L’agente, dal canto suo, non l’aveva neanche notata, era troppo preso dalla procacità di un’ infermiera che gli aveva chiesto l’ora. La donna consapevole del suo fascino e fiera dei suoi attributi, schiettamente gli proponeva di appartarsi. L’uomo per un momento esitò e si riaffacciò nella stanza: la piantonata era sempre lì immobile nel suo letto, pensava alla proposta, ci sarebbe voluto un attimo, senza tentennare, furtivamente tolse la chiave dalla serratura interna, fece due mandate dall’esterno e seguì l’infermiera eccitato più che mai. Quell’ospedale era grandissimo, Radiosa continuava a camminare alla ricerca di una freccia che le indicasse l’uscita. Da una stanza usciva un gruppetto di clowns, vi si accodò per non destare sospetti. Intanto vide in lontananza la freccia exit, si staccò dalla compagnia e si incamminò verso l’esterno. Di li a poco si ritrovò in una strada super trafficata. Un caos totale: automobilisti impazziti, pedoni indisciplinati, clacson spiegati, il tutto in antitesi con la quiete dell’ospedale. Tutti la guardavano per il suo abbigliamento, doveva assolutamente disfarsi di quei vestiti, essere notata era l’ultima cosa che avrebbe voluto. Scese in un sottopasso, si fermò e aspettò che gli altri la superassero, smise gli abiti del clown, con le mani appiattì i capelli elettrizzati e risalì dal lato opposto. Doveva assolutamente allontanarsi da quella zona prima che cominciassero a cercarla. Si avvicinò ad un’edicola e sbirciò i titoli dei giornali: “Assassinio di Maggie: le indagini proseguono sul movente dell’assassina”; “7 i colpi inflitti alla povera Maggie”; “Deen il marito di Maggie affranto dal dolore dichiara: Era la mia ragione di vita”; “L’assassina piantonata in una località segreta. Non se ne conoscono ancora le generalità”. Avrebbe voluto acquistarne uno ma tremava troppo, avrebbe destato qualche sospetto. Si sentiva molto debole, doveva mangiare qualcosa. Le strade che percorreva pur non essendo quelle della sua città le erano note anche se ad ogni angolo che svoltava si ritrovava in un'altra strada appartenente ad un'altra città. Si inoltrò in un centro commerciale super affollato, si prese una pizza d’asporto e se la mangiò su di una panchina davanti una ludoteca che intratteneva i bambini mentre le loro mamme facevano shopping. Subito dopo la pizza si addentrò in un salone di bellezza. Tutte parlavano dell’omicidio di Maggie, ognuna aggiungeva un particolare sulla posizione del cadavere esasperando la realtà. Ascoltava in silenzio. Chi diceva che l’assassina era l’amante del marito, chi invece che fosse un killer assoldato dal marito che voleva l’eredità della moglie, qualcun’altra parlò di un bambino morto, tutte quelle congetture non l’aiutarono assolutamente a far luce sulla vicenda, anzi. Dopo circa due ore poté dare il benvenuto al suo nuovo look. All’uscita, specchiandosi in una vetrina, quasi non si riconobbe, un taglio netto ai suoi lunghi capelli biondi. Un carré corto riccio con frangia castano scuro con riflessi mogano. Per la prima volta era soddisfatta della sua capigliatura. Il conto l’aveva pagato col bancomat che fortunatamente non risultava ancora bloccato. Approfittando della disponibilità economica sulla scia del cambiamento radicale del suo aspetto, acquistò un tailleur blu petrolio con gonna a vita alta, una camicia bianca in pizzo, un paio di scarpe con tacco comodo, una ventiquattrore che le sarebbe tornata utile per i suoi piani, un jeans blu scuro, una felpa con cappuccio rossa ed un comodo paio di scarpe sportive. Intanto si era fatta sera ed era terribilmente stanca. Passò la notte in un albergo da quattro soldi frequentato da prostitute presso la stazione centrale, scelto oculatamente. L’indomani si mise sulle tracce di Deen, scoprì che era un ex marines e che al momento lavorava presso una base Nato. Lo osservava a distanza: non sembrava affatto disperato per la perdita della moglie. Tra le tante voci ascoltate dal parrucchiere ricordava l’accenno ad un bambino morto, ne risentì parlare anche quella mattina mentre consumava la colazione in un bar del centro. Doveva assolutamente approfondire le sue indagini ritornando sul luogo del delitto. Non sarebbe stato semplice ma doveva provarci. Rintanatasi in quella squallida camera d’albergo mise un po’ in ordine le sue idee. Il tempo di una doccia e poi di nuovo in strada. Il portiere quasi non la riconobbe, indossava elegantemente il tailleur, quella tinta le donava tantissimo. Sembrava una donna in carriera. Prese un taxi e si fece lasciare a due isolati dal civico 21. Arrivata nell’androne del palazzo, le andò incontro il custode, lo salutò affabilmente e gli mostrò una falsa documentazione da cui si evinceva che l’autorità giudiziaria aveva disposto momentaneamente la rimozione dei sigilli dall’appartamento dicendogli che doveva effettuare nuovamente un sopralluogo. L’uomo imbambolato la fece procedere. Wow, ce l’aveva fatta in barba all’art. 349 del codice penale. Chiese al custode di non far salire nessuno, citò una serie di leggi ed articoli inventati di sana pianta per intimorirlo. Una volta dentro un brivido l’attraversò dalla testa ai piedi, in un attimo rivide Maggie in una pozza di sangue e lei che urlava col pugnale in mano. Non doveva farsi prendere assolutamente dal terrore, doveva recuperare quante più informazioni possibili che potessero scagionarla. Per muoversi comodamente si tolse i tacchi ed iniziò a frugare dappertutto. Mise a soqquadro l’appartamento, tirò fuori tutti i cassetti del comò, dei comodini, spalancò la cabina armadio e rovistò ovunque. Più non trovava niente e più si agitava, aveva paura che qualcuno la sorprendesse. Iniziò a sudare freddo, in preda al panico cominciò a tremare ancora una volta. Si sedette per un attimo sulla sponda del letto, abbassò la testa, la prese tra le mani, iniziò a respirare profondamente e cominciò a calmarsi. Alzò la testa e si vide riflessa sullo schermo della televisione spenta. L’apparecchio poggiava su di un mobiletto di legno a due ante di vetro ed un ripiano sul quale erano riposte delle cartelline etichettate: “Documenti banca”, “Cure Termali”, “Ricovero, parto e verità”. Incuriosita da “Ricovero, parto e verità” la prese ed iniziò a sfogliarne il contenuto. Scoprì che 5 anni prima Maggie aveva partorito un maschietto che era sparito subito dopo la nascita, alcuni ritagli di giornali parlavano di questa scomparsa misteriosa, altri riportavano dichiarazioni di Deen attestanti la morte del figlio, altri ancora parlavano del suo ricovero per ben 41 mesi in una clinica psichiatrica perché dichiarata instabile mentalmente. Tra i documenti dell’ospedale nessun certificato di morte o di dimissioni del nascituro, tra i ritagli di giornale vide una busta gialla con scritto “verità”. Conteneva una lettera, respirò profondamente per vincere quello stato d’ansia che l’affliggeva ed incominciò a leggerla.

 

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