C’era silenzio, tanto silenzio. La stanza sembrava riempita di bambagia, bianca e soffice. Una visione sfumata,  lontana, irreale ed impalpabile. Il medico era chino sul bambino. 

Il bianco pallore faceva apparire il fanciullo come un piccolo fiocco di ovatta teneramente adagiato in quel grande letto. Cara Signora, ora dobbiamo solo sperare che la medicina faccia il suo decorso… Il dottore parlò come se parlasse a sé stesso. La giovane donna, con gli occhi umidi, non rispose. Guardava il suo bambino così piccolo ed indifeso, una grande voglia di abbracciarlo la riportò nella stanza. 

Il bimbo osservava  tutta la scena da un angolino, in alto sulla destra  del soffitto della stanza. 

Vedeva il suo corpo disteso nel letto, le spalle curve del medico e gli occhi di sua madre colme di lacrime. Era una scena delicata, lenta, i suoni e le voci arrivavano da lontano attutiti. Una rappresentazione rischiarata da una luce diffusa bianca che gli dava una impressione di  serena tranquillità.

Dall’angolo opposto del soffitto un’altro bimbo lo osservava sorridendo e con un cenno gli indicò di tornare nel letto, dentro quel batuffolino di ovatta che faceva soffrire la madre. Senza rendersene conto, si ritrovò nel corpo sudato e dolorante, aprì gli occhi e vide sopra di lui il sorriso di sua madre, la abbracciò e piansero entrambi di gioia. 

Da allora, ogni notte il viso di quel bambino lo viene a trovare e, con lo stesso sorriso, ogni mattina lo fa ritornare nel mondo dei vivi.

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