Di notte, giunto a quel vicolo, appendice  di una strada elegante, tra il riverbero smorzato di neon affievoliti e una coppia di gatti impegnati in un rituale di corteggiamento, mi siedo in terra appoggiando la schiena al travertino di una banca, esausto per aver camminato per ore.

Senza nessun apparente motivo. Così mi accontento di chiudere gli occhi.

Voglio solo dormire un po'.

Nient'altro che dormire sperando di non svegliarmi più.

Non avendo l'energia per vivere un nuovo giorno.

Stanco, semplicemente stanco.

Ho già vissuto abbastanza.

E quanti ruoli ho interpretato!

Naturalmente tutti  con il mio massimo impegno… 

L'eccellenza è sempre stata mia amica.

Volando alto sono sempre stato il migliore in ogni cosa…

Il più bello, il più intelligente, il più simpatico.

Dai tempi della scuola tutti pensavano che un gran futuro fosse riservato ai miei giorni. E così naturalmente è stato.

Sembrava che qualunque scelta facessi, le condizioni favorevoli si sommassero.

Gli studi brillanti, la precocissima cattedra all'università, la mia carriera da professionista di successo, l'impegno politico, la notorietà internazionale.

Lo so! Mi rendo conto che la frequentazione con un tipo come me può facilmente deragliare dai binari del buonsenso… Ma, credetemi, talvolta per non perdere un amico a cui tenevo particolarmente, oppure una donna che mi amava, ho finto di sbagliare, mi sono volutamente fatto odiare in modo poi da essere perdonato.

D'altra parte, se non si offre perlomeno uno, misero, striminzito e improbabile motivo per essere detestati, criticati e perfino odiati, non verremo mai completamente accettati dagli umani.

Il mio nome vero non è quello che leggete sui giornali quando parlano di me.

Prima di svelarvi il mio vero codice dovrei forse introdurvi perlomeno alla larga nozioni su cosa sia la logica "Panhyperbin” avvalendosi della quale  gli abitanti di una delle Lune del pianeta Giove, da cui provengo, hanno sviluppato un "modello matematico non lineare" molto evoluto che ha dato vita alla civiltà a cui appartengo.

Qui sulla Terra sono nato da donna con parto naturale.

Sono di quaggiù ma appartengo a lassù.

Non sono immortale, non sono fecondo, ma i figli per darci una discendenza non sono mai stato un problema, abili come siamo nel combinare gli ovociti delle figlie di Eva con l'ingegneria genetica. 

Quanti siamo sul pianeta Terra?  

Cosa ci facciamo qui? Come ci potete riconoscere?

Vi dico da subito che non ci siamo mai nascosti e i pochi tra i terrestri che ci hanno cercato quando hanno tentato di raccontarvi  la verità non sono stati mai creduti, anzi spesso li avete minacciati, perseguitati, imprigionati e uccisi.

Qualcuno più fortunato l'avete catalogato come pazzo. Un paio li avete osannati come grandi geni.

Se mi chiedete perché siamo qui non so darvi una risposta.

Sono stanco, dallo spazio mi hanno comunicato ufficialmente la data di cessazione delle mie attività percepibili dai vostri primitivi cinque sensi.

Verranno a prelevarmi perché dei miei resti inanimati non rimanga traccia.

Ho amato la Terra. Ritengo che sia uno dei posti più belli del creato. Il problema vero del pianeta sono i suoi abitanti.

Da quando si è deciso di oscurare i loro ricordi prenatali, vagano smarriti. 

Ignaro ognuno della propria vera identità… molti di loro trascorrono una vita triste cercando di conoscere se stessi.

Addio Terrestri. Mi aspetta un periodo di upgrade e poi mi toccherà nascere di nuovo, impegnato in una missione ai confini dell'universo. Mi mancherete.

Mi mancherà il profumo del pane appena sfornato,

il brivido di un abbraccio sincero,

la bellezza acerba di una ragazzina innamorata,

lo sguardo di una madre,

l'entusiasmo dei piccoli che corrono felici tutti insieme dietro ad un pallone,

il brivido di una corsa in moto,

la complicità degli amanti,

la dedizione di un amico,

il candore, la meraviglia e la gioia profonda di chi crede 

la forza di una giovane vedova,

la luce dorata che illumina lo sguardo di chi ama,

la poesia di un sole rosso che precipita nel mare,

la follia di un sogno.

 

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