Sono terrorizzata.

Ho freddo.

Lo sento.

 

Non riesco a muovermi,

non posso muovermi.

Sono paralizzata.

Vorrei urlare, voglio urlare. Non riesco.

--------

Non sono pentita.

Ho deciso.

Non lo voglio, non ti voglio.

Ti rifiuto perché sei un rifiuto.

Solo a pensarti mi viene il voltastomaco.

E questi che mi girano intorno in camice verde a fissarmi come si guarda una cosa... detesto i loro sguardi di pietà. "Che cazzo volete dalla mia vita?"

Quella maledetta sera, se solo avessi preso la solita strada probabilmente non sarebbe successo, invece sono su questo maledetto tavolo operatorio impregnato di etere. Erano in quattro a fare scempio del mio corpo, a lacerarmi l'anima. Mi hanno ficcato la bottiglia in gola, sentivo un sapore di alcol bruciarmi, non so cosa fosse. Anche in questura me l'ha chiesto come fosse un dettaglio importante. "Ma vi rendete conto che mi hanno stuprata? Cosa cazzo c'entra quello che mi facevano bere?". Due mi tenevano ferma e a turno mi hanno devastato. Si sono presi la mia vita per farla in mille pezzi. Non dimenticherò mai il loro odore, la loro puzza, il loro sudore, le parole che mi urlavano contro.

 

"Dio, Dio fammi morire", pregavo mentre i bastardi si divertivano, perché per loro ero solo un divertimento contro il quale rovesciare le loro voglie tossiche e ubriache. Ma Dio che giurava di esserci, non c'è oggi, che sono qui e non c'era quella sera e mi ha lasciato vivere, per ricordare, dentro questa voragine di disperazione, giorno dopo giorno, ogni dettaglio. E come souvenir in più, un piccolo bastardo, marchio di uno di quei bastardi, si è annidato nel mio corpo martoriato, ritagliandosi un piccolo spazio.

Non ci penso neanche a tenerti, sei l'unica cosa viva dentro questo corpo morto, sei il figlio del diavolo e allora crepa e vai all'inferno dove già ci sono io.

Si avvicina uno degli uomini in camice verde: "Adesso deve dormire, mi dice, si sveglierà e sarà tutto finito". Una maschera mi copre parte del volto ancora tumefatto, mentre un ago mi buca la vena. "Povero idiota... tutto finito dice. Non finirà mai per il resto dei miei fottuti giorni".

----------

Dormo.

"Madre, madre". "E tu chi cazzo sei?" "Sono tuo figlio madre, fermati ti prego, ti supplico". Percepisco le sue piccole mani accarezzarmi il viso, asciugarmi una lacrima e poi un'altra. Ma non piango per te, ti odio, mi fai schifo, non sono tua madre, piango di rabbia. Un rumore lontano come di una piccola elica dentro di me tritura la mia carne, per sbriciolare la tua. È la resa dei conti.

Ti sento, vuoi restare vivo, non puoi difenderti, come non è stato concesso a me. Posso sentire le tue grida, implori ancora il mio nome, madre, madre...

 

Non sono tua madre

Non sono pentita.

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