E’ una caldissima domenica estiva. Sul furgone sto percorrendo le strade di campagna per affiggere i manifesti del caro nonno ‘Tonino’. Il sole picchia, l’asfalto della strada balla per la calura, l’aria condizionata del mezzo è fuori uso. La testa è coronata da perle di sudore. Nonostante tutto questo ho il privilegio di trovarmi nella meravigliosa campagna faentina. Dell’ultimo manifesto affisso mi porto dietro il profumo della menta e del timo. La campagna bruciata dal sole produce una meravigliosa sinfonia di suoni. Il frinire delle cicale fa da tappeto ai richiami dei fagiani, e alle grida dei rondoni. Le campane delle chiese sparse nella pianura cominciano a suonare, è mezzogiorno. Mi fermo sotto una gigantesca betulla, pausa pranzo. Mentre mi gusto la mia ciotola di riso lo sguardo vaga sul confine che divide la pianura alla collina. Meraviglioso! Tonino è morto all’età di 98 anni, ma guarda in che terra meravigliosa è vissuto. Una libellula entra nel furgone e si posa sul volante. La ciotola di riso è finita, ricomincio il mio giro. Sono ormai le due, si è fatto ancora più caldo ma ormai non ci faccio più caso. Eccola lì in mezzo al sole l’ultima bacheca. Li vicino c’è un omino. Un cappello di paglia macchiato dal sudore le copre il capo. Una sgualcita canotta blu mette in risalto il ventre rotondetto. Da un paio di scoloriti pantaloncini verdi escano due gambette ricurve. Fermo il furgone, scendo con tutto l’armamentario per affiggere il manifesto. – Deve attaccare il manifesto di Tonino? -. Mentre mi avvicino vengo a sapere che l’omino si chiama Antonio e che con Tonino aveva in comproprietà una casa al mare. Arrivo davanti alla bacheca e faccio un salto indietro. I manifesti sono ricoperti da centinaia di vespe, che stanno mangiando la carta. Vedendo la mia reazione Antonio mi rassicura che posso attaccare il manifesto senza preoccupazione. Le vespe non mi faranno nulla. Ma si certo!  Rifiuto gentilmente l’offerta. La prospettiva di essere attaccato da uno sciame di vespe non mi fa impazzire.  Antonio non molla. Insite che devo attaccare il manifesto. Tonino abitava nella casa li vicino. Vedendo che non cambio idea si offre lui di attaccarlo.  Sono stanco, sudato e desideroso di ritornare a casa. Consegno al testardo contadino colla e manifesto. Prendo il cellulare pronto a comporre il numero d'emergenza.  Antonio comincia ad attaccare il manifesto. Le vespe si spostano ai bordi della bacheca. Quando tutto è finito ritornano a pasteggiare con carta e colla. - Visto giovanotto, non c’era motivo di fare il difficile. Non c’era alcun pericolo.- Sarà, saluto Antonio e mi avvio verso casa.

E’ passato del tempo da quel caldo pomeriggio estivo. Quando ritorno davanti a quella bacheca  la campagna è nascosta dalla nebbia. Non c’è traccia né di vespe né di Tonino. O meglio ora che ho finito di attaccare il manifesto Tonino mi guarda con una faccia sorridente baciata dal sole, dalla misteriosa nebbia mi sembra di udire dei ronzii, meglio andare. Addio uomo delle vespe.

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