Silvia non sapeva quando aveva cominciato ad avere paura del buio e neppure il perché.

Contrariamente a quanto si pensa, non è un timore innato; sopravviene intorno ai due anni, poi, misteriosamente com’è arrivato, scompare per non fare più ritorno. Di solito.

Perché, a trent’anni suonati, Silvia si era accorta, di colpo, di avere paura del buio.

«Hai per caso subito uno shock? »

Fabio stava guardandola da sopra il piatto vuoto. Non era una cena a lume di candela, non ancora e, forse, una cena così non ci sarebbe mai stata, ma era probabilmente arrivato il momento di parlarne e, a questo scopo, Fabio andava bene.

«Non saprei» rispose Silvia «Ce l’ho e basta e ho la sensazione che, se sapessi da dove arriva, sarei sulla buona strada per liberarmene. Tuttavia, a volte, non sono affatto sicura di volerlo sapere».

Fabio si limitò ad annuire e Silvia gliene fu grata. Poteva essere un conversatore abbastanza abile, ma soprattutto sapeva stare zitto. Quando parlava con lui, Silvia non percepiva quella sottile, sotterranea ansia da prestazione (o da seduzione) che avvertiva quando chiacchierava con altri maschi adulti. Fabio taceva e basta, senza mostrarsi particolarmente annoiato o condiscendente (atteggiamento che Silvia odiava con tutte le sue forze) e questo distacco educato le trasmetteva una sensazione di calma che si propagava per molte delle ore seguenti, anche se di oscurità.

In ogni caso, Fabio costava meno di uno psicologo. Silvia non poteva permettersene uno e, come in molti altri campi, era costretta a un ripiego. Si sentiva un po’ a disagio nel pensare a Fabio come a un surrogato, ma non poi tanto. Ne aveva altri.

Per esempio la lampadina a forma di nanetto che, di notte, teneva accesa sul comodino. Ricordava uno dei sette nani (anche se non avrebbe saputo dire quale) e reggeva con la destra una lanterna che spandeva una calda luce dorata. L’aveva comprata in un negozio di articoli per bambini e le era subito piaciuta, tanto da battezzarla, tra sé e sé, “Lucciolo”. Forse era un po’ ridicolo, ma teneva lontano il buio. E questo le bastava.

   

A svegliarla non erano stati i tuoni, ma l’oscurità.

Prima ancora di destarsi del tutto, Silvia sapeva che la corrente era mancata e che, accanto a lei, Lucciolo era spento.

Rimase immobile per lunghi istanti.

Forse la luce sarebbe tornata. Forse poteva accontentarsi, fino a quel momento, dei lampi che saettavano frenetici fuori dalla finestra.   

Mana Cerace.

Il babau della sua infanzia le tornò alla mente di colpo, come se avesse approfittato dell’intermittente luce temporalesca per sbucare dalle tenebre, rivolgerle un beffardo saluto e svanire di nuovo.

Silvia ricordava benissimo da dove era saltato fuori. Suo fratello aveva una collezione di fumetti, fumetti da maschi ovviamente, e a Silvia era sconsigliato sfogliarli. Erano roba da ragazzi, le avevano detto, e non andavano bene per una bambina. Tutto ciò aveva rappresentato per lei un richiamo irresistibile, così ne aveva preso alcuni di nascosto. In uno di essi compariva questo Mana Cerace, una specie di babau che, a un certo punto, si rivelava molto più di un terrore infantile.

È di lui che ho paura? Si domandò. Ridicolo. Non ricordava neppure che aspetto avesse, forse quello di un fantoccio avvolto in un sacco nero (ora che ci pensava, anni dopo aveva incontrato uno spauracchio simile in un film dell’orrore che l’aveva fatta sbellicare dalle risate). Non ricordava se avesse gambe o braccia o tentacoli o artigli o zanne o occhi… già, gli occhi… gialli, rossi… non rammentava neppure questo. Impossibile che avesse paura di lui. Soprattutto ora che la corrente era tornata e Lucciolo si era riacceso.

 

«Che cosa ti fanno quando ti prendono?».

Lei e Fabio erano appoggiati alla balaustra sul lungomare e ascoltavano lo sciacquio tranquillo delle onde.

Come al solito, il discorso era caduto sulla paura del buio e sugli spauracchi infantili.

Fabio si voltò verso di lei «Voglio dire…» proseguì «uno ha paura del buio perché, dentro, si potrebbe nascondere di tutto…. ma, quello che c’è, qualunque cosa sia, che cosa ti fa quando ti prende? ».

Silvia tacque. Fabio aveva smesso di parlare, ma, stavolta, il suo silenzio era quasi imbarazzato, come di chi esita a fare una domanda perché teme la risposta.

«Non lo so» disse «forse ti mangia…».

Fabio storse la bocca in un sorriso amaro. «Già.Ti mangia. È quello che ci si aspetta dai mostri, no? Ti mangia. Diventate… sì, diventate una cosa sola».

S’interruppe ancora e guardò davanti a sé la distesa oscura del mare.

Silvia gli si avvicinò. «Va’ avanti» disse. Sentiva che era lei, ora, a dover ascoltare.

«E anche se fosse? » riprese lui «potrebbe non essere poi così male. Che cosa ne sappiamo in fondo? Magari, dopo, non avresti più … paura».

«Che cosa stai cercando di dirmi?».

Fabio indugiò ancora, come se dovesse infrangere l’ultima e più difficile barriera.

«Temiamo ciò che non conosciamo e il buio è l’ignoto per eccellenza» rispose «ma non è detto che ciò che ignoriamo sia qualcosa da temere» poi, improvvisamente, fece un gesto che Silvia non si aspettava (e che, scoprì, desiderava da tempo): allungò una mano e le diede una lievissima, rapida carezza. «Per esempio, ci sono tante cose che non so di te, di noi…. ma so che non ho paura».

 

La cena a lume di candela non c’era stata, ma l’epilogo era quello previsto e là, nella semioscurità, Silvia avvertiva l’ansia e l’eccitazione di lui, oltre la propria. La paura no, però, quella non c’era.

Del resto la tenebra non era completa.

Accanto al comodino, acceso da un gesto automatico simultaneo allo scatto dell’interruttore centrale, Lucciolo diffondeva il suo chiarore rassicurante.  

O forse no.

Per la prima volta (ma probabilmente dipendeva solo da ciò che stava per accadere) il sorriso del nanetto la metteva a disagio, come se non fosse del tutto benevolo.

Fabio dovette avere la stessa sensazione perché, mentre si chinava su di lei, accennò alla lampadina.

Silvia esitò un attimo (era malizia, quel sorriso di plastica, o un rictus di terrore?) poi annuì.

Fabio allungò la mano e Lucciolo si spense lentamente, quasi con una dolorosa agonia.

E, nell’oscurità assoluta, Silvia ricordò il colore degli occhi di Mana Cerace.

Rossi.

Come quelli sopra di lei.

 

L’ometto sorrideva nervoso.

Sembrava non credere a ciò che stava per capitargli e temere che, così come era comparsa, quella bella sconosciuta sarebbe svanita.

Silvia sorrise di rimando, rassicurante, e l’ometto parve sciogliersi.

Avrebbe fatto qualunque cosa per compiacerla.

Figurarsi spegnere la luce.

Tutti i racconti

0
0
4

In fregola

16 November 2025

Qua e là sulla facciata del condominio le luci accese per la cena. Una donna con un cane tra le auto parcheggiate. I lampioni accessi. Poche foglie sui platani. Semaforo verde e attraversiamo la strada. Davanti alla porta del monolocale i nostri corpi entrarono in fregola.

Tempo di lettura: 30 secondi

0
0
2

Emma e i libri che parlano

16 November 2025

Emma aveva imparato a non fare rumore. Non perché qualcuno glielo avesse chiesto, ma perché a volte le parole rimbalzano indietro. O peggio, cadono nel vuoto. Quando parlava, la madre la interrompeva a metà frase: – Più tardi, tesoro, adesso ho da fare. “Più tardi” voleva dire mai. Emma lo sapeva [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

3
1
19

La foto della pazzia

15 November 2025

Presi le foto, quelle che la mia ragazza mi consegnava felice ogni fine settimana… per la quarta volta di fila era lì in mezzo alle altre. Non sopportavo quell’immagine… con lui lì. Sì lo vedevo, pensava di nascondersi, ma io lo vedevo proprio sullo sfondo, di profilo. Ricominciai a guardare le [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

1
2
16

Pomeriggio sospeso

15 November 2025

Dovrei finire di leggere qualche libro. Lo penso mentre ne osservo la copertina, bloccata sul tavolo, come se aspettasse da ore. Sarei anche uscito a fotografare, magari in città, a rincorrere la luce tra i palazzi. Ma ho fatto tardi e quindi niente. Potrei scendere comunque, giusto qui intorno: [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

3
3
21

L'allieva 2/2

14 November 2025

Freccia la guardò appena mentre continuava a masticare quei pochi fili rubati. «Scusa ragazza ma ormai siamo insieme da tanti anni ed è la prima volta che capita che una di noi sia indisposta, è stato un brutto colpo. E vedere te poi, così giovane, magra… Sei sicura di farcela per l’intero giro? [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Maria Merlo: Racconto bellissimo per adulti, bambini e chiunque abbia davvero buona volontà.

  • Rubrus: Natale si avvicina. Se non troppo invadente, è una festa che ha davvero [...]

4
7
25

Tratturi

14 November 2025

Tratturi Ho sempre ascoltato volentieri gli anziani. Una volta, forse perché vecchio o perché si sentiva solo su quella panchina, uno di loro mi raccontò una storia. “Tu sai cosa sono i tratturi e la loro gente?” La mia faccia dubbiosa valse più di mille risposte e, avido di sapere, sedetti anch'io [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Riccardo: grazie infinite a tutti 🙏

  • BrunoTraven: Interessante racconto che ha il sapore del passato, del lavoro dei nostri nonni [...]

5
4
22

L'allieva 1/2

13 November 2025

La slitta già preparata sovraccarica di doni, attendeva sulla pista di lancio circondata dalla neve. I folletti le giravano intorno per verificare la tenuta del carico, una corda ben stretta da una parte, un'altra sulla parte più alta dove era possibile un crollo dei regali… Babbo si era raccomandato [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Dax: Bella....attendo. Like

  • Teo Bo: La signora Natale? Non mi dire... chi l'avrebbe mai detto! Aspetto il 2, [...]

3
5
50

CENTRALE PARANOICA 7

INIZIA CON UNA SETE DI SANGUE

13 November 2025

Hi, qui è Centrale Paranoica 7, shhhhh… shhhhh… silenzio, chiedetevi perché manco da tanto tempo… Beh non mi hanno scoperto ancora, ma mi hanno fiutato. Per la verità pensano più a qualche presenza esoterica, il dottor Stella ha persino chiamato in causa il buon vecchio Dick immaginando un mondo [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

3
2
26

Speranze di vita

12 November 2025

Di speranze ce ne vogliono almeno due: una per continuare a credere nella vita e l'altra per giustificare la sopravvivenza. Sì perché le delusioni continuate rischiano di farci male, a volte radicalizzano e ci trasformano in elaboratori d'ansia, in soggetti da psicologo nel migliore dei casi o [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • Paolo Ferazzoli PRFF: I like
    tenero di intenso.
    Accorato sguardo a un passato che non può [...]

  • Dax: La speranza, quando possibile,non devevrimanere fine a sé stessa: devevessere [...]

4
3
36

Nessuno è uguale a nessuno

12 November 2025

La catena di montaggio non conosce pause è un nastro che scorre veloce, moltiplicando gesti e abitudini. Smog e street food impregnano l'aria; vetrine mutano faccia, ma non voce; porte automatiche che salutano tutte allo stesso modo. I clacson e i suoni delle rotaie scandiscono un tempo incessante, [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Dax: Azz....Like

  • Ecate: Nel treno che non conosce fermate, una donna che legge un racconto e gli piace, [...]

5
6
27

Lisy

11 November 2025

“Ehi, artista.” La voce, profonda, dolce e a lui ben nota, arrivò alle sue spalle. Lionel si girò appena, attento a non cadere dallo scoglio sul quale era seduto. Lì, in piedi dietro di lui, c'era la figura alta e fascinosa di una donna che pareva una vampira con tanto di collana con simbolo celtico [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • L. Carver: Se leggerete ancora di lei? Chissà, è un personaggio che vorrei [...]

  • Dax: Bel pezzo....Torneranno? Like

6
11
39

Il divano che non c'è

Esercizio di scrittura creativa - I 7 peccati capitali - L'accidia

11 November 2025

"Con la tivù accesa e le chiappe sprofondate tra i cuscini era una libidine stappare una birretta, affondare i polpastrelli per ravanare in un sacchetto di patatine e godersi un film appena scaricato." Sandra corrugò la fronte e interruppe il monologo di Adelina orfana di un divano appena portato [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

Torna su