Si affacciò nel vicolo polveroso, con passo timido. 
Ogni rumore inatteso gli procurava un tuffo al cuore. 
Gli occhi verdi guizzavano in ogni angolo, come se volessero memorizzare tutti i particolari di quella nuova vita in un solo momento. 
Il Rosso sbucò all’improvviso da dietro l’unica vettura parcheggiata lungo il marciapiede. Non fece nulla, rimase semplicemente immobile a osservarlo. Sembrava più sorpreso che incuriosito.
L’altro, invece, atterrò rumorosamente sul selciato passando tra le sbarre arrugginite di una vecchia cancellata. L’aria spavalda, l’incedere possente.
Così quasi non si accorse del Guercio che si era materializzato nel bel mezzo della strada, proprio a pochi passi da lui. 
Nessuno dei tre emise un fiato. Era circondato, lo sapeva. E loro sapevano che aveva paura. Ne avrebbero fiutato l’odore nell’aria calda di quel pomeriggio di fine luglio.
Per un singolo, vergognoso istante aveva pensato di scappare. Poi la sua mente aveva cominciato a ragionare velocemente. 
L’istinto di felino un tempo sopito era tornato prepotentemente a galla. Il suo corpo era teso come una molla, pronto a scattare. 
Randagio. Quella era la sua nuova condizione di vita a cui avrebbe dovuto abituarsi in fretta. Niente più carezze, cuscini o coccole. Per sopravvivere avrebbe dovuto combattere.    
Artigliò la terra. Strinse gli occhi. Piegò all’indietro le orecchie.
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