Radiosa Speme

E mi incammino mero scalzo 
nei versi cinerei del tempo
tra le pigre piaghe dei solchi
degli eventi sordi e ostili, 
ai riarsi gemiti 
in quella ambascia 
che m'investe monsonico 
nel recinto spinato 
prominente di cespugli 
di rose assenti 
al sorriso della lucente vita 
nei miei limiti, 
al confine della mia 
intrinseca fede
volta alla radiosa speme
di quell'albore che mi veste
di lene intrepidezza
nell'oltrepassare l'acre sentito
del mio lungometraggio, 
senza fine ai minuti
del mio irresoluto 
destino ricamato 
a punto ermellino
sulla pelle di seta del cuore
similare a pioggia di stelle! 
Oh cuore mio sei dunque
foce di fiducia nell'avvenire?
Oh caro cuore mio
confidarmi flebile quanto ancor dovrò camminare 
per non morire d'emblée
da greve manrovescio, 
quando ostile vuol effigermi
sul viso mio riflesso
al propizio astro celeste 
senza nebulose che offuschi 
a rendermi buona sorte. 
Cuor mio terso e impavido 
nel cobalto respiro persuaso
da fulgida sterminata fiducia, 
sussurrarmi ancora ti prego 
quel segreto antico
che ancora e ancora 
ti lascia risorgere 
da torbide acque 
lindo e cheto senza 
fronzoli penduli d'incertezze, 
a serrarti il sorriso 
nella intima pozzanghera 
che inghiottire ti vorrebbe! 
Ragguagliami inarrestabile 
all'invocarti del giorno 
e sulle fauci della notte, 
affinché di radiosa speme
al sapor di vaniglia 
io viva chiara nell'amore 
in serbo in grembo alla vita 
che a sé mi intreccia, 
per non lasciarmi sdrucciolare via 
negli arroventati fondali 
dai spigolosi enigmi 
che inghiottirmi mi vorrebbe, 
ed io per sempre ti loderò
come un dio d'oro 
originato nel mio petto 
unicamente per rendermi
libra nell'essenza d'anima 
che designa il mio folklore.

 

©Laura Lapietra 

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