Ed è una ennesima storia quasi su commissione, anche e non solo da me a me stesso, che principio indolente a  raccontare, tra memoria e reale, in borderline di compilazione, da io diviso e frantumato in cocci, da rappresaglia etica ed estetica,  con ridondanze varie da condom lessicale e calici svuotati e di parole dilapidate in fretta.

 

 In descrizioni accennate e narrazioni vaghe, con scornici sbucciate da riverberi almanaccanti e impuri, inadeguati indecenti e soprattutto illogici, in un mélange  di eros e kaos, di logos e di nous, da fallo appeso al chiodo in comparsata apprendista,  perché dal tropico milleriano in poi, gran timoniere compreso, confusione per me è solo parola usata per indicare un ordine che ancora non si capisce né è obbligatorio il farlo.

 

 I simboli ci sono tutti, raggruppati in scompiglio, osceni e miscredenti nella loro apparenza  che inganna ed indica. Come se fosse il cenno di un’aletheia sboccata un po’ baldracca.

 Mancano ancora i segni.

 

 E c’è persino uno scampolo bucherellato di memoria che circonda, come un velo mistico da boutade, quasi danzando al vertice della sostanza invisibile intorno all’occhio del mio reale impreciso, questa ennesima rappresentazione di segni corpo 11, dietro o davanti o dentro o fuori la luce bianca del foglio di falsa carta che illumina, come un’aureola empia e sacrilega.

 

 Un calice di vino alle mandorle, denso giallino dolce da sorseggiare, la vecchia pipa accesa col suo fumo in rivolta che sale al ritmo scorticato del respiro, suono ampio barocco ridondante in cuffia a ritoccare gli estremi e un gotto sporco capovolto sul collo del j.d. a rammentare il tramonto sotto il tabacco in briciole.

 

 Perché ciò che mi accade in oasi, malgré moi,  da circa un decennio, è traboccante di simboli ribelli e pregni, quasi da aborto più o meno irriflessivo,  di cose umane tra gli uomini e le femmine, in argot siculo nel pronunciare, e colmo fino all’orlo ondeggiante di rammemorazione sacra e profana, da chiostro o da bordello, da roghi in piazze anonime,  di tronchi a caso affastellati come l’essere scaraventati in questo mondo assurdo e pantomimico, da decifrare e intendere perciò senza più alcuna logica, come l’esistere, come il narrare eccetera.

 

 E c’è pure chi dice che questo sia il comunicare. Il passaggio di cose ignote e note tra due corpi, coi cinque sensi ad accogliere percorsi e pungoli, ed il sesto, la mente stropicciata,  a radunare in codici, deciframenti, parafrasi o esegesi, a casaccio sempre e comunque  e come geisha indocile una bianca pagina baldracca si raffigura, entraineuse persino in metafora o fuori.

 

 Ma il ritornare in simboli e lessemi, non sempre accade.

 E nel dirsi qualcosa, anche nel gesto vuoto, inefficace al primo sguardo forse, al primo tocco forse, ciò che rimane è l’identico ricomparire del già detto, del già fatto altrove,  del già visto, nel qui e nell’ora o nel lì e nel dopo utopico e sperato, nel prima smemorato oppure ardente,  ad arruffare, a cogliere in distanza di mani e di pensieri, sminuzzato nel via vai espressivo ad libitum in ozio disarmonico del ritentare ancora un blando ricominciamento inaffidabile, al crocevia dell’incontro,  o dello scontro, nell’accennare in balbettii abboccanti un tao da condividere, magari in bianco e nero, virato seppia all’iride,  che ci assomigli nel sogno e nel reale e che ci rappresenti almeno nelle intenzioni, nei tentativi,  negli azzardi di silhouette di carne e sangue e seme a comprendere, di cui l’inferno ha i ciottoli  ben lastricati.

 

 E nello scrivere è peggio.

 

 E tutto questo è memoria, è dissennata rammemorazione in dissonanza oscena, liquefatta in crogioli di pietra lavica o pomice, a fondo o a galla, che solo il segno grafico, nel mio contesto ripetitivo e ribelle di kaos libertario,  raggruppa a caso ed incasella incauto ed accurato in un ordine che ancora non capisco e me ne fotto perché la logica all’esistere non mi è più utile né mi interessa all’essere, ovvero nello spazio che è ponte immaginario del mio io suddiviso,  poi del comprendere, del coesistere, del narrarsi e intendersi.

 

 Tu scrivi e dici luce sul mio corpo nudo e dormiente sul letto bianco  a tre lati e stropicciato a proteggermi, io dico e scrivo i gesti del tuo corpo nudo e distante dietro gli anelli intrecciati di una tendina vecchia in controluce ad esprimersi.

 

 Questo non è l’incipit: sta in mezzo.

 

Tutti i racconti

0
0
4

Gemellaggio 2/3

20 November 2025

«Abbiamo un detto, sulla Terra: “Il medico pietoso fa la piaga purulenta”. E, dato che l’idea è vostra...». Srexis esitò, poi disse «Ecco… è come mangiate, tanto per cominciare». «Come?» Ambra era decisamente sorpresa. Avevano gustato il cibo locale senza troppa difficoltà. Certo, non avevano adoperato [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

0
0
3

La bella sigaraia (2/4)

20 November 2025

Da qualche tempo quell’uomo tornava spesso. Parlava poco, ma i suoi occhi dicevano più di qualunque parola. Non sapevo se temerlo o compatirlo. Avevo sentito dire che scriveva storie strane e che viveva quasi senza soldi. Pensavo a lui, a volte, la sera, quando spegnevo la candela e restavo ad [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

2
3
17

Gemellaggio 1/3

19 November 2025

Se un uomo avesse guardato il seno di Ambra in quel modo, Max gli avrebbe mollato un cazzotto. Probabilmente lo avrebbe fatto anche se si fosse trattato di una donna. Ma Shassta non era né donna né uomo. Non era neppure un essere umano. Ciò non di meno dovette percepire l’irritazione di Max perché [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Rubrus: E' il racconto cui accennavo quando ZR parlava dell'ovivorous montanae. [...]

  • Maria Merlo: Mi piace il taglio psicologico e la focalizzazione sulle problematiche interiori. [...]

2
6
18

La bella sigaraia (1/4)

19 November 2025

L’odore del tabacco mi resta addosso così tenacemente che, per quanto usi il sapone, non riesco a liberarmene. Ma devo convivere anche con altro, oltre a quell’odore che impregna ogni cosa del luogo in cui trascorro dieci ore al giorno della mia vita. Ogni mattina, entrando nell’emporio di Anderson [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

2
6
22

L'uovo 2/2

18 November 2025

Quando si svegliò, depose l’uovo nel giaciglio e andò a lavorare. Rientrato trovò l’uovo ridotto in tanti frammenti. Osservò che non vi erano tracce di liquido né sul giaciglio né sul pavimento. C’erano però alcune piume a terra che Luca seguì fino alla finestra aperta. Fuori, nel giardino, vide [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

2
6
33

Se la vita ti dà limoni... 2/2

18 November 2025

- Federico… Federico... FEDERICO FEDERZONI, SANTIDDIO. - La voce del collega un po' seccato richiama Federico sulla terra. - Eh? - Sbatte le palpebre e si volta verso la scrivania di fianco alla sua. - Ohi, Damiano… dimmi. - - Eh, “Damiano dimmi” un fico secco. - Gli tira un post-it appallottolato. [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Rubrus: Curioso che sembri drammatica. Voglio dire, non più della vita reale: [...]

  • Smoki: Sì, infatti, per me non è drammatica - e non era nell'intento, [...]

3
6
23

L'uovo 1/2

17 November 2025

Luca pensò di stare ancora sognando. Un uovo era lì, perfetto, con un guscio bianco e lucido, appoggiato accanto a lui sul lenzuolo. Non aveva mai visto un uovo di quelle dimensioni: era alto almeno trenta centimetri. Subito si chiese come quell’uovo fosse finito nel suo letto, poi pensò a uno [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

4
6
43

Se la vita ti dà limoni... 1/2

17 November 2025

Margherita attraversa la piazzetta di corsa. Con lo zainetto che le sbatte sul fianco, entra al Plume con slancio da centometrista, facendo quasi sbattere la porta sul naso di un avventore in procinto di uscire. Gli improperi che lui bofonchia sono coperti dal rumore di accelerazione del bus da [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Maria Merlo: Molto carino, aspetto il seguito.

  • Smoki: Grazie!

    Il seguito arriva domani, speriamo mantenga le aspettative! ;)

6
8
60

In fregola

16 November 2025

Qua e là sulla facciata del condominio le luci accese per la cena. Una donna con un cane tra le auto parcheggiate. I lampioni accessi. Poche foglie sui platani. Semaforo verde e attraversiamo la strada. Davanti alla porta del monolocale i nostri corpi entrarono in fregola.

Tempo di lettura: 30 secondi

  • Walter Fest: A Simò, daje nun fà er timido esci allo scoperto, parla, dicce [...]

  • Lo Scrittore: ciak si gira... fermo immagine ..stop! buona la prima va bene così [...]

6
5
31

Emma e i libri che parlano

16 November 2025

Emma aveva imparato a non fare rumore. Non perché qualcuno glielo avesse chiesto, ma perché a volte le parole rimbalzano indietro. O peggio, cadono nel vuoto. Quando parlava, la madre la interrompeva a metà frase: – Più tardi, tesoro, adesso ho da fare. “Più tardi” voleva dire mai. Emma lo sapeva [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

5
2
31

La foto della pazzia

15 November 2025

Presi le foto, quelle che la mia ragazza mi consegnava felice ogni fine settimana… per la quarta volta di fila era lì in mezzo alle altre. Non sopportavo quell’immagine… con lui lì. Sì lo vedevo, pensava di nascondersi, ma io lo vedevo proprio sullo sfondo, di profilo. Ricominciai a guardare le [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Paolo Ferazzoli PRFF: I like .
    Quanti noi esistono?
    per meglio dire quante maschere diverse [...]

  • Dax: urka, una bella storia di malattia mentale. Povero.😭.Like

2
6
29

Pomeriggio sospeso

15 November 2025

Dovrei finire di leggere qualche libro. Lo penso mentre ne osservo la copertina, bloccata sul tavolo, come se aspettasse da ore. Sarei anche uscito a fotografare, magari in città, a rincorrere la luce tra i palazzi. Ma ho fatto tardi e quindi niente. Potrei scendere comunque, giusto qui intorno: [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • Dax: Pigrizia,il dolce far niente e,forse, la pace interiore sono tentatrici. like

  • FuoriFuoco: Concordo! 🙂

Torna su