Ho sempre cercato di fare le cose come si deve, di comportarmi per bene, ma ho sempre saputo che avrei fallito chissà quante volte.
Sono una persona normale. Uno di quelli cui capitano le cose che capitano a tutti: gioie, disgrazie. Anche di fallire.
Quando mi sono trovato senza lavoro e senza famiglia ho fatto del mio meglio. E mi sono ripetuto chissà quante volte che sono cose che capitano.
Ho un po’ di soldi da parte e la possibilità di qualche consulenza a richiesta da alcune ditte del settore in cui ho lavorato per vent’anni. Job on call, lo chiamano. Un’espressione che mi ha sempre ricordato lo squillo del campanello per il lacchè. Uno di quei campanelli d’argento, scossi da una lady impaziente e annoiata.
È un lavoro che mi lascia un sacco di tempo libero.
C’è un parco, vicino a casa mia. Ci sono aiuole recintate da basse ringhiere di plastica, spazi per i cani, giochi per i bambini, vialetti in terra battuta. Ippocastani, platani e tigli cambiano colore secondo la stagione, mentre le siepi non lo cambiano mai. Le mamme portano a spasso i bambini e gl’impiegati comunali puliscono pigramente viali e panchine.
Una di quelle panchine è diventata la mia.
L’ho scelta perché è di fronte ad una scuola elementare.
È cinta da un basso muretto, sormontato da una ringhiera in ferro battuto. È nuova, molto ben curata. Sopra ci sono delle telecamere. Ai miei tempi le scuole non avevano bisogno di telecamere, ma i tempi sono cambiati.   
Mi siedo sulla panchina col giornale in tasca e il cellulare acceso, in attesa della chiamata. Ho scelto una suoneria che ricorda il trillo di un campanello.
La gente ha imparato a conoscermi. I frequentatori abituali mi salutano alzando la mano, quando non sono impegnato al telefono o non sto leggendo. Qualcuno fa anche conversazione. So a che squadra tiene il vecchio col bastone e quali sono le opinioni politiche della signora col carlino. So che la ragazza vestita di nero sta cercando lavoro e che ha problemi col fidanzato. Non me l’ha detto, ma non ce n’è stato bisogno.
Anche i passeri si sono abituati a me. Zampettano tra le mie gambe, ma senza troppa convinzione, sapendo che difficilmente lascio cadere qualcosa. È come se lo facessero per abitudine, o per compiere un dovere.
Sono diventato l’uomo del parco.
Non sono solo, però. Da un po’ di tempo c’è n’è un altro.
È uno di quei tizi oltre la mezza età che non si rassegna al passare del tempo; uno coi capelli troppo scuri per non essere tinti, le camicie sgargianti, i pantaloni dai colori improbabili. È abbronzato, ma le mani sono pallide, segno che la sua è un’abbronzatura da lampada, non da vita all’aria aperta. Quando passa qualche bella ragazza tira indietro la pancia.
Si siede sulla panchina dirimpetto alla mia, anche se è sotto un ippocastano e, prima di accomodarsi, deve spazzar via le foglie.
Anche lui, da dove si trova, può guardare la scuola, ma, dato che la sua panchina è all’ombra, è più difficile notarlo.
Ha con sé un libro, ma non lo legge mai. Anzi, lo appoggia aperto e capovolto, anche se, così, si rovina la rilegatura.
A poco a poco, è diventato pure lui parte del paesaggio.
È l’altro uomo nel parco.
Mi è antipatico.
Ho cominciato a osservarlo. Quando c’è l’uscita da scuola trova qualche scusa per alzarsi: va a bere alla fontanella, si dirige verso il chiosco dei gelati, oppure passeggia indolente.
E intanto osserva le mamme e i bambini.
Loro non se ne accorgono, ma io sì.
Li fissa di sbieco, a volte camminando, per qualche secondo, girato di tre quarti.
A furia di fare avanti e indietro, l’altro uomo nel parco è diventato popolare, anche più di me.
Le mamme si fermano a scambiare quattro chiacchiere con lui, gli sorridono. L’ho visto regalare caramelle e palloncini ad alcuni bambini. Qualcuno lo chiama “nonnino”.
Anche la ragazza vestita di nero gli è diventata amica.  
Un mese fa ha cominciato a sedersi accanto a lui, parlando fitto fitto. Ogni tanto lui le metteva una mano sulla spalla.
Quindici giorni fa sono passati davanti a me, camminando vicini, dirigendosi verso la fontanella.
Quando mi sono stati di fronte, lui ha fatto scivolare la mano lungo la vita di lei, fino alle natiche, e le ha dato una bella palpata. Lei non ha reagito. Li ho visti allontanarsi appaiati.
Il giorno dopo l’altro uomo nel parco era solo. A un certo punto si è alzato e si è diretto al chiosco dei gelati. Quando è tornato indietro giurerei che mi ha fatto l’occhiolino.
Da allora non ho più visto la ragazza in nero.
Ho cominciato a spiarlo. Lo guardo da dietro le pagine del giornale, o mentre faccio finta di armeggiare col cellulare.
Tre giorni fa l’ho seguito.
Prende la metropolitana all’ora di punta, nella stazione più affollata. Per salire, sceglie sempre le carrozze centrali, le più piene, e sono sicuro che ne approfitti per allungare le mani. Ho visto più di una ragazza guardarlo storto, anche se lui ha fatto finta di niente o ha alzato le spalle come dire «che ci posso fare?». Gli piacciono giovani, molto giovani. Una di loro si è messa a ridere, come se trovasse la faccenda divertente.
All’improvviso il cellulare si è messo a squillare. Quella maledetta suoneria che ricorda il trillo di un campanello. Lui la conosce perché l’ha sentita più volte, al parco, e si è girato, ma non deve avermi visto perché c’era troppa gente e io non sono molto alto.
Ho spento il telefonino e, da allora, non l’ho più riacceso.
Il giorno dopo, ieri, è stato tutto come al solito. Quasi.
L’altro uomo nel parco si è messo a parlare con la mamma di una bambina bionda, sui sette anni. Li ho visti insieme più volte. Lei non ha un aspetto molto perbene… ma forse è solo un’impressione. Magari dipende dal fatto che parla con lui, e lui mi è antipatico. Ad ogni modo, a un certo punto, lui ha carezzato la testa della bambina e le ha scompigliato i capelli. Mi è venuta in mente la ragazza vestita di nero e l’altra ragazza in metropolitana.
Ma non devo correre alle conclusioni. In fondo non ho visto niente, non ho sentito niente, non so niente.
Magari l’altro uomo nel parco e la mamma della bambina bionda sono parenti, o amici, o vicini di casa. Magari si conoscono da tempo. E magari no.
La maggior parte delle persone che ho conosciuto sono persone normali. Hanno passato l’intera vita senza fare del male al prossimo. Non troppo almeno. Anche io sono così.
Seguo le regole. Non posso emettere sentenze troppo in fretta, né eseguirle. Non è così che si fa. E io ho sempre cercato di fare le cose come si deve.
Così, stamattina, ho seguito ancora l’altro uomo nel parco fin laggiù, nella metropolitana.
C’era ressa, come al solito. Gente che si accalca, preme, spinge.
Sì. È così facile, spingere. Spingere qualcuno giù mentre arriva il treno.
Sono una persona normale e le persone normali passano l’intera vita cercando di non far male al prossimo. Ma qualche volta falliscono.
Io ho fallito.
Ho ucciso l’uomo nel parco.
Forse tutti e due.  

Tutti i racconti

1
1
6

La foto della pazzia

15 November 2025

Presi le foto, quelle che la mia ragazza mi consegnava felice ogni fine settimana… per la quarta volta di fila era lì in mezzo alle altre. Non sopportavo quell’immagine… con lui lì. Sì lo vedevo, pensava di nascondersi, ma io lo vedevo proprio sullo sfondo, di profilo. Ricominciai a guardare le [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

1
1
6

Pomeriggio sospeso

15 November 2025

Dovrei finire di leggere qualche libro. Lo penso mentre ne osservo la copertina, bloccata sul tavolo, come se aspettasse da ore. Sarei anche uscito a fotografare, magari in città, a rincorrere la luce tra i palazzi. Ma ho fatto tardi e quindi niente. Potrei scendere comunque, giusto qui intorno: [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

3
3
17

L'allieva 2/2

14 November 2025

Freccia la guardò appena mentre continuava a masticare quei pochi fili rubati. «Scusa ragazza ma ormai siamo insieme da tanti anni ed è la prima volta che capita che una di noi sia indisposta, è stato un brutto colpo. E vedere te poi, così giovane, magra… Sei sicura di farcela per l’intero giro? [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Maria Merlo: Racconto bellissimo per adulti, bambini e chiunque abbia davvero buona volontà.

  • Rubrus: Natale si avvicina. Se non troppo invadente, è una festa che ha davvero [...]

4
7
21

Tratturi

14 November 2025

Tratturi Ho sempre ascoltato volentieri gli anziani. Una volta, forse perché vecchio o perché si sentiva solo su quella panchina, uno di loro mi raccontò una storia. “Tu sai cosa sono i tratturi e la loro gente?” La mia faccia dubbiosa valse più di mille risposte e, avido di sapere, sedetti anch'io [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Riccardo: grazie infinite a tutti 🙏

  • BrunoTraven: Interessante racconto che ha il sapore del passato, del lavoro dei nostri nonni [...]

5
4
21

L'allieva 1/2

13 November 2025

La slitta già preparata sovraccarica di doni, attendeva sulla pista di lancio circondata dalla neve. I folletti le giravano intorno per verificare la tenuta del carico, una corda ben stretta da una parte, un'altra sulla parte più alta dove era possibile un crollo dei regali… Babbo si era raccomandato [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Dax: Bella....attendo. Like

  • Teo Bo: La signora Natale? Non mi dire... chi l'avrebbe mai detto! Aspetto il 2, [...]

3
5
50

CENTRALE PARANOICA 7

INIZIA CON UNA SETE DI SANGUE

13 November 2025

Hi, qui è Centrale Paranoica 7, shhhhh… shhhhh… silenzio, chiedetevi perché manco da tanto tempo… Beh non mi hanno scoperto ancora, ma mi hanno fiutato. Per la verità pensano più a qualche presenza esoterica, il dottor Stella ha persino chiamato in causa il buon vecchio Dick immaginando un mondo [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

3
2
26

Speranze di vita

12 November 2025

Di speranze ce ne vogliono almeno due: una per continuare a credere nella vita e l'altra per giustificare la sopravvivenza. Sì perché le delusioni continuate rischiano di farci male, a volte radicalizzano e ci trasformano in elaboratori d'ansia, in soggetti da psicologo nel migliore dei casi o [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • Paolo Ferazzoli PRFF: I like
    tenero di intenso.
    Accorato sguardo a un passato che non può [...]

  • Dax: La speranza, quando possibile,non devevrimanere fine a sé stessa: devevessere [...]

4
3
36

Nessuno è uguale a nessuno

12 November 2025

La catena di montaggio non conosce pause è un nastro che scorre veloce, moltiplicando gesti e abitudini. Smog e street food impregnano l'aria; vetrine mutano faccia, ma non voce; porte automatiche che salutano tutte allo stesso modo. I clacson e i suoni delle rotaie scandiscono un tempo incessante, [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Dax: Azz....Like

  • Ecate: Nel treno che non conosce fermate, una donna che legge un racconto e gli piace, [...]

5
6
26

Lisy

11 November 2025

“Ehi, artista.” La voce, profonda, dolce e a lui ben nota, arrivò alle sue spalle. Lionel si girò appena, attento a non cadere dallo scoglio sul quale era seduto. Lì, in piedi dietro di lui, c'era la figura alta e fascinosa di una donna che pareva una vampira con tanto di collana con simbolo celtico [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • L. Carver: Se leggerete ancora di lei? Chissà, è un personaggio che vorrei [...]

  • Dax: Bel pezzo....Torneranno? Like

6
11
38

Il divano che non c'è

Esercizio di scrittura creativa - I 7 peccati capitali - L'accidia

11 November 2025

"Con la tivù accesa e le chiappe sprofondate tra i cuscini era una libidine stappare una birretta, affondare i polpastrelli per ravanare in un sacchetto di patatine e godersi un film appena scaricato." Sandra corrugò la fronte e interruppe il monologo di Adelina orfana di un divano appena portato [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

1
3
18

Il Principe di Sansevero (2/2): Un Viaggio nei Misteri di un uomo avido di conoscenza seconda parte.

Funzione delle meravigliose macchine anatomiche

10 November 2025

Il Marchese Raimondo di Sangro, una figura eclettica dell’Illuminismo napoletano, è noto non solo per la sua nobiltà e le sue attività politiche, ma soprattutto, per le sue straordinarie invenzioni nel campo della anatomia e dell’ingegneria. Le macchine anatomiche da lui create, esposte nella Cappella [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Paolo Ferazzoli PRFF: I like.
    bravo e grazie Gennarino.
    Mi complimento con Rubrus...
    La [...]

  • Teo Bo: Come turista ho ammirato il Cristo velato e le macchine anatomiche. Mi ha fatto [...]

9
8
71

Blues

10 November 2025

Ho fatto uscire tutti dalla sala di registrazione. Nessuno sa di questa trentesima traccia, la mia canzone migliore e non sarà incisa. Solo Zimmerman l'ascolterà, apparirà a momenti. Fa parte del patto siglato quella notte al crocevia. «Eccomi Robert, suona per me». *** NdA: l'io narrante è [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Rubrus: Sì, mi è piaciuto ma rispondo ora perchè nel frattempo [...]

  • Lawrence Dryvalley: Grazie Dax!
    Grazie Rubrus! Beh, il merito maggiore è dello sconosciuto [...]

Torna su