Il turista olandese, vittima del ladrocinio, approfittò del parapiglia che si era testé creato per mettere le mani addosso al professor Espinoza senza la sua autorizzazione e perquisirlo. Appena se ne accorse, il professor Espinoza lo percosse sul viso con un potente ceffone . Gli amici dell’olandese reagirono allora andando incontro al professore che fu sostenuto dai suoi fedeli di prima. I due gruppi cozzarono ingaggiando uno scontro corpo a corpo. 

Il personale di servizio sfruttò l'occasione di disordine per proiettarsi fuori dal vagone. Ma altri sostenitori del professore gli furono addosso, ne nacque una seconda colluttazione. Alcune signore stavano gridando, altre avevano mancamenti. I ragazzi cantavano. Il dottor Suarez si chinò su una donna che aveva perso i sensi dandole dei colpi sulle guance, alzandole le gambe e nel frattempo tentando anche di zittire i ragazzi che con il loro coro superavano le voci di tutti. Il macchinista attirato dalle grida, dai canti e dall’assenza dei suoi subalterni, si affacciò nel vagone. Immediatamente fu trascinato all'interno e gli fu impedito di uscire. Quando si identificò i più si ritrassero ed intimarono agli altri di lasciarlo andare perché nel frattempo il treno stava andando pericolosamente senza guida. Non fu certo facile toglierlo dalle spire di chi lo tratteneva. I ragazzi ormai cantavano a squarciagola. Il dottor Suarez non riusciva a sentire quello che gli stava dicendo la signorina Cadet che gli era a pochi centimetri di distanza – Tiri il freno di emergenza!- continuava ad urlare lei  senza essere udita da nessuno. Non poteva farlo di persona in quanto una donna dalla mole gigantesca le era crollata svenuta addosso e la stava immobilizzando. Finalmente il macchinista riuscì a liberarsi ma, prima che raggiungesse l’uscita, un ragazzo lo sgambettò ridendo di quella bravata e compiacendosi con suoi compagni che gli erano immediatamente vicino. Quando il macchinista fu di nuovo in piedi colpì il ragazzo, che però non era quello responsabile dello sgambetto.  Fu allora affrontato dal suo maestro che di fronte a questa ingiustizia diede uno spintone al macchinista. I due si avvinghiarono e rotolarono per tutto il vagone. Il treno intanto, già da alcuni minuti senza controllo, aveva preso una velocità impressionante. All'interno il coro degli studenti stava raggiungendo dei picchi di volume altissimi ed era diventato l’appropriata colonna sonora che scandiva la grottesca scena che si stava svolgendo. Le donne svenivano, gli uomini se le davano. Finalmente la signorina Cadet si liberò della donna obesa che aveva sopra e mentre stava per tirare il freno di emergenza le piombarono addosso il macchinista ed il maestro in una informe massa rotante che le fece perdere di nuovo l’equilibrio. Il dottor Suarez si ritrovò completamente al buio. A causa di un urto ricevuto gli erano caduti in terra gli occhiali. Strisciando sul pavimento li cercava disperatamente schivando calci e corpi. Finalmente tastò qualcosa che sembrava potessero essere le sue lenti se la portò agli occhi ma purtroppo non erano altro che schegge di vetro di un bicchiere infranto dalla violenza della lotta. Si ferì. Quando si rimise in piedi la donna corpulenta, che si era appena ripresa dallo svenimento, lo vide in faccia tutto insanguinato e svenne di nuovo addosso alla povera signorina Cadet che ancora una volta per un pelo non riuscì a tirare la leva della salvezza. I cori dei ragazzi rasentavano un volume impressionante, tale da rompere i timpani degli astanti. Il professor Espinoza guidava alla carica i suoi prodi con slogan da battaglia. Il dottor Suarez che non vedeva più e gli bruciavano gli occhi cercava sempre i suoi occhiali. Alla signorina Cadet, mentre osservava il freno d’emergenza irraggiungibile, venne in mente il titolo di un libro che aveva letto in gioventù dove i passeggeri cercavano in tutti i modi di arrestare un treno indemoniato che era lanciato a tutta velocità nelle tenebre. Intanto il macchinista era finalmente riuscito a liberarsi dalla morsa del suo assalitore e cercò disperatamente la ricetrasmittente. Quando la trovò questa gli cadde dalle le mani. Il treno incontrollato viaggiava ad una velocità troppo elevata rispetto alla portata delle rotaie. Poteva deragliare da un momento all’altro e fare un salto nel vuoto. In quel punto la ferrovia era a circa duemilanovecento metri dal suolo. Il macchinista venne colpito con un pugno alla mascella. Il suo avversario era di nuovo davanti a lui. Diede al maestro un potente calcio nelle zone per l'uomo più delicate e recuperò il trasmettitore.

 

 

 

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