Gatto lo stava guardando indisponente come al solito: -E ora come farai?- gli chiese. 
-A fare cosa?-
-I tuoi bisogni. Non potrai uscire. Ti ritroverai a fare pipì per terra e Marta sarà costretta a metterti il pannolone-

Poi scoppiò a ridere: -Oh sarà uno spasso, il pannolone.-

Cane era davvero preoccupato per questa faccenda, ma non avrebbe mai dato a quel menteGatto la soddisfazione di farsi vedere in imbarazzo. 
-Beh, c'è sempre la tua lettiera...-

Gatto smise di ridere e gli rivolse un'occhiata di fuoco mentre faceva prender aria agli artigli. 
-Non oserai pezzo di...-, venne interrotto da Marta. 
-Gatto, smettila di soffiare a quel poveretto. Vieni qui Cane, vieni-, Marta accompagnò l'invito a dei lievi colpetti sul divano, accanto a lei. Cane vi si precipitò leccandole la mano protesa.

Marta non era andata al lavoro oggi. Era da un po' che non ci andava in verità; stava sul divano. Leggeva, guardava la TV; preparava dolci o faceva le pulizie. Una volta si era persino messa a fare ginnastica sul tappeto.

Cane non sapeva cosa stesse succedendo, ma una cosa era certa: Marta non usciva più. Non che la cosa gli dispiacesse, anzi, poteva averla così tutta per sé. Però vedeva spesso, sul volto della sua padrona, una nota di preoccupazione che le solcava la fronte; avvertiva l'odore della paura sotto lo strato di calma che cercava di imporsi.

Anche lui usciva sempre meno, e sempre per meno tempo. Non capiva se stesse male lei o il resto del mondo. Di una cosa però era sicuro, Marta aveva bisogno di non sentirsi sola, così Cane fece un cenno a Gatto.
-Hey, imbecille, mettiti sulle sue gambe e fa' il gatto normale per una volta-
-Che ti prende? Sta male?-
-Non lo so, ma so che dobbiamo starle vicino-

Gatto salì sulle ginocchia di Marta con un miagolio e si acciambellò; si concesse persino il lusso di un paio di fusa.
-E quanto dovrebbe durare 'sta storia?-
-Per il tempo che ci vorrà, e noi saremo con lei, perché lei per noi c'è sempre stata-

Gatto si rannicchiò ancora di più sulle cosce di Marta. 
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