di tutto, anche di esser umana.

 

Mamma, tu mi hai spezzato il cuore quando hai smesso di stare bene e di prenderti cura di te stessa. Quando hai iniziato a confondermi con le infermiere e a chiamarmi ogni volta con un nome diverso. Me lo hai spezzato con i tuoi sguardi vuoti e i tuoi silenzi, con le tue gambe pigre, con le rughe sempre più profonde. Non una, ma mille volte mi hai spezzato il cuore. Ora è il mio turno. Me ne vado. A giorni dovrebbero accreditarmi la liquidazione e dovrebbero essere pronti tutti i documenti che mi servono. Ho già messo in vendita la macchina, disdetto il contratto di affitto, comprato il biglietto per il volo di sola andata. Non mi devo licenziare perché il lavoro non ce l’ho più, te lo avevo detto, ma sicuramente non lo ricordi. Parto tra un mese, spero mi basti per sistemare tutto quanto. Te, ti ho già sistemata: ho saldato la pendenza che avevo e ho anticipato due mensilità. Ho avvisato che partirò per un lunga vacanza e ho lasciato alla struttura il numero di tua sorella, ma lei non lo sa. Ho detto di usarlo solo in caso di estrema necessità, dopo tutto è la tua parente più prossima dopo di me. Abita lontano, è vero, ma mai quanto sarò lontana io. Avremo un oceano di mezzo, ma per te chilometri di mare e un corridoio sono ormai la stessa cosa. Mi è sembrato più facile scegliere di ricominciare un’altra vita, che rimanere qua a gestire la tua. Per me è questa la libertà, come mi hai insegnato tu. Peccato dover lasciare il mio box doccia super accessoriato. Quello, credimi, è stato l’acquisto più azzeccato di tutta la mia vita.

Tutti i racconti

1
1
7

Nulla Dies Sine Linea

04 December 2025

L’appuntamento era stato fissato per le due di quel pomeriggio. Naturalmente la mia ansia era cresciuta di ora in ora, proporzionalmente al bisogno di confrontarmi con lui. Arrivai al Café de Flore in larghissimo anticipo e, per provare ad ingannare l'attesa, mi accomodai ad uno dei tavolini [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

1
1
4

Volevo essere William Shatner 2/2

04 December 2025

A poco a poco, la leggerezza si spense. Gli amici cominciarono a evitarmi, stanchi di quel modo di fare che ormai appariva rigido e innaturale. Io non me ne accorgevo, o forse sì, ma non sapevo più come tornare indietro. Era come se quel ruolo mi fosse rimasto addosso, un’abitudine del corpo e [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

4
6
31

In una parola, rassegnati.

03 December 2025

In una parola, rassegnati. Da quando sei cresciuta, il tuo carattere non cambierà, nessuno può realmente cambiare e se non ci credi, non prendertela con me ma con i numeri. La statistica ci insegna che nessuno cambia, sai? E gli strizzacervelli sono i primi a saperlo: lo sai che per ottenere una [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Maria Merlo: Stile deciso e buona gestione del tema scelto. Bravo.

  • ducapaso: Elena, Paolo, Spettatrice, Dax, Maria, grazie a tutti voi, ho apprezzato ognuno [...]

3
4
18

Volevo essere William Shatner 1/2

03 December 2025

Ricordo ancora quando accadde la prima volta, e come quel personaggio, o meglio, tutta quella mentalità, entrò nella mia vita. Era un pomeriggio come tanti altri e non avevo voglia di fare i compiti. Fuori il cielo era grigio; non avevo voglia di uscire e accesi la TV. Erano le 18, evidentemente, [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Maria Merlo: Davvero originale e ben scritto. Bravo.

  • thecarnival: mea culpa;) ops errore temporale ... ora la memoria continua a farmi cilecca [...]

6
9
35

Di stagista in stagista

Giu
02 December 2025

Giorno uno della mia presenza in azienda. Mi sistemarono in un angolo molto luminoso, proprio vicinissimo alla finestra per permettermi di avere la giusta luce quotidiana di cui avevo bisogno. Devo ammettere che mi piaceva molto la postazione che avevano scelto per me, avevo sentito dire che decisero [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Rubrus: Secondo racconto che ha per oggetto un pianta. Tenero e gradevole, riesce a [...]

  • Davide Cibic: E’ ufficiale, le piante vivono! Spesso si dice che per il buon andamento [...]

3
12
29

La Clorofilladinia

02 December 2025

“Vedrai,” mi hanno detto gli amici, “prima o poi incontrerai una Clorofilladinia. A chi va ad abitare vicino al Secchia può capitare.” Ed eccola qui. Sale da me, entra in questa stanza passando dalla finestra. Non l’ho sentita sulle scale, e così oggi la conosco per la prima volta. L’ho vista attraversare [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Elena D.: Bel racconto, intenso e che incuriosisce molto parola dopo parola !

  • GiuliaCango: Grazie ancora

7
8
29

Non leggerai il mio nome

01 December 2025

Non leggerai il mio nome Quel foglio rimarrà bianco e sfuggente Chiunque avesse voluto scriverlo, ne sarebbe rimasto deluso Avrebbe deciso qualcosa, che non avevo scelto Sarebbe andato per consegnarlo, quando ero ormai lontano Lontano da quel fumo che copriva il mondo, fino a soffocarlo Avevo mani [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

9
24
35

Soluzione radicale

01 December 2025

Il monolocale mi garba. Così pulito e ordinato, sembra la casa delle bambole. Beh, per quel che ne so io, perché lo giuro, non ne ho mai vista una. Che posso dire, ragazzi? Per ora me ne sto qui, sotto un buffo piumino rosa e un lenzuolo pieno di orsetti stampati. Insomma, mi sembra di vivere dentro [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Smoki: Oh, nice! Un bel drama teso! Ho sperato che si soffocasse col formaggino, ma [...]

  • Maria Merlo: Grazie, Smoki, mi hai regalato un commento bellissimo.

3
3
28

Il libro magico (2/2)

Intrigo a casa Natale

30 November 2025

Gli elfi che erano di sentinella avevano sentito e visto Darkman introdursi furtivamente sul sentiero che portava a casa di Babbo. Avevano dato l’allarme e ora erano tutti nascosti nelle vicinanze della casa in attesa del nemico. Sapevano che il mago era forte e usando la magia poteva sconfiggerli, [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Rubrus: Un po' grinch e un po' Calimero, che si sbianca col mattarello invece [...]

  • Dax: "Con la violenza si aggiusta tutto"(cit. Legs Weawer)Like

3
11
66

Elisa e lo specchio

30 November 2025

Dopo il maithuna, seduto nudo sul letto, la osservavo rivestirsi davanti allo specchio rettangolare da parete a figura intera. Sulle spalle scendevano con leggerezza i capelli biondi ondulati. Le natiche a mandolino. Le gambe bianche lunghe. Le caviglie sottili. Spostai lo sguardo sullo specchio. [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • Dax: la donna che si riveste allonspecchio è un'immagine potente, ricca [...]

  • Elena D.: Parole che evocano istantanee nitide. Perdermi in racconti e storie rimane [...]

3
3
31

Il libro magico (1/2)

Intrigo a casa Natale

29 November 2025

Oltre il regno della neve e del gelo dove vive Babbo Natale con gli elfi e le sue amate renne, andando verso oriente e camminando per giorni e giorni, si arriva in una città chiamata Blacktown. Un posto altrettanto freddo, ma del tutto privo di luce, di alberi e di animali. In quelle terre c’è [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Virginia Lupo: buonasera. Una storia, una favola più adatta alle persone adulte. La [...]

  • Dax: Una favola "nera"...attendo la seconda parte Like

13
10
40

Jean Vallette parte (2/2)

Da Rieux-Minervois a Parigi

29 November 2025

È giorno fatto da un pezzo quando Jean e Jòrdi giungono in vista di Carcassonne. La doppia cinta di mura merlate e le torri che proteggono l’antica città hanno anche questa volta un grande effetto sul giovane. Jean ripercorre con gli occhi della mente i sei anni trascorsi al Petit Séminaire. Latino, [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

Torna su