Albert era un tipo tranquillo che stava al posto suo. Gli piaceva rimanere in casa a leggere i fumetti di Tex Willer e Mister No. Alle volte vedere la partita in televisione o qualche incontro di pugilato. Raramente usciva perché il suo difetto lo aveva parecchio inibito. Lo faceva solo per andare a lavoro e un paio di volte la settimana al supermercato. Aveva smesso anche di andare a messa la domenica mattina, dopo che il fedele con cui aveva avuto una discussione era stato ucciso. Questi, una volta, durante una funzione lo aveva zittito sostenendo che pregasse a voce troppo alta. Si era vergognato parecchio perché subito dopo gli furono rivolti sguardi severi anche dagli altri. All’uscita della chiesa poi quell’uomo  aveva avuto anche l’impertinenza di riprenderlo nuovamente in pubblico. Stavolta vide che le persone lo guardavano male e poi parlavano tra di loro. Quando il fedele fu trovato impiccato alle corde delle campane della chiesa, lui decise di non frequentare più. Non gli piaceva il chiacchiericcio. Era fatta così la vita e andava presa con quello che dava e a volte toglieva.
In quanto a donne poi. A ventisei anni era ancora vergine. Ma non gli pesava, poteva vivere tranquillamente anche senza di loro. Erano tutte delle montate che lo prendevano in giro per via della gamba. Lui preferiva non frequentarle. Era ok anche così. A volte al ritorno dalla spesa, si fermava dal giornalaio e comprava un paio di riviste scandalistiche. Di quelle con le attrici o cantanti paparazzate in pose sexy. Non osava comprare quelle per adulti, si vergognava troppo. Si faceva bastare le riviste di gossip. Quando sentiva il bisogno dava un’occhiata, si toccava un po e la storia finiva lì. Che bisogno c’era di avere delle donne in casa? Che a pensarci quelle si mettono in testa di decidere per te. Lo sapeva bene lui. Come ad esempio quando era andato in un grande magazzino con una sua compagna di scuola. Lei voleva a tutti costi fargli comprare un costume da bagno che a lui non serviva. Gliel’aveva detto in tutti modi ma quella testarda continuava a volerlo comandare. Allora lui aveva perso la pazienza e l’aveva piantata in asso nel negozio. Forse usando anche parole poco eleganti. Il destino volle che la ragazza fu trovata assassinata una decina di giorni dopo, strangolata probabilmente dal laccio di un costume da bagno. O almeno così sembrava. Lui ci rimase malissimo perché non aveva avuto il tempo di parlare con lei. Magari avrebbe potuto anche scusarsi per essere stato troppo duro.  Non c’era niente da fare. Le cose in quel periodo giravano male. 

Da un po' di tempo aveva smesso anche di andare a trovare la madre, dopo che il suo giardiniere fu trovato asfissiato con una pompa per l’irrigazione. Lo conosceva bene quell’uomo. Era una brava persona. Anche se prendeva troppo sul serio il suo lavoro.
Come quella volta che Albert aveva parcheggiato nel vialetto di casa della madre ed il giardiniere aveva insistito perché spostasse l’auto. Albert lo aveva gentilmente rassicurato che si sarebbe trattato di poco, un’ora al massimo, perché doveva andare al lavoro e voleva stare un po' tranquillo con la sua vecchia. Ma quello non aveva voluto sentire ragioni. Stette tutto il tempo a disturbarlo dicendo che doveva annaffiare le piante. Finché Albert era andato su tutte le furie, salutò la madre prima del tempo ed uscì per spostare la macchina indirizzando al giardiniere delle parole di fuoco.  Anche di quel gesto si pentì quando seppe della morte dell’uomo, perché capiva che era un bravo lavoratore e voleva solo svolgere al meglio i suoi doveri. Era così che andava il mondo, doveva farsene una ragione. 
C’era una cosa che Albert amava più di tutte. Nuotare. Purtroppo lo faceva molto di rado perché c’era sempre un sacco di gente in piscina. E a lui non piaceva incontrare qualcuno, specie quando doveva togliersi i pantaloni e mostrare il suo arto offeso. Allora sceglieva le ultime ore prima della chiusura, quando non c’era quasi nessuno. Giusto qualche anziano. Che però non faceva caso a lui. Da qualche  di tempo aveva rinunciato anche alle nuotate, in quanto c’era stato un piccolo incidente con il bagnino. Quando Albert stava entrando in vasca, quel pallone gonfiato gli si era parato davanti dicendo che sarebbe dovuto prima passare per le docce. Albert protestò timidamente dicendo che aveva freddo e che in acqua in quel momento non ci fosse anima viva. Ma il bagnino gli rispose che erano le regole e se lui aveva intenzione di nuotare le avrebbe dovute rispettare. Ad Albert sembrò anche che fece qualche battuta allusiva riguardo l’odore di pesce che emanava. Ma non ricordò bene. Ricordava però che si era sentito umiliato perché le altre persone presenti avevano riso. Non indovinerete mai. Nel giro di pochi giorni quell'uomo fu trovato annegato in piscina. Albert non riusciva proprio a spiegarsi come era possibile che un bagnino con tanta esperienza potesse morire annegato. Ma la vita era così, non si poteva mai dire.  Tu sei sicuro di qualcosa e invece ti sbagli. 

- Prova un momento a resettare tutto Al – Gli disse d’un tratto l’avvocato facendolo tornare alla realtà. - Prima di ricominciare ti vado a prendere qualcosa di fresco da bere così ti lascio tranquillo qualche minuto – E uscendo urtò la scrivania facendo svolazzare un foglio che dall’incartamento cadde a terra. Albert ancora avvolto nei sui pensieri, si alzò per rimettere distrattamente quel foglio nella cartelletta. Involontariamente lesse quel che c’era scritto.:

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