Credo che la coscienza umana sia un tragico passo falso dell’evoluzione. Ammettiamolo, siamo troppo consapevoli di noi stessi, troppo distanti dalle leggi della natura. Per le leggi della natura, siamo creature che non dovrebbero esistere, siamo un accidente nel corso dell’evoluzione. Un accidente che ha creato un aspetto della natura separato da se stessa.

   Molti pensano, invece, che l’incremento delle esperienze sensoriali dell’uomo sia stato programmato per darci l’assicurazione che ognuno di noi è importante, quando invece siamo tutti insignificanti e, in verità, abbiamo ricevuto un trattamento iniquo rispetto alle altre specie. Mi guardo intorno e vedo una propensione all’obesità, alla povertà e a credere alle favole. Ecco quello che vedo.   

   Come vorrei, anch’io, poter contemplare le cose come un adulto nato oggi, senza aver imparato – sin dalla nascita – ad attribuire un significato a tutte le cose: il senso che mi è stato raccontato e, forse inconsapevolmente, imposto. Capire tutto per la prima volta, dare alle cose il senso che fiorisce direttamente dalla realtà che ho davanti agli occhi, quella che io intuisco e che mi grandina dentro immagini originarie, istintive, e non quella rivelatomi dalla sedimentazione delle esperienze umane nel corso del tempo, dalle costruzioni artificiose, sempre più astratte, sempre più assolute, quelle che hanno pietrificato l’essenza dell’uomo e dei suoi pensieri.

   In quel nebbioso mattino, anch’io ho camminato nel deserto del reale, senza essere aggrappato a nulla, ho avuto l’esperienza del vuoto, dello spazio senza oggetti e senza dottrine, ho avuto la coscienza di me, mi sentivo privo del desiderio di essere felice, privo del dolore per i giorni che passano, dimentico delle banali verità della vita quotidiana, che è sempre da scoprire ma che non scopriremo mai. Ecco: solo un po’ di sole, un po’ di brezza, alcuni alberi sullo sfondo azzurro del mare … nient’altro, nient’altro … Sì, nient’altro.

   Nel frattempo, i rumori erano cresciuti, la nebbia si era dissolta e tutto era ripreso con la ritualità di ogni giorno.

   Mi guardo intorno: le vetrine traboccano di colori, le strade si popolano di compratori, l’aria si satura del fetore del traffico e gli uomini – pigri di pensieri - continuano ad accettare tutte le illusioni che compongono la loro falsa umanità.

   Mentre il gatto continua a dormire tranquillo, entro esitante in questa scena viva, sulla quale passano svariati attori che recitano svariati drammi, ognuno pronto a interpretare il suo copione. Tutti sanno, però, che un giorno tutto questo finirà.

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