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Le chiavi le aveva buttate in tasca. Nella fretta non sapeva se aveva chiuso con due mandate, con una o semplicemente non aveva chiuso, e continuava a chiederselo lungo il tragitto che sembrava un’accozzaglia disarmonica di passi, marciapiede e umidità estiva. Aveva il respiro pesante, le gambe pesanti, il cuore levitato e gli occhi annebbiati; nella testa volavano mille pensieri e l’unica immagine che proiettava davanti a sé non era un’immagine ma una fusione di luci fioche che stanche cedevano il passo alla prepotenza elettrica dei lampioni, disseminati su tutto il marciapiede. – Non è possibile che il tempo sia volato così in fretta!- continuava a ripetersi mentre una fitta alla tibia lo costringeva ad assumere un passo incerto, dolorante e incostante. Sperava fosse ancora lì ad aspettarlo. Anche questa notte. Aveva preso questa piacevole e spensierata abitudine che gli concedeva un attimo di respiro vivo, di tregua. Tregua dalla vita prestabilita, dalla vita programmata, dal giorno che si imponeva per ore ed ore e lasciava un piccolo spazio anche alla notte che si occupava di consolare, di lenire, di cullare, di ricordare.
Era arrivato alla conclusione che la vita poteva essere una delusione di aspettative; ma perché nessuno parlava di quello non programmato e non aspettato? Aveva vissuto un po’ di anni pensando solo al non accaduto, ma che fine avevano fatto quei momenti inaspettati che gli avevano regalato attimi di sorpresa, fiducia, adrenalina? Non era vita anche quella, forse? Forse era quella, invece. Non aveva intenzione di dimenticarsene e per questo aveva fissato il suo notturno appuntamento con carta, penna, ricordi e notte.
- E’ la gentilezza della notte che culla i ricordi e li alleggerisce, li rende piacevoli. La notte è comprensiva e solidale - pensava e si ripeteva, come se volesse cullarsi in quella dolcezza riscoperta che gli faceva da paziente compagna nei suoi viaggi notturni fatti di ombre, sguardi sfocati, parole reinterpretate, colori confusi che prendevano vita grazie a lui. – E’ tutta una questione di memoria e ricordi - pensava. Li aveva trasformati in inchiostro e fogli di carta.
Piccola stella, 16 April 2024
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Utente Anonimo
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Come spesso ho avuto modo di scrivere o raccontare, sono erede di una famiglia che amava l'Arte: teatro, musica, ballo. pittura. I miei genitori avevano una grande passione per l'opera lirica. Puccini li entusiasmava ed accesero anche in me la grande passione per la lirica e l'amore per Puccini. [...]
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stapelia:C'è una seconda parte? La aspetto, allora.
Patapump:può essere utile Gennarino che segni cosi parte 1di3 1di2 in [...]
“Tu quoque, quercus!” Lo pronuncio come uno scioglilingua, più volte, con un’enfasi insolita per me che raramente mi esprimo con toni solenni. Subito rifletto e smaschero il lapsus che nasconde il “tu quoque” riferito a un minuscolo esemplare di quercus che da due anni ha preso possesso di un [...]
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