Passa un attimo, come se ti svegliassi dopo 20 anni. E chissà per quale motivo assurdo, nella tua testa è in atto un bilancio. Tuo papà. Alzheimer.

Tutto risulta essere molto veloce, la velocità sta nel ripercorrere tutti gli anni in un battibaleno. Lui a 35 che ti guarda, orgoglioso della sua bambina, le carezze, le difese dalla mamma che ti sgrida, lui è il tuo eroe.

A 45 ti riguarda, la sua bambina sta cambiando, è geloso, ti dice che è contento di averti e che non va bene stai crescendo troppo in fretta, come farà quando diventerai grande?

A 55 lo sentì cantare durante le feste Natalizie, gli è sempre piaciuto cantare, lui ama Claudio Villa, tu lo odi, ma in fondo in fondo è felice, ti guarda, sorride, strizza l’occhiolino, vuole che canti con lui… ti guardi intorno e tutta la carovanata parentale vuole che cantiate insieme. Vuoi sotterrarti, ma non puoi esimerti… stai cantando Binario, la sua canzone preferita. Nonostante sia la cosa più triste e inconcepibile per un'adolescente canti, canti e ti diverti. Conosci a memoria una canzone di 2000 anni fa, mentre canti terrai questo segreto nascosto per non farti prendere prendere per i fondelli da tutto il tuo mondo amicale. Nel frattempo papà ti abbraccia forte, percepisci di provare dei sentimenti affettivi rasenti all’amore per Claudio Villa, ma ti starai rincoglionendo? ridi, sei felice.

Passano gli anni, arriva a 65, cominciano le dimenticanze, non ci fai caso, Può succedere a 65 anni. Solo dopo poco tempo comincia ad isolarsi, ad essere silenzioso, depresso, triste. Percepisci che lui non è infelice, che non si sente bene, scopri la malattia. Non lo accetti, non è possibile, da figlia non lo accetti, almeno non subito. Cerchi di stargli vicino ma è tutto così difficile, complicato. Lui soffre, tu soffri ma la sofferenza non unisce le persone, almeno non quelle malate di Alzheimer.

Deve passare un po’ di tempo per metabolizzare questo grandissimo dolore e comprendere che la sola ed unica cosa da fare è godersi quel poco che ancora rimane, a momenti ma rimane. Proprio ieri pensavo che lui non canta più, ma lui canta tutti i giorni nei miei ricordi. Non si cancelleranno mai, sono vivi, fermi, calcificati.

Per questo ho ideato la mia personale terapia. Quando sto giù, attacco Claudione Villa e canto. Rido e piango… Anche perché quando attacca il pezzo: binario triste e solitario, realmente non so se piangere o ridere. Eppure sto bene, arrivano gli sguardi di papà. Tutto ritorna in posizione. Non fa nulla se lui non ricorda, ricordo io per entrambi.

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