In occasione del centenario dell'entrata in guerra dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale: il 23 maggio 1915 l'italia dichiara guerra alla Austria e il 24 maggio 1915 il primo fuoco contro il nemico.

 

“Addio mia bella addio

L’armata se ne va

E se non partissi anch’io

Sarebbe una viltà.”

Così cantavano migliaia di giovani, spavaldi e sorridenti, affacciati ai finestrini dei treni che li portavano al fronte.

Era una viltà non partire, restare a casa, mentre altri andavano inseguendo ideali e utopie in nome dell’onore.

Era ancora il tempo in cui si parlava di onore, di orgoglio, un retaggio che veniva da lontano, ma limitato ai soli aristocratici, all’alta borghesia che si pavoneggiava crogiolandosi in parole più grandi di loro. Chi poteva parlare di onore se non i ricchi e la gente di malaffare?

Quest’ultimi, i cosiddetti “uomini d’onore”, erano i parassiti che, non dovendo spaccarsi la schiena per sopravvivere, pensavano bene di circondarsi di un alone di idealismo dovuto più alla noia e alla prevaricazione, che ad un effettivo pensiero.

Il contadino, l’umile, l’oppresso che veniva sfruttato in nome di una superiorità di ceto sociale, di quale onore poteva parlare, quale onore poteva sfoggiare chi si alzava al sorgere del sole e si ritirava al tramonto?

Loro erano uomini altrettanto fieri, orgogliosi anche nella loro miseria e potevano disporre solo della dignità dell’uomo, che è cosa ben diversa dall’onore. Quanti di quelli che si nascondevano dietro le grandi parole, avevano un briciolo di dignità?

Si prostituivano con il potente di turno, accettavano tutto pur di restare nel cerchio magico degli eletti. I figli degli umili, gli ignoranti, i poveri, chi aveva solo la dignità di essere un uomo integro, onesto e leale, non si tirava certo indietro, erano loro quelli che veramente credevano negli ideali e partivano cantando.  

Insieme a loro c’erano anche gli idealisti, gli intellettuali, i sognatori, che vivevano in una specie di terra di mezzo: non erano contadini, non erano nemmeno ricchi, la loro vita si realizzava in una sfilza di pensieri messi insieme sul filo di strani ideali, semplici utopie, dove il mondo doveva essere, ai loro occhi,  un posto irreale, una terra fra le nuvole, dove si nutriva solo il cervello e le idee che conteneva, mentre le altre  attività quotidiane erano solo un fastidio da allontanare con sdegno dalla loro persona.

 In queste occasioni il popolo era coinvolto, ad arte, in qualcosa che la vita quotidiana non poteva mai offrire. Sentirsi parte di un progetto in cui si parlava di onore, di amor di patria, di difesa dall’invasore, faceva sentire i giovani quasi alla pari di quelli che tutti i giorni li sfruttavano e li tenevano nella miseria e nell’analfabetismo.

Era per loro, i governanti, i capi, i padroni, che andavano a morire cantando, andavano incontro al destino senza nemmeno la speranza di poter cambiare qualcosa. Poco importava al contadino chi era il padrone, o il re che disponeva delle loro vite. Miserevoli erano le condizioni di vita prima della famosa unità d’Italia e miserevoli erano rimaste, più di cinquant’anni dopo.

Avevano combattuto contro il re Borbone e avevano avuto in cambio un re piemontese, che non aveva cambiato il loro stato, anzi se possibile, la loro vita era peggiorata. Ora venivano chiamati alle armi contro un nemico esterno, un presunto invasore, in nome dell’onor di patria, ed era tutto quello che dovevano sapere.

Da sempre, da quando sono nati i re e le monarchie, chi è stato al potere ha fatto in modo che il popolo restasse all’oscuro delle decisioni prese in alto loco. Per poterlo manovrare, il popolo non deve capire, deve essere guidato come un gregge, una mandria, il potere di chi comanda è proporzionato alla non conoscenza di chi obbedisce.

…Se non partissi anch’io sarebbe una viltà”: il potere delle parole si esprime anche attraverso una semplice canzone, quale giovane se la sentirebbe di non obbedire al richiamo dell’onore e dell’orgoglio di essere cittadino italiano?

“…Una viltà” era quella di mandarli a morire con la testa piena di parole troppo grandi per loro.

Partivano felici si essere utili alla Patria, affidati a vecchi impomatati generali che di tattiche belliche sapevano quello che avevano letto sui libri, e per alcuni quello che avevano appreso in accademia in gioventù. Chi comandava era reduce da un periodo storico di benessere, di movimenti culturali e mutamenti epocali che erano raggruppati in una parola, “Belle Epoque”. Che esperienza militare e bellica potevano avere quei signori, quegli uomini d’onore ai quali erano affidati i giovani soldati?

E non si poteva certo mettere in discussione la rispettabilità, l’onore e la capacità di chi era al comando degli eserciti.

Sono andati al macello milioni di giovani vite.  Le poche volte che il soldato si rendeva conto della scarsa affidabilità dei suoi capi e osava chiedere spiegazioni, veniva fucilato sul posto. La motivazione era che bisognava dare l’esempio agli altri, o forse era meglio dire per non far capire agli altri la verità sulle strategie obsolete e inefficaci messe in atto.

L’onore è un privilegio di gran rilievo e guai a metterlo in discussione: chi osava replicare rischiava un duello, se era di pari grado, altrimenti c’era la fucilazione.

Partivano i giovani figli, cantavano, chi per incoscienza, chi per nascondere il panico, l’ansia, la paura della morte che si portavano dietro nelle scarpe di cartone e nelle gamelle di alluminio.

Per il benessere di pochi, la morte di molti, la guerra in sé non conclude molto, serve solo alle Nazioni per giustificare le brame di governanti spocchiosi che mirano ad allargare il loro potere su nuovi territori. Una tremenda equazione che si coniuga con i termini di: più terre conquistate, più gente assoggettata, più tasse da far pagare, più benessere personale, più prestigio.

Il misero che va alla guerra parte e, se riesce a tornare, si ritrova più misero di prima: i campi abbandonati, le città distrutte e l’illusione di aver contribuito al benessere della nazione.

Non ci sono né vincitori né vinti alla fine delle guerre, tutti perdono qualcosa.

Ai generali e ai governanti, questo non importa, basta che l’onore sia salvo.    

Tutti i racconti

0
0
4

Senza Titolo

Yongyohshi (Poesia Giapponese)

25 May 2025

Il calore sotto la neve nelle tue braccia, accende il fuoco d'amore nel gelo sotto i pini bianchi. Laura Lapietra ©

Tempo di lettura: 30 secondi

0
0
5

Che bello essere mamma

25 May 2025

Sono seduta nella sala d‘attesa del pediatra. Nella nostra stanza ci sono mamme che aspettano con i loro figli che arrivi il loro turno. Nella stanza attigua altre mamme, più giovani, aspettano con i neonati. Alcuni frignano, altri dormono beati. Le ho guardate una per una e sono rimasta affascinata [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

5
6
25

Rotte

Da una leggenda marinara

24 May 2025

Alla fine, quello tra l'uomo e il vecchio marinaio era diventato un appuntamento. L'uomo lo incontrava al termine della passeggiata sul lungomare, che percorreva sempre da est verso ovest, al tramonto. Il marinaio sedeva su una bitta, volto per metà verso il mare e per metà verso il relitto di [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Ondine: Potrei soffermi su molti punti che mi sono entrati dentro, ma lascio entrare [...]

  • Rubrus: To all. Grazie. Nella versione originale il protagonista era un capitano e [...]

3
5
22

Le vecchie estati

24 May 2025

La luce che attraversava i vetri del bar, creava uno strano effetto ottico; c’erano due uomini con i pantaloni bianchi e due donne con lo stesso barboncino nero, ma dopo il quinto prosecco, Laura non era più sicura. - Mi ascolti? - Ma certo Alice è magnifico. Stavo guardando i pescherecci che [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Rubrus: Curiosamente, oggi due racconti di ambiente marinaro. In questo , si osservano [...]

  • Ondine: Rubrus: ho pensato la stessa cosa. Le nostre malincone marine...
    Mina: [...]

7
9
31

A voi studio

23 May 2025

“… e adesso siamo arrivati al servizio di punta, abbiamo il nostro inviato dalla piazza cittadina. Siamo in attesa dell'evento dell'anno, vedo un sacco di gente già presente e altra che arriva. Louis, tu sei già lì dall'inizio, com'è la situazione?” (silenzio) “Ecco, forse c'è qualche problema [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Paolo Ferazzoli PRFF: I like.
    Ahahahah.
    Bravo, bravo!
    bravo davvero e non superficiale....
    ci [...]

  • Riccardo: mi sè sembrato quel povero giornalista, che era inviato anni fa, sotto [...]

2
3
18

Nessuna Uscita

23 May 2025

Era una tranquilla sera di sabato. L’aria era tiepida, e le luci giallastre dei lampioni disegnavano ombre lunghe e tremolanti sull’asfalto del parcheggio. Giulia e Martina erano appena uscite da un piccolo bar di periferia, ridendo e commentando la serata passata con gli amici. «Aspetta...» mormorò [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Ondine: Sì, gli specchi inquietano e restituisco quello che preferiremmo non [...]

  • Dax: inquietante....Letto d'un fiato.😎

4
4
25

L'attesa

22 May 2025

Era così freddo nel lungo corridoio deserto. Quando l’avevano chiamata, Lucia non aveva avuto il tempo di dirlo a nessuno e adesso preferiva aspettare la fine dell’operazione. Era inutile allarmare parenti e amici … Era stato così improvviso, così inaspettato. La giornata era iniziata come al solito: [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Mina Morense: Ciao Ceci Vale! È la prima volta che ho il piacere di leggere un tuo [...]

  • Ceci Vale: grazie dei complimenti. Purtroppo questo racconto ha molto di autobiografico, [...]

5
5
31

La zattera della Medusa

22 May 2025

Nel giugno del 1816, la fregata francese Méduse, già gioiello della marina napoleonica, partì insieme con altre tre navi alla volta del Senegal. Il comandante, Hugues Duroy de Chaumareys era stato nominato capitano della fregata nonostante la scarsissima esperienza di navigazione: in tempo di Restaurazione [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

5
10
34

Il regalo

Dax
21 May 2025

Henry batté le palpebre e ammirò il revolver calibro 45 , una Colt Peacemaker. La canna cromata contrastava con la tovaglia a quadrettoni rossi e il tavolo da cucina in legno. Si passò più volte le mani sui jeans neri, i polpastrelli ruvidi grattavano la stoffa dei pantaloni. Il sudore lasciò una [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Dulcamara: C'e tutto quello che deve esserci in un racconto da due minuti. Bravo!

  • Miri Miri: è bellissimo. ci hai portati per mano da una parte e poi - boom - hai [...]

7
8
31

Bellezza

Vas
21 May 2025

Resistere per cinque giorni in maniera impeccabile e poi al primo incontro con la realtà cedere inevitabilmente. Eppure i pensieri e le sensazioni non erano diverse dal solito, il livello di difficoltà mi pare fosse lo stesso. Resistere poi è quello che mi sono sentito di fare , poi da cosa e [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

4
5
23

Da le Metamorfosi di Ovidio vi racconto La Storia di Piramo e Tisbe.

Storia d'Amore copiata da Shakespeare per il suo Romeo e Giulietta

20 May 2025

Nel cuore delle antiche leggende, tra i versi poetici di Ovidio, si snoda la commovente storia di Piramo e Tisbe, una favola che ha ispirato nei secoli anche il grande Shakespeare per il suo capolavoro "Romeo e Giulietta". Ma chi sono questi due amanti destinati a un tragico destino? E perché la [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Teo Bo: Grazie Gennarino. Una bella lezione che ho davvero gradito.

  • Adribel: Non conoscevo questa storia, grazie Gennarino.

5
7
22

Russa e patè

20 May 2025

La nonna per il suo compleanno aveva preparato le rosette alla marmellata e le mandorle tostate. Aveva pregato lo zio Fé di tornare a casa con qualche bottiglia di gassosa, una cedrata che a lei piaceva tanto e della spuma nera che piaceva a tutti. Ma lo zio Fé, che poi di nome faceva Ferdinando, [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Ecate: Un pezzo da teatro :-) mi ha messo pure appetito!

  • Adribel: Piacevole lettura, scorrevole e con in bel ritmo

Torna su