Il tassista è un tipo strano: quando sono già in autostrada lui comincia a parlare e le dice:
— Che cos'è quella cosa che al mattino ha quattro gambe, a mezzogiorno due, alla sera tre? Che profondità, eh! — e ride.
Lei rimane sbigottita, non sa cosa dire. La porta a destinazione e in cambio non le chiede assolutamente nulla.
— Ehi! — si rivolge di nuovo a me — Buttala via questa storia, a chi interessa? 

Chi è questo tassista filosofo, a chi può interessare?

Dopo un po’ sono davanti alla clinica, sono arrivati. E io non so cosa fare a questo punto. Lo so: dovrei raccontare tutto. Come Carla entra nell'ingresso, raggiunge l’anticamera e poi la stanza in cui si muore. Dovrei descrivere il tavolo, la sedia, il letto, raccontare dell’usura dei mobili, il solito strato di polvere sugli scaffali, quanto consunto e allo stesso tempo abbandonato sembri questo posto, come se ci abitassero ombre e non persone. Ma non me la sento e penso dentro di me che rovinerò tutto. Cambio la storia: quando lei attraversa l'atrio, arriva all'anticamera e poi nella camera della morte, guarda allo specchio e vede se stessa a vent'anni. Dopo un attimo di smarrimento apre la porta, di nuovo l'atrio, di nuovo l'anticamera ed è di nuovo fuori. Il tassista non la riconosce, perché si aspetta la donna anziana che aveva portato lì davanti alla clinica. Lei non lo guarda neanche e prosegue a grandi passi, felicissima.

Per un attimo ho l'impressione di aver fatto la cosa giusta. Penso che la misericordia sia qualcosa di buono a questo mondo e penso che magari qualche anima pia avrà lo stesso atteggiamento nei miei confronti quando sarò dalla parte di Carla, ma non ne sono sicuro. Come Carla anch'io non riesco a immaginare di non essere niente senza l'attenzione di un altro: addirittura la mia esistenza è solo in parte reale, termina appena l'altro allontana il suo sguardo da me. E proprio in quel momento, appena distolgo l'attenzione dalla storia, Carla svanisce nell'aria, quasi come un'increspatura, un suono che echeggia ancora per un istante. Poi più nulla.

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