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C'era una volta un fiore, che era nato in un campo pieno di bella erba verde e profumata. Quando aveva aperto i suoi petali aveva respirato questo profumo e, man mano che cresceva, si faceva sempre più bello perché aveva imparato ad apprezzare il dolce profumo della LIBERTÀ.
Aveva cominciato a far progetti che avrebbe voluto realizzare nella sua vita. La speranza di un mondo migliore, di un cielo sempre più azzurro, di un prato sempre più verde, era compagna dei suoi giorni. Veniva visitato dalle api che ne disperdevano il polline e dagli uccellini che si lasciavano carezzare dal velluto dei suoi petali.
Sembrava vivere e crescere in un eden terrestre, dove l'unica occupazione era sognare come i poeti nel mondo. Ma un giorno il campo cominciò a essere infestato dalla gramigna, pianta malefica che cominciò a soffocare tutto ciò di buono era lì presente e, a poco a poco, l'area si trasformó in una giungla dove erbe infestanti avevano fatto morire le piante più belle, avevano preso possesso della terra e si propendevano verso il cielo.
Il povero fiore comició a sentirsi debole e infelice. E rimase muto a osservare la malvagità di chi aveva usato la prepotenza per impossessarsi della LIBERTÀ altrui. Sognava ora che potesse realizzarsi una RINASCITA. Ma quando? Ma come? Non avrebbe potuto rispondere. Intanto tutto sembrava perduto. Sembrava che qualche strega malefica avesse fatto un sortilegio e avesse oscurato là, dove un giorno regnava la luce.
Avvenne che un uomo passó da quelle parti e si accorse di tanta desolazione. Era un poeta e sapeva comunicare solo con i versi e le rime. Si impietosì di quella situazione e di quel fiore, che sembrava appassire sempre più. Guardó i suoi petali belli, sensuali e vellutati e si innammoró perdutamente. Andó via, sapendo già quello che avrebbe dovuto fare. Ritornó con i suoi fidati giardinieri che cominciarono a liberare il campo dalle erbe infestanti, dalle erbacce, da roveti spinosi.
In poco tempo riuscirono a liberare quella terra e a ridare l'antico splendore al campo. Il fiore comició a riprendere colore e a effondere il suo profumo, tanto che l'uomo rimase a osservarlo e a deliziarsi della sua fragranza, felice di aver trovato la felicità. E si trasformó in un ulivo saraceno proprio accanto a quel fiore, che rimase in eterno fresco e profumato, capanula gialla che ristora ogni prato. Vissero in eterno felici e contenti e si fecero compagnia vigilando il prato, luogo del loro amore sempre vivo.
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