Oggi non ho lacrime. L’amigdala si dev’essere inceppata, penso, le ghiandole lacrimali si saranno avvizzite, ipotizzo; e i canalicoli lacrimali sono secchi come ruscelli estivi, appuro passandomi una nocca sull’angolo di un occhio. Oggi non ho lacrime, solo una grande, profonda, assoluta rabbia nei confronti di tutto e tutti. Una rabbia cupa, invadente e densa che si insinua in tutti gli anfratti del mio cervello, in tutti i gangli del mio corpo. Sconquassandolo. Tremo di, per e con rabbia, osservando trascendente il mondo che, attorno, continua a fluire; indifferente. 

Nel cervello, un intricato coacervo di pensieri tra loro attorti, contorti e distorti mi impediscono di osservare con lucidità la vita di fuori, che nonostante tutto, procede ineluttabile. Uno scarabocchio nero, un gomitolo ingarbugliato mi imprigiona le sinapsi, creando percorsi intricati tra dentro e fuori; cerco di percorrerli, camminando in equilibrio precario su sottili ragnatele tessute da torme di ragni che zampettano ovunque. Tentenno, vacillo, traballo, barcollo; e inciampo tra le trame seriche tese, e tessute, tra lacrime e rabbia. 

Poi le lacrime cominciano a fuoriuscire, esondando da ogni anfratto, da qualunque pertugio o dotto. Un tremito, ad attraversare violento il mio corpo come una scarica di corrente da più di cento milliampere: dapprima un lieve formicolio, poi un’intensa contrazione muscolare; seguiti da dolore. E fibrillazione ventricolare. Il cuore tentenna, arranca contraendosi e dilatandosi sempre più velocemente; e il respiro diviene sempre più affannoso. E affannato. 

Sul viso, un refolo d’aria fredda mi schiaffeggia con forza. Un brivido mi percorre dalla testa ai piedi. Chiudo gli occhi, inspiro. Espiro un lungo, profondo afflato che si disperde mescolandosi al grecale che soffia senza fretta. Tra le mani, contratte in una morsa dolorosa che morde il ferro arrugginito del parapetto, schegge di vernice e ossido incidono i palmi. 

Un rapido movimento nell’aria, un batter d’ali, uno stridio: una civetta m’osserva con immoti occhi gialli; poi plana in cerchi concentrici su di un ramo, volge la testa di duecentosettanta gradi muovendo con fluidità tutte e quattordici le vertebre cervicali e s’immobilizza. 

Una piccola, lontana luce rossa pulsa tra le stelle: decine d’individui ammassati in una carlinga metallica che sonnecchiano o guardano film da piccoli monitor, immagino. Da sotto i miei piedi, l’ululato solitario d’un botolo fa precipitare il mio sguardo: uno, due, tre, quattro piani, infine il marciapiede; e l’asfalto della strada. I tombini metallici sembrano guardarmi a loro volta, feroci e indifferenti. Dietro le loro grate sottili, un fiume liquamoso di miserie umane fluisce sonnacchioso: a bagnarsi alle sue mefitiche acque, ratti, disperati; e un coccodrillo. 

I lampioni proiettano coni giallastri di luce sull’asfalto grigio. Da qualche parte provengono, ovattate, le note di un valzer. “Triste”, penso. “Sibelius” aggiungo con un profondo sospiro osservando la strada sottostante.

Da lontano, ovattato proviene il rumore del traffico. Uno stridere di gomme, un clacson, una campana. Conto i rintocchi, otto. “È questa l'ora dolce del vespero, ch'è l'ora di Maria; l'ora che nato un astro nel tepido ciel già s'oblia” recito a memoria estraendomi dall’anima una scheggia pascoliana rimastami conficcata in qualche piega.

«Cosa stai facendo?» La domanda arriva improvvisa, squarciando delicatamente il silenzio. Mi volto di scatto verso la fonte di quelle parole, scrutando con gli occhi socchiusi il buio. Che lentamente si dipana. Un viso minuto mi osserva da una finestra aperta a pochi metri. Una bambina, realizzo. La osservo senza sapere cosa dire. La guardo in silenzio ripetendomi come un mantra quel ‘cosa stai facendo... cosa stai facendo... cosa stai facendo... cosa stai facendo…' Non trovo le parole adatte per spiegare a quel cucciolo d’uomo cosa stia facendo. Fosse stato un adulto, lo avrei liquidato invitandolo a farsi gli affari suoi; e poi avrei accelerato la cosa. Ma di fronte a quella domanda ingenua profferita da una bambina, resto muto. La domanda mi costringe a rianalizzare tutto dall’inizio; cinquant’anni di vita in pochi, dolorosi istanti. Le mani si stringono ancor più al parapetto scrostato, la polvere di ruggine s’appiccica ai palmi madidi di sudore; il grecale continua a soffiare.

Guardo quel viso infantile in silenzio. Come rispondere a questa domanda, penso. Come spiegare ad un esserino come quello che, a volte, la vita non merita di essere vissuta… Perché la vita è ingiusta, difficile, sgradevole. E che ognuno ha il diritto di metterci la parola fine come e quando vuole…

«Se ti vuoi buttare – interrompe il flusso dei miei pensieri la voce infantile – stai attento a non rompere la mia bicicletta» dice candidamente. E sparisce chiudendosi la finestra alle spalle, richiamata da dentro da un’altra voce femminile, ma adulta. Nina, mi pare di afferrare dalle parole della voce femminile adulta. Osservo in basso la bicicletta da bambina parcheggiata nella rastrelliera, intuendone le rotelline. E d’istinto mi sposto un po’. 

E la bicicletta mi entra dentro, arrampicandomisi sull’anima come un Cannibale o un Pirata lungo il Passo dello Stelvio; quarantotto tornanti, uno alla volta. Un ricordo ricordato, un lampo improvviso, una foto sbiadita: due ragazzini sorridenti, in pantaloncini corti e maglietta, in cima ad una salita. Negli occhi la soddisfazione dell’impresa, nello sguardo la certezza di essere, in quell’istante immoto rimasto impresso sulla pellicola, i padroni del mondo. Uno dei due è lui. L’altro ha deciso di interrompere l’ascesa ormai molti anni fa, infilandosi la canna di un fucile in bocca. Chiudo gli occhi nell’inutile tentativo di trattenere una lacrima. 

Li riapro sui condomìni che mi circondano: e lo vedo, passeggiare, agile e silenzioso. Passeggia, immerso nelle ombre della notte, intervallate dalle luci giallastre dei lampioni. Passeggia, ricoperto dal suo vezzoso, striato manto corvino. Lento, come se la strada fosse sua. Lo osservo incedere, regale e sicuro, altèro anche, con l’udito sempre pronto a carpire qualunque stonatura, qualsiasi interferenza crei, nei suoi sensi felini, un’avvisaglia di pericolo. Le vibrisse fendono l’aria, captando qualsiasi palpito l’attraversi. Le pupille si dilatano scandagliando il buio, le cellule dietro la retina creano uno strato riflettente che trasforma gli occhi in due fari che attraversano le tenebre. Occhi gialli, grandi e tondi mi osservano indifferenti; nella loro indifferenza, un monito a laisser fare, a laisser passer

La rabbia è defluita con le lacrime, e quelle si sono asciugate sul viso in rigagnoli salati. Inspiro, espiro; le dita, strette attorno al metallo arrugginito del parapetto, cominciano a cedere, quasi riluttanti. E i palmi si sollevano a poco a poco, lasciando sulla superficie metallica e scrostata una traccia umida e impalpabile, un misto di sudore e polvere di ossido.

Tutti i racconti

1
1
6

Il gatto e il topo 2/2

30 December 2025

In un altro sogno ero nel giardino della villa e Luca era lì, ancora una volta. Il suo sguardo mi diceva di stare attenta. Vedevo poi Marco comportarsi come se stesse pianificando qualcosa di terribile. Luca lo bloccava per proteggermi, era più reale di qualsiasi cosa intorno a me. Al risveglio [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

0
0
3

Il lampo di Natale

30 December 2025

Erano giorni che fervevano i preparativi. Tutti o quasi, sembrava fossero alle prese con acquisti spasmodici come se non ci fosse un domani. Strade affollate, bancarelle prese d'assalto per non perdersi l'occasione migliore, buste stracolme di alimenti e chissà quanti di questi sarebbero finiti [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

4
4
40

Il gatto e il topo 1/2

29 December 2025

“Il mio desiderio più grande è vedere un topo che mangia vivo un gatto. Prima, però, dovrebbe anche giocarci abbastanza a lungo.” Da “Il gatto e il topo”, Elias Canetti, 1973 Non avrei mai immaginato che la mia vita potesse cambiare così in fretta. Fino a pochi mesi fa vivevo in un piccolo [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

5
5
48

Manuale di Zoologia Urbana

Sopravvivere tra Broensis e Ironicus

Miu
29 December 2025

PROLOGO Prima di leggere questo estratto del mio Manuale di Zoologia Urbana serve una piccola prefazione. I nomi latineggianti non sono lì per darmi un tono, ma per catalogare due tipi umani molto reali che mi capita spesso di osservare. L’Homo Broensis, per esempio, è il giovane moderno che vive [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Rubrus: Piaciuto. Credo che il primo esemplare non sia che lo stadio larvale del secondo, [...]

  • Dax: bello.Like

6
59
164

Il paese dei piccoli 2/2

28 December 2025

Il cambiamento avvenne in modo quasi impercettibile, come tutte le rivoluzioni profonde. Arrivò il compleanno di Orlan. Secondo la Legge della Statura, il giovane avrebbe dovuto iniziare a rimpicciolire a partire da quella data: un millimetro alla volta, quasi impercettibile, ma abbastanza per [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Lo Scrittore: si continua a parlare di guerra, ma il riferimento alla stessa non è [...]

  • Rubrus: WF l'unico istinto bellicoso che mi suscita la TV è quando vedo [...]

4
10
55

Nuovi Orizzonti - La consegna

Dax
28 December 2025

Max era affondato sulla poltroncina della cabina di pilotaggio, lo sguardo perso nel vuoto interstellare. La sigaretta elettronica sbuffava vapore viola che gli velava il volto. Doveva trovare un modo per salvare la creatura nella cassa… e sé stesso dalla Space Force. Non era affar suo, eppure [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Lawrence Dryvalley: Mi accodo ai complimenti e ai fan di "nuovi Orizzonti"... We want [...]

  • Dax: @MarcoFanta.Grazie, errori di battitura sfuggiti. "trasalì" [...]

3
5
49

Il paese dei piccoli 1/2

27 December 2025

C’era una volta un mondo in cui il tempo scorreva al contrario. Non era il passato a farsi più lontano, né il futuro a venire incontro: erano le persone a rimpicciolire, anno dopo anno, recuperando a ritroso ogni stadio della loro crescita. Così, chi aveva accumulato saggezza ed esperienza non [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Maria Merlo: Una prima parte davvero accattivante. Brava.

  • GiuliaCango: GRazie di cuore a tutti e a tutte per i commenti... mi piacerebbe fosse letta [...]

4
2
223

E tu, tu mi pensi mai?

27 December 2025

Ti ho pensato, sai? Ti ho pensato così spesso che a volte mi sembravi vero, mi sembravi intero, in carne ed ossa. Mi sembravi in piedi di fronte a me, col tuo odore e il tuo fiato dentro al mio. Mi sembravi vivo, si. Eri vivo. Eri così vivo che ad un certo punto ti ho stretto forte, ti ho abbracciato. [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

5
5
37

L'Oltre

26 December 2025

D’amore e d’odio, sublimati e coscienti, vive la mia sfera. Luce e ombra si contendono il pensiero fatto materia. Ho perso la crisalide per superare ogni tempo e visitare ogni spazio. Non mi cruccio se gli dei mancano all'appuntamento. Procedo col mio bagaglio senza aspettare il treno. Corro spedito, [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

2
2
35

La Statistica

26 December 2025

Che Adelmo avesse qualche rotella fuori posto lo pensavano in tanti, ma dopo ciò che accadde non ci furono più dubbi. Quando andava in centro gli capitava di incontrare quei gruppetti di persone che “giocano” alle tre campanelle, nota truffa studiata ai danni dei turisti. Lui passava delle mezz'ore [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • VittorinaPerbo: Bel racconto che parte con tutta la serietà di un esperimento di un [...]

  • Rubrus: Mi ricordo un episodio, cui non ho assistito direttamente, ma riferito da persona [...]

6
5
37

Cose che capitano solo a Natale

25 December 2025

Nel camino di una casa c’è qualcosa che lo intasa. Non può essere la neve, quella scesa era lieve. Non può essere il carbone, se bruciato va benone. Sto pensando che è Natale, sarà mica un animale? Non si sa che cosa sia, però il fumo non va via. Ci si sente una gran voce, ma non pare sia feroce. [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

11
12
188

Procopia e il Cervo - 2/2

ovvero bisogna sempre leggere con attenzione

25 December 2025

«Ecco qui» disse Procopia. «“Come trasformare un cervo volante in rospo”: andrà bene. Tanto poi so come cavarmela». Il principe-bacherozzo cercò invano di protestare, ma la principessa non ci fece caso: nessuno dà mai retta agli insetti, neppure ai Grilli Parlanti, figuriamoci poi alle blatte. [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

Torna su